Si prendano le estremità dei propri arti superiori, quelle con cui si toglie la sicura alle granate e si gira il caffè, le si alzi a mezz’aria di fronte a sé, ad altezza valzer diciamo, in maniera tale che le palme si guardino con una cordiale indifferenza. Si uniscano lentamente pollice e indice, quindi pollice e medio, e così via fino ad esaurire le dita. Dovreste ottenere due tulipani chiusi.
Dunque, si extraruoti di novanta gradi i boccioli e li si osservi per un ultimo, solennissimo momento. A questo punto (temporale) si scelga con lo sguardo un punto (spaziale) lontano nella finestra incorniciata dai due tulipa e non lo si fissi per nessuna ragione, cioè lo si veda ma dimenticandosi di avere una cornea e un cristallino. Una volta scelto il punto, qualora lo si mettesse inavvertitamente a fuoco, toccherebbe ricominciare la procedura da capo. Sempre vedendo-ma-non-fissando il punto scelto, si proceda con dei leggeri movimenti ritmici e sincronici dei fiori, come a volergli scrollare di dosso delle piccole api sovrappeso e trasognate. Affinché i polsi e le dita risultino molli, dettaglio essenziale per una buona riuscita del procedimento, si può immaginare di averli dimenticati per una notte intera in un bicchiere di latte. Se tutto è andato come deve, ci si renderà subito conto che i profili molleggiati ai lati del campo visivo non sono più le nostre mani, bensì quelle di qualcun altro o addirittura qualcos’altro, forse un lemure.
Ma allora la faccenda assumerà una connotazione vagamente interrogativa: se quelle mani non sono le mie mani, dove sono finite le mie? Nel tentativo di provare a rispondere a questa fondamentale domanda, numerose scuole sono state istituite, sebbene le più influenti continuino a rimanere due, e due soltanto. Secondo la Scuola di Pasadena, California, il problema va ribaltato: le mani sono sempre le tue, sei tu ad essere diventato un altro. A sentire invece la Scuola di Klagenfurt il mistero rimane, e guai a spiegarlo.
Va infine segnalato un altro modo, di più rapida ma anche incerta efficacia: quello di togliere la sicura alla granata e attendere che il futuro venga incontro come un pastore bernese. Inutile dire quanto questa soluzione sia snobbata, quando non apertamente osteggiata, da entrambe le suddette scuole.
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