È un fenomeno malinconico e regolare questo dimentico e crudele autoinganno di cuori anche virili, nei momenti in cui il processo di distruzione s’avvicina alla meta fatale, un fenomeno conforme alla regola, che trascende la persona ed è superiore a ogni coscienza individuale.
Thomas Mann- La montagna incantata
Talvolta tendiamo a dimenticare quanto il nostro pianeta possa ricordare un’opera d’arte e come sia dotato di fascino, insita delicatezza e icastica potenza comunicativa. A partire dal Medioevo, ogni alterazione che l’uomo ha provocato all’interno del nostro ecosistema ha lasciato un segno, più o meno percettibile, che soltanto in pochi sono stati in grado di decifrare. L’ambito artistico, in particolare, ha dimostrato un solido impegno civico facendosi carico di tematiche sociali legate alla tutela dell’ambiente, con il fine ultimo di demolire gli orrori causati dalla società contemporanea.
I collage fotografici come parafrasi dello sfruttamento ambientale
Se la visione consueta di ciò che ci circonda tende a perdersi nell’apatico ritmo della più esiziale abitudine, l’arte ci risveglia. Riesce a farci scorgere la realtà più intensa, poetica e a volte problematica della nostra condizione. In questo senso si pone la ricerca artistica di Barbara Nati che, attraverso un linguaggio spiccatamente poetico, invita a porre l’attenzione sulla problematica dello sfruttamento ambientale.
La giovane artista romana ha iniziato il suo percorso con la doppia esposizione della reflex analogica. Poi è passata alla pittura a olio, per virare in seguito sulla composizione digitale che, per molte analogie, conserva una pittoricità intrinseca. Dopo aver lavorato come assistente del pittore iperrealista Anthony Brunelli a New York, ha cominciato a esporre i propri lavori fotografici in mostre collettive, ottenendo anche diversi riconoscimenti a livello internazionale.
La sua arte va oltre ciò che comunemente è intesa come fotografia, qualificandosi principalmente per il suo effetto straniante. Questo è condotto attraverso un attento e sapiente uso di strumenti tecnologici e digitali. Si tratta di puzzle a doppia soluzione, in cui l’artista cerca di persuadere lo spettatore, facendogli cogliere l’imprevedibile del proprio mondo, così da renderlo cosciente di una futura visione di cui sarà protagonista.
Le città promesse
Giocando con la decontestualizzazione spaziale e temporale, la Nati è riuscita a trasformare luoghi urbani per noi consueti, come il Colosseo o il Piccadilly Circus, in allegorie dal forte impatto visivo. Ne Le città promesse, per esempio, la natura entra violentemente nel contesto metropolitano. Così attenua i rumori, smorza i ritmi e riconduce tutto a una dimensione più pacifica, suggerendo di guardare la realtà in modo più attento, ma allo stesso tempo creativo.
Nel corso degli ultimi decenni, poi, il lavoro di Barbara Nati si è concentrato molto sui pericoli legati al degrado ambientale. Come sempre, ha utilizzato l’arte come strumento per costruire una nuova antropologia dell’umanità.
Da ciò hanno avuto origine diverse cartoline distopiche del futuro, basate sulla surreale giustapposizione del domani con il presente.
La realtà collettiva
In The House of This Evening compaiono invece strutture ibride fatiscenti poste in cima ad un albero, che dipingono un quadro negativo della coesistenza tra umanità e natura. Legati a ricordi perduti di una realtà ormai lontana, questi edifici cercano di rievocare l’esperienza collettiva del vivere. In totale contraddizione, dunque, con il futuro isolamento forzato che ha privato gli spazi delle loro funzioni primarie. Ogni collage fotografico, poi, invita lo spettatore a tenere d’occhio quelle situazioni di esperienza quotidiana che normalmente dà per scontate, ma che in un futuro non molto lontano potrebbero divenire essenziali.
Uomo versus Natura: lotta per la supremazia
Attraverso Countless Tomorrows e Inverted Kingdom Barbara Nati ha dato vita a dei regni immaginari, in cui l’uomo, in modo molto impacciato, cerca di coabitare con la natura circostante. Nei suoi lavori, la figura umana raramente si palesa, ma è nettamente percepibile nell’unico ruolo che riesce a svolgere: quello di sfruttatore seriale di tutto ciò che non possiede, sottraendolo alle generazioni future.
L’opera accoglie diversi dettagli significativi: dai floridi arbusti che fungono da cavalcavia in una giungla autostradale alle improbabili gabbie da parco giochi immerse nel verde, fino alla segnaletica stradale e alle case sull’albero in cemento armato, che raccontano allo spettatore la drammatica situazione ambientale, ineluttabilmente piegata al volere dell’uomo.
Se da una parte l’essere umano ha destabilizzato l’ordine naturale, stravolgendo l’ambiente con le sue costruzioni, dall’altra la natura ha rivendicato i suoi spazi, riconquistando il proprio equilibrio nel mondo umanizzato. Gli scenari, quindi, mostrano anche e soprattutto una via d’uscita basata sulla supremazia della natura, che riesce sempre a far fronte ad ogni abuso.
Shooting Clouds
Purtroppo, il bisogno di controllo dell’uomo si ripercuote anche su un elemento libero e impalpabile: la nuvola. Attraverso la sua drammatica serie di rappresentazioni visive, basate su un gioco di parole, Shooting Stars – stelle cadenti – l’artista ha voluto evidenziare come stavolta siano le nuvole a cadere. Queste sono vittime degli esperimenti, come il Seeding, attraverso cui è possibile pianificare le condizioni meteorologiche tramite il rilascio di particelle di ioduro d’argento nell’aria. Lo scopo è di contrastare situazioni catastrofiche causate dall’uomo stesso, come la desertificazione e l’inquinamento atmosferico.
La composizione delle nuvole è stata trasformata in elementi come acciaio, vetro o plastica, utilizzati poi per costruire razzi e navicelle spaziali futuristiche. Così Barbara Nati ha voluto rimarcare quanto questi esperimenti non siano altro che una violenza contro l’ambiente. Un’assurdità utilizzata, ancora una volta, per tenere sotto controllo ciò che dovrebbe esserne escluso.
Monito
Attraverso la sua prorompente vena narrativa, esaltata dallo stridente ossimoro di verità-finzione, l’artista ha cercato di creare degli ammonimenti. Cosa succederebbe se l’uomo riuscisse a colmare quel suo desiderio estremo di governare appieno l’oggetto-natura?
Tuttavia i suoi lavori non si manifestano soltanto come emblema della fine, ma anche come metafora della riconciliazione con l’elemento natura. Questa si rigenera per sanare le ferite inferte dall’umanità, che ha sempre cercato di dominarla. Ne risulta un affascinante impianto visivo basato su esperienze sospese tra superbia e speranza, immortalate in un inquietante ipotetico futuro a cui l’uomo deve augurarsi di non essere destinato.
CREDITS
Countless Tomorrow – Immagine 1
The House Of This Evening – Immagine 2