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“All I Want For Christmas Is You”: parliamo di One Hit Wonder

Tempo fa esisteva una trasmissione televisiva chiamata Matricole & Meteore, che trattava sia degli esordi di alcuni  personaggi dello spettacolo, sia di che fine avessero fatto degli artisti una volta conosciuti ma poi caduti nel dimenticatoio: i One Hit Wonder. Perché non parlare della regina del Natale, nonché una delle più grandi esponenti degli One Hit Wonder? Parliamo ovviamente di Mariah Carey, e della sua intramontabile All I Want For Christmas Is You. Infatti, dalle premesse, sembra che sia l’artista a tramontare, piuttosto.

Un’icona…

Mariah Carey ha ormai trent’anni di carriera alle spalle, non è sicuramente un’artista qualsiasi. Ha raggiunto record su record dai primi anni Novanta, ha oltre 200 milioni di album venduti, brani come I Know What You Want sono entrati nella storia della cultura pop come i più conosciuti e ascoltati di sempre. Perché, allora, definire la cantautrice come una One Hit Wonder? Parliamo di come la Carey venga vista attualmente, ignorando completamente l’importanza della sua figura negli ultimi due decenni. Per le generazioni più recenti, è conosciuta semplicemente come colei che passa dieci mesi all’anno ibernata nel suo mondo, per poi risvegliarsi magicamente il primo novembre e tornare a ricordare a tutti che il Natale è vicino. In breve, un Alvaro Soler invernale, vittima di un tormentone da cui non riesce più a uscire.

Dal punto di vista economico non è una cosa grave, anzi. Basti pensare a come All I Want For Christmas Is You sia tornata a raggiungere le vette delle classifiche nel 2019 – nonostante fossero passati ormai venticinque anni dalla sua pubblicazione. Eppure, Mariah stessa dovrebbe sapere che vale molto di più, che brani come One Sweet Day, Hero I Want To Know What Love Is meritano le stesse attenzioni riservate a una hit natalizia ormai trita e ritrita. Stiamo parlando di un’artista che ha rivoluzionato la musica pop e hip hop, dagli anni Novanta ai primi anni Duemila, con un’estensione vocale che chiunque invidierebbe.

…con un’evoluzione triste

Una stella sulla Walk of Fame, un’elezione da parte del «Time» come artista più popolare di sempre, cinque Grammy vinti. Eppure, a cosa serve tutto questo se al momento Mariah Carey è praticamente diventata una One Hit Wonder? Qualcuno potrebbe obiettare affermando che di numeri la cantante ne ha fatti anche con altri brani, ma è solo All I Want For Christmas Is You ad aver raggiunto quasi un miliardo di ascolti su Spotify. O ancora, la Carey ha subito saputo cavalcare l’onda girando una pubblicità per delle patatine (sì, avete letto bene), proprio con il brano natalizio che fa da sottofondo. Come se il principale (ma, a questo punto, si potrebbe dire unico) motivo per cui la cantante è conosciuta sia proprio questo pezzo. 

È comprensibile il motivo per cui Mariah sembra volersi tenere stretta il titolo di regina del Natale; la competizione nel mondo dello spettacolo è sempre più alta e, per quanto possa sembrare triste, è così che funziona in un’industria musicale che antepone le vendite a qualsiasi altra cosa: meglio fare di tutto per vendere, anche se si è costretti a limitare la propria libertà di pensiero e musicale. Si creano così artisti senza creatività, spettri di antiche glorie. Gli One Hit Wonder, appunto.

“Ho cantato canzoni di Natale sin da quando ero bambina”

Nulla da togliere a All I Want For Christmas Is You, ovviamente. Mariah Carey ha scritto quel pezzo con passione, dedicandolo al marito di allora Tommy Coppola – che la sfrutterà e tenterà di sostituirla in futuro con Jennifer Lopez, ma quella è un’altra storia. Anche se, secondo un’altra versione dei fatti, la cantante avrebbe creato il brano per puro amore e fascino per il Natale, cosa che afferma spesso nelle interviste.

Sono una persona molto festosa e amo le vacanze. Ho cantato canzoni di Natale sin da quando ero bambina. Quando mi è stato proposto di registrare un album natalizio, io e i miei produttori abbiamo dovuto avere un buon equilibrio tra le canzoni classiche e quelle divertenti.  

E chi mai avrebbe potuto immaginare che quelle stesse canzoni natalizie che tanto ha amato comporre sarebbero state croce e delizia per la sua carriera musicale? Certo, parliamo di uno dei singoli più venduti di sempre (quasi venti milioni di copie vendute!) e che ha sfornato ben più di cinquanta milioni di royalties (in breve, il diritto di proprietà intellettuale sulla canzone). Ha anche vinto tre Guinness World Record, per chi non lo sapesse! Nello specifico, in primies come canzone con la posizione più alta nella Billboard US Hot 100. Il secondo record è detenuto per il brano più ascoltato su Spotify in 24 ore (record detenuto già in precedenza dalla Carey, tra l’altro). Il terzo, invece, le è stato dato per il numero più alto di settimane in vetta alle classifiche delle canzoni natalizie in Inghilterra. Non sono numeri qualsiasi, ma ne sarà valsa la pena?

I don’t want a lot for Christmas
There is just one thing I need
I don’t care about the presents
Underneath the Christmas tree

I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you, yeah.

Non è questione di soldi

Sia chiaro: la Carey sarà sicuramente contenta delle vendite, dei milioni guadagnati grazie all’unico singolo per cui è conosciuta al momento. Quello di cui stiamo parlando, infatti, non è una questione economica ma d’immagine. Agli inizi degli anni Duemila tutti ricordavano la Carey per la sua figura iconica, l’immensa capacità vocale e l’invidiabile presenza scenica (non a caso ha lavorato anche come attrice e doppiatrice). I Millennials e la Generazione Z di adesso invece, non riusciranno mai a capire perché l’artista sia tanto speciale; questo solo perché Mariah si è lasciata identificare con il suo singolo più famoso, purtroppo non riuscendone a creare uno altrettanto iconico. Che sia la paura della competizione, che si è fatta sempre più grande nel cuore? Eppure, la cantante conosce il proprio valore e sa che l’opinione pubblica non può scalfirlo, tant’è che in un’intervista afferma:

(Riguardo la sua carriera) Credo di sentirmi come se fosse qualcosa che ho voluto fare per tutta la vita. Se questo viene con esso, si prende il buono con il cattivo e bisogna solo essere ben bilanciati e gestire tutto ciò che arriva. Sta a me decidere su cosa concentrarmi. Sì, tutti noi prendiamo colpi dalla gente dei media. Non sono l’unica a farlo, quindi non mi dilungherò su questo punto. Continuerò a essere me stessa e a insistere.

Viene da chiedersi, però: chi è adesso Mariah Carey? Che ci sia ancora una stella che brilla di luce propria, sotto tutte quelle decorazioni natalizie? Oppure che l’artista si sia arresa davanti a tutto ciò, come se sentisse di non riuscire a superare la concorrenza in altri modi? Speriamo vivamente di no, vista la tenacia della cantante nell’affrontare chi le intralcia il cammino – come quando ha sfidato l’ex marito Tommy Coppola, diventando una superstar nonostante i suoi tentativi di sabotaggio.

Altri One Hit Wonder da tutto il mondo

Sono tanti altri gli artisti che abbiamo visto brillare nel corso della nostra vita, per poi sparire in un attimo all’arrivo di una hit più redditizia. Un esempio è il gruppo americano Lipps Inc., noto esclusivamente per il brano Funkytown – o, ancora meglio, per la colonna sonora di Shrek. O ancora Barbie Girl degli Aqua. Che fine hanno fatto, alcuni di loro? Hanno continuato a fare musica o si sono dedicati ad altro? Scopriamolo insieme.

Dragostea Din Tei  e il suo successo mondiale

Gli O-Zone sono stati un gruppo musicale moldavo dal 1999 al 2005. Guidati da quello che sarà ricordato come il più grande sex symbol nella storia musicale dell’Est Europa, Dan Balan, hanno dato vita a uno dei brani più apprezzati e ascoltati di sempre: Dragostea Din Tei. 

Dopo l’uscita del gruppo (noto inizialmente come un duo) di Petru Jelihovski, morto in seguito per overdose, arrivano due nuovi componenti: Arsenie Todiraș e Radu Sârbu. Insieme creano la magia di un brano che ancora oggi è suonato in ogni locale, proprio quella di Dragostea Din Tei, al costo di entrare a far parte dei One Hit Wonder. Il brano vende milioni su milioni, si arriva al punto in cui persino Rihanna ne utilizza la base per il suo singolo Live Your Life. Si direbbe davvero un successo da ogni punto di vista, ma dove sono finiti adesso gli O-Zone?

Radu Sârbu ha fondato un duo con la moglie Ana (MR.&MRS.), per poi proseguire definitivamente con la carriera da deejay nel team di produzione DJ Layla e collaborando anche con artisti russi. Arsenie Todiraș è stato un po’ più fortunato, dato che nel 2006 ha partecipato all’Eurovision Song Contest con la canzone Loca (arrivata ventesima). Dan Balan, riconosciuto ormai come leader del trio, è stato decisamente baciato dalla fortuna. La sua carriera da solista, rispetto ai suoi colleghi, è decollata molto più in alto e più velocemente, date le vendite dei suoi pezzi; tra questi, primo fra tutti, Chica Bomb.

“Dammi tre parole…” One, Hit, Wonder!

Tutti i Millennials che avranno giocato almeno una volta nella loro vita a Singstar per Playstation conoscono perfettamente questa canzone – e chi ammette il contrario mente spudoratamente. Valeria Rossi ha fatto parte di tutte le nostre vite, in un modo o nell’altro. Valeria Rossi, per chi non ne avesse mai sentito parlare, è una cantautrice italiana che nel 2001 esordisce con il singolo Tre Parole – per l’appunto – rimasto nel cuore di tutti gli italiani grazie a un ritornello semplice e molto orecchiabile. Dopo aver vinto il premio rivelazione al Festivalbar di quell’anno, continua la sua carriera musicale con diversi album e singoli; purtroppo, però, nessuno di questi riuscirà mai a raggiungere il successo di Tre Parole, portando inevitabilmente la Rossi nella damnatio memoriae. Quale migliore definizione di One Hit Wonder se non questa?

Dammi tre parole: sole, cuore e amore
Dammi un bacio che non fa parlare
È l’amore che ti vuole prendere o lasciare
Stavolta non farlo scappare
Solo le istruzioni per muovere le mani
Non siamo mai così vicini.

Dopo aver deciso di prendersi una pausa e dedicarsi alla famiglia, passa allo pseudonimo di Mammastar. Valeria dunque continua con diverse collaborazioni (alcune delle quali dedicate al personaggio immaginario Peppa Pig, ma quello è un futile dettaglio) e partecipazioni a trasmissioni televisive, dal Festival di Sanremo al talent di Amadeus Ora e mai più. Nel frattempo ha portato avanti la passione della scrittura, forse perché consapevole di come la musica si sia rivelata un mondo che dà tanto, ma anche capace di riprendersi tutto l’attimo dopo. In compenso, però, Valeria Rossi non è stata affatto dimenticata da diversi artisti significativi nel panorama italiano, come ad esempio Fabri Fibra – il quale riprende il celebre motivetto di Tre Parole nel suo brano omonimo.

I The Knack e My Sharona

Parliamo però di una delle più belle canzoni d’amore di sempre, e della band che meno merita l’appellativo di One Hit Wonder: My Sharona, del gruppo new wave The Knack.

La storia della nascita di questo brano è piuttosto semplice: il frontman Doug Fieger si innamora di una ragazza più giovane di otto anni di lui, Sharona Alperin, pur essendo già fidanzato. Deciso però a conquistare la ragazza, Fieger crea in soli 45 minuti un brano che farà cadere ai suoi piedi il mondo intero – ma non Sharona, almeno non ancora.

Solo dopo tante altre canzoni a lei dedicate e i milioni di vendite grazie a My Sharona, finalmente la ragazza cede e intrattiene una relazione con il cantante, che però durerà solo quattro anni – per poi continuare con una lunga amicizia, che finirà con la morte di Fieger nel 2010. Ancora oggi, Sharona Alperin si ritiene molto fortunata a essere diventata la musa ispiratrice di un pezzo così iconico nel mondo del rock, tant’è che ha affermato recentemente:

I nomi di donna hanno fatto la storia del rock, la Gloria di Van Morrison, la Sheena dei Ramones, la Michelle dei Beatles, la Jane dei Rolling Stones, tanto per citarne alcune a caso, ma di Sharona ce n’è una sola.

 

Quelli che abbiamo descritto sono momenti di gloria più o meno passata, la cui utilità è spesso dubbia: meglio perdere la propria identità musicale in favore del dio denaro, vivendo di rendita di un unico pezzo, o mantenerla e cercare di superarsi costantemente? In ogni caso, la speranza è una sola: che la stella di Mariah Carey – e quella di tanti altri One Hit Wonder che stanno seguendo il suo destino – torni a brillare, più luminosa che mai.

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