Sfruttamento giovani star musica

Cantanti e infanzia rubata: lo sfruttamento delle giovani star della musica

Ognuno ha i suoi tempi per rivelare i propri interessi e inclinazioni. C’è chi ne è (quasi) consapevole intorno ai cinque o sei anni e chi, invece, li scopre più tardi. Tuttavia, il mondo dello spettacolo è ricco di esempi di celebrità che hanno iniziato la loro carriera durante l’infanzia. Non ci sarebbe nulla di sbagliato in tutto ciò se non fosse che questo successo, spesso mondiale e immediato, sia stato accompagnato da uno sfruttamento continuo delle loro doti e della loro immagine. Nel panorama musicale, tale situazione non riguarda soltanto i ragazzi d’oggi. Infatti, ci sono innumerevoli esempi di sfruttamento di giovani star della musica a partire dal secolo scorso, indipendentemente dal genere di riferimento.

La triste storia di Judy Garland

Classe 1922, Judy Garland nasce da una coppia di attori falliti che ripongono in lei le loro svanite speranze di successo. Il risultato?

Judy Garland
Judy Garland

La coercizione alla carriera di attrice e cantante sin dall’età dell’infanzia. Questo obbligo non è solamente di natura “morale”, ma anche fisica. Nonostante sia ancora nella fase della preadolescenza, Judy viene costretta a diete e all’assunzione di droghe per sostenere i ritmi duri e serrati delle riprese sui vari set. A 13 anni firma il primo contratto. A quasi 17 raggiunge l’apice della fama grazie alla sua performance ne Il mago di OZ di Victor Fleming, diventando la regina del musical di quel periodo.

Purtroppo, però, si sa che tanto più velocemente si arriva alla vetta del successo quanto più rapida sarà la discesa. Il resto della vita di Judy Garland ne è la triste prova. Dipendenze, abusi, amori impossibili e la continua esposizione mediatica – diversa, ma non meno pesante di quella attuale – segnano in modo indelebile la sua caduta nell’oblio e anche la sua prematura scomparsa, a soli 47 anni. Ancora oggi Judy Garland rimane uno degli esempi più esplicativi degli “effetti collaterali” e distruttivi dello sfruttamento delle giovani star della musica e del cinema. Il film in suo onore del 2019 premiato dalla critica ha costituito un riscatto solo parziale per le sofferenze e le ingiustizie che questa donna ha dovuto affrontare sin da bambina.

Michael Jackson, il bambino prodigio

Apogeo e abisso. Alti e bassi. Trionfi e sventure. La carriera di Michael Jackson è costellata di queste situazioni agli antipodi che la rendono anche difficile da raccontare in breve. Che quella del Re del Pop sia l‘emblema di un’infanzia rubata è noto a tutti. A soli 5 anni, entra a far parte del gruppo musicale Jacksons, creato dai suoi fratelli. Dopo qualche tempo, la band diventata Jacksons 5 ottiene un discreto successo, soprattutto grazie al talento di Michael. Avendo capito come il figlio minore fosse la punta di diamante, il padre Joe vede in lui il suo cavallo vincente. In molti, toglierebbero qualsiasi scrupolo e lo definirebbero macchina da soldi. La passione per la musica e il talento naturale da performer del piccolo Jacko vengono palesemente sfruttati senza alcun controllo.

Anni dopo, Michael Jackson ha rilasciato una profonda e sincera intervista a Oprah Winfrey sulla sua infanzia mai vissuta:

Ero molto piccolo quando io e i miei fratelli siamo diventati famosi. La celebrità ha molti aspetti positivi. Avevo otto o nove anni quando ho iniziato a girare il mondo e vivere esperienze memorabili; non rimpiango l’altra faccia della medaglia, ma tutto questo ha un prezzo e, nel mio caso, è stato molto alto. Ho rinunciato a tutto, ho rinunciato a essere me stesso.

 Nonostante tutte le polemiche che ruotano ancora oggi attorno alla sua figura, è lampante come lo sfruttamento dell’allora “Little Michael” costituisca una chiave fondamentale per saper leggere correttamente tutta la sua storia.

Un caso moderno: Justin Bieber

Se la distanza temporale ci rende miopi, l’eccessiva vicinanza porta alla presbiopia. Infatti, nel corso degli anni lo sfruttamento delle giovani star della musica ha semplicemente cambiato vesti. Non per questo, però, si è mai estinto. Che la loro musica possa piacere o non piacere, Justin Bieber e Miley Cyrus sono i Michael Jackson e Judy Garland del ventunesimo secolo.

Justin Bieber viene scoperto su YouTube a 14 anni. Caricava video di cover dei suoi pezzi preferiti e poi, all’improvviso, tutto Justin Biebercambia. Diventa al centro della scena musicale del secondo decennio del Duemila. Ha così tanto successo che persino il suo primo tour è mondiale. Dietro alle sue canzoni, ai suoi look e persino ai suoi movimenti sul palco, resta comunque l’attenta analisi di un team di addetti ai lavori che lo incanala fino a renderlo un “prodotto perfetto”. Come si dice, bisogna «battere il ferro finché è caldo», no? Bieber si trova nella stessa situazione nei primi anni di fama. A ritmi frenetici, pubblica singoli, album e videoclip. Ovviamente, seguono partecipazioni e candidature ai vari premi e le immancabili tournée da tutto esaurito.

Ora, l’abbiamo già detto. La musica di Justin Bieber può essere apprezzata come assolutamente rinnegata, ma una cosa è certa: come Jackson fu privato della sua infanzia, così la popstar canadese si è vista strappare dalle mani la sua adolescenza. Con essa, se ne sono andate anche tutte quelle esperienze che normalmente si fanno in questa fase della vita. Non sorprende, quindi, che nel suo ultimo singolo insieme a Shawn Mendes, Monster, Justin canti della paura di cadere, di fallire e di deludere le aspettative.

I was 15 when the world put me on a pedestal
I had big dreams of doin’ shows and making memories
Made some bad moves trying to act cool, upset by their jealousy
Lifting me up, lifting me up
And tearing me down, tearing me down,
I’ll take responsibility for everything I’ve done.

La teen idol più famosa di sempre: Miley Cyrus

Simile ma non del tutto è l’esperienza di Miley Cyrus. Nel 2006, anche lei ha 14 anni quando si ritrova al centro dell’attenzione grazie al suo ruolo da protagonista in Hannah Montana. Nella serie, Miley riesce a mostrare sia le sue doti canore che il talento per la recitazione. Già l’anno successivo la stima del suo patrimonio ammonta a circa 18 milioni di dollari e «Forbes» la inserisce nella classifica delle celebrità più pagate. La sua immagine è ovunque: in televisione, su capi di abbigliamento per bambine e teenager, sugli zaini e gli accessori per la scuola. La giovane Cyrus si trova così catapultata in un meccanismo complesso e irrefrenabile, gestito in parte anche dal padre Billy Ray, cantante country.

Nel corso delle edizioni di Hannah Montana, la star Disney ottiene consensi in panni che le vanno via via sempre più stretti. Perciò, superata la fase adolescenziale mai davvero vissuta, fa quello che alle adolescenti viene meglio: si ribella. Trasforma il suo modo di vestire, rivoluziona il suo genere musicale e cestina l’idea da brava ragazza che le era stata affibbiata negli anni. Non tiene conto, però, dei rischi di questo cambiamento. Infatti, la svolta di Miley Cyrus verso una figura pop più matura e più consapevole la porta inconsciamente anche a una costante ipersessualizzazione del suo corpo.

Le conseguenze di questo fenomeno

Tutti questi esempi dimostrano come lo sfruttamento delle giovani star della musica conduca a diverse conseguenze più o meno gravi. Da una parte si priva un bambino o un ragazzo della sua infanzia o dei suoi fatidici anni da teenager, insieme a quelle situazioni che si vivono solamente in quel periodo dell’esistenza. Dall’altra, si forma già un’identità artistica e un ego che non sempre corrispondono a lungo andare con i gusti e la volontà del cantante. Così facendo, rompere con il passato e trovare una nuova immagine può essere più difficile di quanto si possa pensare. Il prodotto perfetto del giovane prodigio funziona, ma solo una persona rischia di ritrovarsi vittima di questo meccanismo complesso e spesso opportunista. Ne vale la pena?

 

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