The Antwerp Six

The Antwerp Six: Walter Van Beirendonck

Delineando il ritratto dei primi tre componenti del gruppo di Anversa si è parlato di influenze derivanti dal mondo dell’arte, della musica e dello sport: il protagonista di oggi, Walter Van Beirendonck, nel corso dei suoi – quasi – quarant’ anni di carriera da fashion designer è riuscito ad attingere da tutte queste esperienze; infatti, attraverso le sue creazioni è entrato in contatto con diversissime realtà, dalla squadra nazionale ciclistica belga alla band U2.

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Nato e cresciuto a Brecht, inizia ad interessarsi al disegno ed all’arte del collage, cogliendo stimoli dal mondo che lo circonda: proprio nei primi anni ’70 rimane affascinato dall’estetica di David Bowie, in particolare del personaggio Ziggy Stardust, approdando così nel mondo della moda. Decide quindi di iscriversi, nel 1978, alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa, dove conoscerà i suoi colleghi e compagni d’avventura.

Subito dopo aver preso la laurea, nel 1980, inizia a lavorare come designer per un brand belga, Bartsons, e come stylist per alcuni magazine di moda locali. Nonostante l’approccio di Walter Van Beirendonck al mondo della moda sia molto più vicino a quello di un artista piuttosto che a quello di un imprenditore, ha dovuto accettare il compromesso di collaborare con realtà più commerciali per poter finanziare i suoi progetti. Infatti, grazie ai soldi guadagnati dopo due anni di lavoro, ha potuto presentare la sua prima collezione: Sado. Le sue creazioni danno uno scossone al fashion system belga, attraverso la sua estetica trasgressiva e stravagante, comprendendo l’uso di pelle, museruole e fruste. Disegnando le collezioni per il suo brand si lascia alle spalle i completi maschili classici di Bartsons, delineando un’idea di mascolinità decostruita e anarchica, attingendo dall’immaginario del punk rock e del B.D.S.M.

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Ciò che distingue le collezioni di Walter Van Beirendonck, il loro marchio di fabbrica, sono tutti i messaggi intrinsechi con cui il designer prende posizione; la sua concezione di moda è totalmente slegata da qualsiasi fine economico o di marketing. L’abito è uno strumento attraverso il quale può trasmettere emozioni e suscitare una reazione nel pubblico, trattando anche i temi più controversi del momento: la mascolinità, il burqa, il conflitto generazionale. Walter Van Beirendonck non si è mai posto limiti né ha mai avuto paura di osare, denunciando problematiche che stavano intaccando la sua stessa comunità; infatti nel 1995 presenta la Paradise Pleasure Production, una collezione composta da completi in latex e maschere bondage. Il designer ha così esorcizzato la paura, il dolore e la vergogna dell’intera comunità omosessuale causata dall’AIDS, restituendo nel modo più giocoso e disinvolto il mondo dell’erotismo.

La moda non deve solo raccontare una storia e far sognare, ma anche scuotere la mente e far riflettere sul mondo che ci circonda.

Il suo brand, “Wild and letal trash”, è sempre rimasto indipendente e mirato ad un’idea di moda disinteressata al guadagno; nonostante questo, in poco tempo il nome di Van Beirendonck si è affermato nel panorama del fashion system; gli anni Novanta sono stati per lui un susseguirsi di incarichi, per altri brand, come la Rhinosaurus Rex , la linea sportiva di Gianfranco Ferré, ma non solo: ha disegnato i costumi per il PopMart Tour degli U2, realizzato le divise per la nazionale ciclisti del Belgio, collaborato con la body artist Orlan per la collezione Fall Winter 98/99, ispirandosi ai suo i make-up tridimensionali capaci di restituire un’estetica futuristica, quasi aliena.

Nonostante i suoi lavori abbiano fatto il giro del mondo, i maggiori successi li ha ottenuti nella sua patria, il Belgio; infatti, nel 1999 è stato nominato ambasciatore culturale per le Fiandre. Inoltre, già a tre anni di distanza dalla laurea, è stato richiamato dalla Royal Academy of Fine Arts in veste d’insegnante. Veronique Branquinho e Demna Gvasalia, attuale direttore artistico di Balenciaga, lo ricordano come un professore purista, noto per trattare le creazioni di ogni studente come delle opere d’arte e non come semplici capi di moda, nel tentativo di trasmettere il suo approccio tutt’altro che venale al fashion design.

Paradossalmente, proprio a causa di questa sua visione, alcuni dei suoi studenti sono ad oggi molto più noti di lui; questo però non cancella il talento e la genialità che traspaiono da ogni collezione firmata da Walter Van Beirendonck. Molti designer lo considerano una fonte d’ispirazione, in quanto ha creato un precedente nella storia della moda, restituendo una visione avanguardistica e fuori da ogni schema, senza aver mai paura di osare. Tra i suoi sostenitori più accaniti Thom Browne, che lo considera un vero e proprio punto cardine:

È stato semplice per me fare quello che ho fatto nei primi anni 2000. All’inizio degli anni ’80 quello che ha fatto Walter è stato coraggioso. È necessario citare i veri rivoluzionari come lui per aver aperto la strada. Ha ispirato tutti noi designer di oggi.

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