Lavoro nel 2021: le prospettive
Lavoro nel 2021: tra sfide e compromessi
Un anno che si potrebbe definire “delle sfide e delle sperimentazioni”. Un anno nel quale sarà cruciale mettersi alla prova, ma non solo per i dipendenti. Le aziende, i loro capi e le guide HR dovranno svolgere un lavoro minuzioso nel quale bilanciare giusta produttività ed equilibrio personale. L’obiettivo comune a tutti, si apprende dal report, è creare un nuovo modo di lavorare che sia davvero smart, riuscendo a coniugare il binomio productive&human.
Lavoro nel 2021: tra sfide e numeri
“Più del 20% della forza lavoro potrebbe lavorare da tre a cinque giorni alla settimana da remoto in maniera efficiente. Tuttavia c’è un limite sopra il quale si comincia a perdere in produttività, a seconda del tipo di attività e dai mezzi tecnologici a disposizione delle persone”.
Lavoro nel 2021: l’ufficio come “luogo di incontro”
I fattori da prendere in considerazioni sono diversi: innanzitutto non tutti i lavori possono essere svolti da remoto e non tutti hanno le stesse possibilità di accesso alla rete. La sfida quindi potrebbero vertere su due focus: ridisegnare i lavori anche più tradizionali in modo che possano essere fatti in parte da remoto, e ridisegnare gli spazi di lavoro, ossia gli uffici, come “luoghi di collaborazione, incontro e brainstorming“. Magari non più in città, ma in periferia, non più fissi, ma mobili, capaci di generare il massimo della creatività e produttività.
Lavoro nel 2021: il fattore dello “stare bene”
Ma più di ora è importante rivalutare non solo il concetto di produttività, bensì di “stare bene” all’interno di un contesto lavorativo. L’azienda dovrà essere concepita come “comunità di persone” e non solo come luogo di profitto. Secondo il report è importante compiere un’analisi a tutto tondo:
“vanno analizzate le richieste e osservati i comportamenti dei dipendenti, compreso cosa li fa stare male e cosa invece fanno senza problemi e poi progettare i lavori su misura, come un abito di sartoria”. Le aziende che metteranno in atto ciò riscontreranno anche miglioramenti nel business.
Lavoro nel 2021: l’importanza della leadership
Dal report si apprende che secondo l’Harvard Business Review: “Il 2021 sarà l’anno della compassionate leadership, una leadership che si fonda su compassione e saggezza“. Una compassione che, in campo professionale, significa avere intenzioni positive e una reale preoccupazione per gli altri. Fondamentale è l’empatia tra le persone, ciò che collega un individuo con l’altro, creando un rapporto genuino basato su fiducia, lealtà e ascolto continuo.
Lavoro nel 2021: i team
Durante i mesi di blocchi e restrizioni, “fare gruppo” ha comportato sicuramente un aiuto in più. In team infatti si impara più velocemente, si fa innovazione, si crea, si distrugge, si progetta e soprattutto ci si motiva a vicenda. La sfida per il 2021, secondo lo Human Capital Trend di Deloitte, riportato dal report del report del Sole 24 ore, è quindi quella di “costruire superteam” che affianchino le persone alla tecnologia. Tecnologia dall’ausilio prezioso:
“L’intelligenza artificiale può diventare un valido alleato per riprogettare il lavoro in modi più umani, lasciando alle macchine le mansioni più operative e ripetitive ed esaltando così competenze e creatività delle persone”.
Lavoro nel 2021: il vero smartworking
Nel 2021, secondo il report, “Le aziende dovranno cominciare a sperimentare il vero smart working, che non è né remote working né home working“. Alcuni dei cardini su cui si basa lo smartworking sono infatti: tempo, fiducia, libertà e produttività. Tempo che non si misura più in maniera tradizionale ma per obiettivi lavorativi. Fiducia che sta alla base di un rapporto nuovo tra azienda e dipendente. Libertà intesa come essere in grado di gestirsi, senza “essere gestiti”. Produttività costante, senza che sia imposta otto ore su otto per dodici mesi l’anno.
Pensare a un nuovo modo di concepire il lavoro online è una sfida cruciale per il 2021. Pensare a modi, tempi e spazi di lavoro che siano davvero pensati attorno alle persone. Il risvolto positivo “sarà più autonomia e più responsabilità da parte di tutti e meno autoritarismo fine a se stesso da parte dei manager, che potranno così sfidare se stessi nel diventare veri driver del successo delle proprie persone e, attraverso di loro, dell’azienda“.