Le piante del Natale

Spesso si pensa che sia la primavera la stagione nella quale le piante raggiungono il loro splendore, diffondendo nell’aria dolci profumi e tingendo di varie sfumature i propri fiori. Ciononostante, pure l’inverno ha alcuni gioielli da offrirci. Oltre alle classiche sempreverdi di grandi dimensioni (come pini o abeti), infatti, vi sono alcune piante più piccole che hanno un aspetto molto gradevole anche nella stagione fredda e che vengono spesso usate come decorazioni natalizie, e possono diventare – perché no? – un ottimo regalo di Natale.

In primis, tra le piante natalizie vi è il vischio, un esempio di cespuglio sempreverde dotato di piccoli fiori colorati e bacche tonde e biancastre. Queste ultime sono velenose per l’uomo: per tale ragione, la pianta viene coltivata solamente a scopo ornamentale oppure per fini erboristici. Gli uccelli, invece, si possono cibare delle bacche, e facendolo le trasportano sugli alberi. Da qui i semi, se non cadono a terra, possono iniziare a penetrare nella pianta, dando luogo alla formazione di un piccolo tronco che in seguito si trasformerà in vischio. Infatti, quest’ultimo è una pianta parassita di alberi come pioppi, querce, tigli e molti altri.

Il vischio è poi considerato una pianta portafortuna: donare un ramo di vischio nei primi giorni di gennaio significa augurare alla persona un anno di serenità e protezione dalle disgrazie. Assicuriamoci dunque di averne in casa almeno un rametto per il 2021! Vi è quindi la notissima convinzione che baciarsi sotto il vischio sia di buon auspicio. Tutte queste leggende sono probabilmente legate ad alcune credenze popolari presso i popoli nordici: la tradizione scandinava è ricca di racconti legati a questa pianta, utilizzata persino dai druidi per creare infusi in grado di combattere le malattie epidemiche.

Secondo la mitologia norvegese, inoltre, il vischio, in forma di freccia, avrebbe ucciso il dio della luce Baldr, figlio di Odino. Per gioco, gli dei erano soliti lanciare alcuni oggetti contro questa divinità, perché nulla poteva nuocergli. Un po’come il tallone del greco Achille, però, anche Baldr aveva il suo punto debole: si trattava del vischio, che venne raccolto dal malvagio Loki. Quest’ultimo propose a Hǫðr, fratello di Baldr, di lanciare la pianta (senza specificare di che cosa si trattasse con esattezza) contro il dio della luce. Hǫðr non avrebbe dovuto partecipare al gioco, perché cieco, ma, convinto da Loki, scagliò, inconsapevolmente, il vischio omicida, colpendo a morte il fratello. In prossimità del solstizio d’estate, dunque, i norvegesi solitamente bruciano rami di vischio per allontanare la sventura.

Un altro esponente del mondo vegetale molto in voga nelle feste natalizie è l’agrifoglio: con le sue foglie lucide e brillanti e le bacche rosso acceso, non è raro che venga appeso alle porte in forma di ghirlanda. Pare che il suo uso decorativo sia nato per la prima volta in Irlanda, anche perché era l’unica pianta che le famiglie più povere potevano permettersi in occasione del Natale. Inoltre, avrebbe la funzione di proteggere le case e scacciare i demoni; come l’agrifoglio, le sue bacche sono velenose per l’uomo.

La simbologia dell’agrifoglio è strettamente legata alla tradizione cristiana: la forma appuntita delle foglie (la pianta non a caso è altresì nota come “pungitopo”) ricorderebbe la corona di spine di Gesù Cristo, mentre i frutti rossi il suo sangue. Tuttavia, la sua funzione di portafortuna risale a un periodo antecedente all’avvento del cristianesimo, perché presso i romani era la pianta sacra a Saturno. Nel mese di dicembre, in occasione delle feste dei Saturnali, a Roma si era soliti abbellire le statue del dio con ghirlande di agrifoglio. La tradizione dell’agrifoglio come pianta decorativa si sarebbe dunque trasferita in seguito proprio sulla festa del Natale.

Una piccola curiosità: secondo una ricerca riportata da National Geographic, le foglie di questa pianta non sempre sono pungenti. Ogni pianta ha diversi tipi di foglie, e può scegliere quali rendere più o meno pungenti come un meccanismo di autodifesa. Tendenzialmente, sono quelle più in basso a pungere di più, per proteggersi più efficacemente dagli animali.

L’ultima pianta della nostra lista è la classica stella di Natale. È molto diffusa e spesso donata nel periodo natalizio, perché si tratta di una pianta fotoperiodica e brevidiurna, cioè che fiorisce per poco tempo nel periodo invernale. È proprio nei giorni di Natale che raggiunge la sua maggiore bellezza: per questo è naturalmente collegata a questa festività.

Ma se pensate di sapere tutto su questa pianta, forse vi sbagliate: la stella di Natale, che siamo abituati a vedere in piccoli e graziosi vasetti ornamentali, nel suo habitat naturale può raggiungere ben quattro metri di altezza! E se, a questo punto, qualcuno si sta chiedendo quale sia questo famigerato habitat, potrebbe rimanere nuovamente stupito scoprendo che si tratta del Messico. Da qui, nel 1825 Joël Poinsett, ambasciatore americano in Messico, portò in America dei semi della stella di Natale e in tal modo fece conoscere questa bellissima pianta in tutto il mondo. Concludiamo dunque riportando una delle numerose leggende messicane sull’origine di questa pianta.

Nel giorno di Natale, una bambina povera non aveva nulla da offrire a Gesù, mentre tutti gli abitanti si recavano in chiesa portando vari doni. La piccola, triste, stava piangendo, quando all’improvviso le apparve un angelo che le suggerì di raccogliere alcune frasche e di portarle come offerta: non contava infatti la bellezza del dono, quanto più il sentimento d’amore che lo accompagnava. La bimba seguì il consiglio e, una volta giunta in chiesa, depositò le frasche ai piedi dell’altare. In un attimo, queste si trasformarono in fiori rossi e brillanti: le stelle di Natale, in Messico meglio note come “flores de la Noce Buena”.

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