American Gigolo is not even about its protagonist; it is about what he wears. American Gigolo is about Armani.
Per Giorgio Armani il cinema ha sempre rappresentato un sottobosco di suggestioni da cui trarre ispirazioni e rinvigorire il suo spirito creativo. Nel corso degli anni il medium cinematografico è stato fondamentale per l’affermazione del marchio, soprattutto agli albori della sua carriera, dove nell’agenda fitta di impegni non poteva mancare lo styling di un’attrice famosa (si pensi a Jodie Foster o a Michelle Pfeiffer) o la creazione di abiti per una produzione. Armani non nasconderà mai la sua profonda gratitudine nei confronti del grande schermo, che proprio all’inizio degli anni Ottanta gli ha regalato fama mondiale. Stiamo parlando nient’altro che del film American Gigolò (1980), diretto da Paul Schrader, film in cui il guardaroba del protagonista, interpretato da Richard Gere, è interamente composto da capi firmati Armani. Questo memorabile sodalizio fa sbarcare il Made in Italy nella scintillante Hollywood, rendendo i capi di Giorgio Armani uno status-symbol senza precedenti, quello dell’edonismo patinato tipico dei mitici Ottanta.
La pellicola segue la storia di Julian Kay, un gigolò di sconvolgente bellezza e prestanza, amato dalle donne e temuto dagli uomini. L’incontro con la moglie del senatore Stratton, Michelle (Lauren Hutton), lo trasporterà in una serie di sfortunati eventi che lo renderanno il maggior sospettato per l’omicidio della signora Rheyman, sua cliente.
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Bastano pochi frame per notare l’accuratezza degli outfit sfoggiati dal protagonista. Infatti è proprio il suo guardaroba che diventa l’elemento essenziale per la costruzione della psiche del personaggio. Julian è un narcisista, si veste per farsi notare dagli altri per poi ignorarli, e così il film si trasforma in una sensuale quanto pericolosa partita a scacchi tra lui e il suo stesso ego. Ama profondamente l’immagine di uomo di alta classe che ha costruito nel tempo, riflesso impeccabile che nemmeno la sua professione riesce a scalfire. Non si tratta di ciò che Julian è, ma dalla percezione che ha di se stesso, e i suoi abiti si sposano alla perfezione con questo concetto. Resta emblematica la scena in cui Julian si prepara a ritmo di “The love I Saw in you was just a mirage” dei Smokey Robinson & The Miracles. Lo spettatore diventa un invisibile voyeur in esplorazione dell’armadio del protagonista: giacche doppiopetto con spalle strutturate che cadono morbide, accompagnate da sottili cravatte che scandiscono uno stile semi-formale, segno distintivo di Armani. I tessuti sono leggeri, il tweed e la flanella sono sostituiti da texture più morbide, come il crêpe di lana, fluido e leggero.
L’eleganza di Julian viene sigillata grazie al completo nero che indossa in occasione di un incontro serale. L’abito nero maschile non ha bisogno di simbolismi o interpretazioni fittizie per essere classificato come uno splendido capo che non conosce né tempo né tantomeno trend dell’ultimo momento, ma resta appeso lì, stirato e profumatissimo, trattato come la più preziosa delle reliquie, nell’armadio di ogni uomo.
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Per le scene diurne Armani fa indossare a Richard Gere abiti in lino e seta, con colori che spaziano dal grigio all’antracite, che rimangono tutt’ora i favoriti dello stilista piacentino. Non si fa attendere neanche lo sfoggio del jeans, capo simbolo della ribellione giovanile anni Cinquanta, che Gere indossa con una splendida eleganza fin troppo consapevole, camminando sulle sue personalissime passerelle, le strade di un’afosa Los Angeles.
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Gli outfit riescono ad essere sensuali e contemporaneamente rilassati e rilassanti per chi osserva, simbolo di un lusso disimpegnato senza costrizioni ed emblema di un classicismo che può essere attualizzato senza stravolgimenti, ma con l’inserimento di personali dettagli che lo rendono specchio moderno della nuova classe alto borghese che si stava formando in quegli anni, piena di opportunità economiche ma troppo impegnata ad immergersi nel glamour per riflettere sulle profonde ferite sociali che si sta portando dentro.
L’eredità che il film American Gigolò custodisce è immensa. Il successo di Armani in America deriva dal fatto che la nuova business class statunitense poteva rispecchiarsi nello stile dei protagonisti. Ancora oggi il film resta incastonato nell’immaginario comune come una delle pellicole dai costumi più raffinati, capaci di far cambiar direzione al guardaroba maschile del tempo. Ma ancor di più la pellicola rappresenterà sempre un magistrale esempio di brand promotion. Se si dice che in un certo senso Armani abbia creato Richard Gere, o più precisamente gli abbia cucito addosso un immaginario che gli calza a pennello, è anche vero che Gere ha aderito perfettamente al suo ruolo, diffondendo il mito di Armani oltreoceano senza snaturare le sue radici italiane.
FONTI
Esquire
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