Ad oggi, l’Italia è spaccata in due, tra chi è intenzionato a vaccinarsi al più presto e segue la corrente #iomivaccino, e chi invece si sente preoccupato (anche) a causa delle innumerevoli fake news in circolo e delle teorie complottiste. Abbiamo raccolto la testimonianza di Sara Ottolenghi, un medico con il “pallino” della ricerca, che a pochi giorni dall’inizio della Scuola di Specializzazione ha avuto l’opportunità di essere vaccinata, e che ci ha aiutato a fare chiarezza elencando 10 buoni motivi per vaccinarsi.
Il 6 gennaio 2021, alle ore 11,20, ho ricevuto la mia prima dose di vaccino COVID19 Comirnaty, in quanto appartenente alla categoria “operatori sanitari”. L’ago, come per ogni vaccinazione, è piccolo e punge meno di un prelievo venoso. La spalla è rimasta lievemente indolenzita al tocco per qualche ora, per poi tornare alla normalità. Dalla selettività delle riviste scientifiche al frutto della passione, ecco dieci motivi per cui sono andata a farlo in modo convinto e speranzoso.
Per quello che succede alle malattie dopo i vaccini
Il caso più eclatante è quello di un virus, il vaiolo, per cui oggi non ci si vaccina più. Lasciava spesso una piccola cicatrice sulla spalla nel sito di iniezione, ancora leggermente visibile in chi ha ricevuto il vaccino prima che se ne annullasse la somministrazione in Italia nel 1981. Infatti, il 9 dicembre 1979 i membri della Commissione globale per la certificazione dell’eradicazione del vaiolo poterono dichiarare la malattia “sradicata dal mondo”. Così si spera che “sparirà” anche questa pandemia. I tempi potranno essere variabili: Nature, una delle riviste scientifiche più autorevoli a livello internazionale, racconta in un recente articolo la storia, il meccanismo d’azione e le sfide future dei vaccini ad oggi esistenti. Gli andamenti delle curve nella figura 1 di quell’articolo sono quelli che speriamo di avere nel breve termine.
Per gli ingredienti e gli eccipienti dal nome lungo e complesso
Cosa c’è dentro il vaccino COVID-19? Il primo vaccino approvato, il Comirnaty , contiene circa trenta microgrammi fra mRNA e lipidi sintetici che contribuiscono a formare le vescicole che veicolano il vaccino. L’mRNA del vaccino fa il lavoro “sporco” di messaggero: entrando nelle cellule, ma stando alla larga dal nucleo dove si trova il DNA, si farà “leggere” dai ribosomi, assemblatori di proteine. In questo modo verrà prodotta una delle proteine che anche il virus produce, ma senza che essa possa poi replicarsi ulteriormente. Il sistema immunitario, notando localmente tale proteina anomala, andrà in seguito a individuarla e eliminarla in caso di contatto con il virus prima che esso faccia danni. Inoltre, come si legge sul sito della agenzia italiana del farmaco, vi sono contenuti altri “eccipienti” che ne facilitano l’assorbimento. Fra questi, oltre al classico saccarosio/zucchero, appare un nome un po’ complesso: è il 1,2-Distearoyl-sn-glycero-3-phosphocholine. Si tratta di una molecola naturalmente presente in circolo, sulle membrane cellulari e in cibi come riso, mango, menta, lattuga iceberg e… frutto della passione.
Per il tempo che ci vuole per sviluppare un vaccino
Il tempo medio da ricerca di base allo sviluppo di un qualsiasi farmaco è sicuramente lungo, a volte anche minimo 10 anni. Tuttavia, un nuovo vaccino per l’influenza viene sviluppato ogni anno, in un tempo di circa sei mesi. Gli studi fatti sui vaccini Comirnaty e Moderna sono passati da lunghe fasi di sperimentazione, accorciate nei tempi burocratici dall’urgenza delle circostanze, ma non nella severità di chi li ha revisionati. Il New England Journal of Medicine, che ne ha pubblicato gli studi di fase III su 40000 (Comirnaty) e 30000 (Moderna) soggetti, dà spazio solo al 5% degli articoli scientifici che vengono sottomessi ogni anno
Perché tenermi da parte la dose mentre ci penso sarebbe dispendioso
Il vaccino Comirnaty si conserva a temperature di -80 gradi centigradi. Freezers per queste temperature non sono disponibili in tutte le strutture sanitarie e sono più spesso presenti nei laboratori di ricerca. Sono infatti ingombranti e richiedono un grande e costante dispendio di energia elettrica. Da questo punto di vista, fa sperare la recente approvazione da parte dell’AIFA del vaccino Moderna, per la cui conservazione avviene a -20 gradi, poco meno della temperatura dei freezer casalinghi.
Per chi si è ammalato dopo la somministrazione
L’immunità non è immediata. Non dovrebbe stupire né fare notizia che chi riceve la prima dose possa risultare poco dopo positivo o ammalarsi. Sia per Comirnaty che per Moderna, infatti, l’immunità appare dopo almeno un mese dalla prima somministrazione.
Per chi inietta il vaccino
Quanto personale serve per fare il vaccino? Le dosi vengono preparate e iniettate solitamente da infermieri, ma in presenza e dopo valutazione di un medico. Inoltre, di ogni vaccinando si fa una accettazione con firma di un consenso informato. Per il reclutamento di tale personale, il ministero della salute aveva aperto un bando a metà dicembre. Resta aperta e in fase di trattativa la compatibilità della Scuola di specializzazione medica con tale bando, incerto il ruolo dei medici specializzandi che verranno reclutati con tale scopo: volontari o obbligati? Retribuiti in aggiunte alla borsa di studio o in crediti formativi?
Per chi si sta vaccinando ogni giorno
I numeri dei vaccinati nel mondo sono per fortuna in continua crescita e li si può tenere d’occhio qui. Chi si vaccinerà dopo questa prima serie dedicata a operatori sanitari e grandi anziani nelle RSA non sarà perciò più fra i primi dopo la fine della sperimentazione.
Per chi non può vaccinarsi
Fra i volontari per gli studi di fase III sono inclusi pazienti con patologie croniche, compresi HIV positivi stabili, ma sono stati esclusi gli immunodepressi. Serve un sistema immunitario competente per rispondere correttamente a qualsiasi vaccino. E’ qui che torna in gioco la tanto usata e abusata espressione “immunità di gregge”. Per il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, dovremmo arrivarci in autunno, con 48 milioni di vaccinati.
Per chi sta studiando alternative
Il vaccino a mRNA non è l’unica opzione fra quelle in studio. Tanti sono i meccanismi dei vaccini in generale, e tanti di conseguenza quelli in studio, che mirano ad esempio a conservazioni a temperatura ambiente, a sviluppo di immunità più veloce o a somministrazioni uniche. L’accademia dei Lincei a fine Novembre ha prodotto un documento che, prima che si sapesse bene quale sarebbe stato approvato per primo, illustra le varie sperimentazioni e i meccanismi d’azione, con parole comprensibili e cenni a temi di attualità quali lo scetticismo e i tentativi degli appassionati di “biohacking”, una “biologia fai da te” .
Per il “figlio” di Jenner e il “brevetto” di Salk
Si narra che Jenner, l’ideatore del primo vaccino, contro il vaiolo, fosse tanto sicuro della sua scoperta da provarla anche sul proprio figlio. Probabilmente però non prima di averla provata sul figlio di 8 anni del suo giardiniere. In ogni caso accadde che il bambino, inoculato appositamente con il virus del vaiolo umano dopo essere stato “vaccinato” con la variante bovina, non sviluppò la malattia. Come quel bambino, ci sono stati soggetti che si sono candidati per gli studi di cui oggi iniziamo ad applicare i frutti, e che ne hanno visto i potenziali effetti collaterali, poi documentati e simili a quelli di altri farmaci e vaccini. La gratuità del vaccino per i cittadini che lo ricevono, fortunatamente, nonostante i prezzi di ricerca e produzione, non è stata messa in discussione, nonostante i brevetti restino in mano alle aziende produttrici. La diffusione su larga scala potrà essere lenta ma dovrà essere sistematica, come quella del vaccino ideato da Jonas Salk contro la poliomielite, che, anche a causa della decisione di non brevettarne la scoperta, venne diffuso a una velocità tale da giungere alla quasi eradicazione della malattia.