Nuovo giorno, nuovo appuntamento con la nostra rubrica dedicata ai Grammy. Eravamo rimasti all’album dell’anno qui, ma stavolta è il turno di menzionare le canzoni più meritevoli del prestigioso premio come canzone dell’anno (che, ricordiamo, dà più importanza alla scrittura di una canzone che alla produzione, al contrario del premio Record of The Year). Queste le candidature ufficiali, accompagnate dai rispettivi compositori:
Black Parade, Denisia Andrews, Beyoncé, Stephen Bray, Shawn Carter, Brittany Coney, Derek James Dixie, Akil King, Kim “Kaydence” Krysiuk and Rickie “Caso” Tice (Beyoncé)
The Box, Samuel Gloade and Rodrick Moore (Roddy Ricch)
Cardigan, Aaron Dessner and Taylor Swift (Taylor Swift)
Circles, Louis Bell, Adam Feeney, Kaan Gunesberk, Austin Post and Billy Walsh (Post Malone)
Don’t Start Now, Caroline Ailin, Ian Kirkpatrick, Dua Lipa and Emily Warren (Dua Lipa)
Everything I Wanted, Billie Eilish O’Connell and Finneas O’Connell (Billie Eilish)
I Can’t Breathe, Dernst Emile II, H.E.R. and Tiara Thomas (H.E.R.)
If the World Was Ending, Julia Michaels and JP Saxe (JP Saxe featuring Julia Michaels)
Dimitra Gurduiala, Caposezione
53.49, Childish Gambino
Childish Gambino ha dato vita a uno degli album più iconici dell’anno, ma non è stato minimamente considerato da nessuna delle categorie dei Grammy. Eppure, 3.15.20 contiene delle perle che fanno capire quanto Glover sia un artista a 360 gradi, versatile ma forte in ogni suo pezzo. 53.49 è, ad esempio, un brano che sarebbe stato particolarmente degno di una nomination (se non di vittoria) del premio per la canzone dell’anno.
È un pezzo che sa di felicità, di amore per se stessi, ma soprattutto di vita e del senso che si cela dietro di essa. È uno dei punti più alti della carriera di Glover, nonché una sorta di eredità spirituale dell’artista. In un excursus tra simboli religiosi, conversazioni con i suoi figli e riferimenti a suoi brani precedenti, Donald ha creato una canzone sensazionale da ogni punto di vista. Letteralmente quello che definirei un capolavoro, oltre che canzone dell’anno.
Giulia Ascione, Redattrice
Rain On Me, Lady Gaga feat. Ariana Grande
Ha sconvolto non vederla nelle tre categorie principali dei Grammy Awards 2021. Rain On Me, secondo singolo estratto dall’album Chromatica, si è dovuta accontentare della nomination come Best Pop Duo/Group Performance. Eppure, questo duetto tra Lady Gaga e Ariana Grande ha riscontrato molto successo in questi mesi, non solo per i suoi ritmi sfacciatamente pop. Infatti, a livello di testo, il brano presenta temi legati all’alleanza femminile e alla rinascita rispetto a dolori e sofferenze. Veicolare un messaggio importante con atmosfere danzerecce e spensierate non è una novità per Miss Germanotta.
Inoltre, tra gli autori di Rain On Me, troviamo il nome di Nija Charles, una delle penne più interessanti degli ultimi anni. Nija ha 22 anni, è un’autrice afroamericana capace di scrivere pezzi pop, R&B e country. La nomina a Song Of The Year sarebbe stata un riconoscimento anche per lei e per la sua battaglia nell’industria musicale che vedrebbe una ragazza di colore relegata solo al mondo dell’urban. Tutti, Gaga e Ariana comprese, si sarebbero aspettati qualcosa di più dopo il trionfo di Rain On Me agli MTV Video Music Awards, ma l’imprevedibilità dei prossimi Grammy ha sconvolto qualsiasi statistica.
Stefania Berra, Redattrice
Dynamite, BTS
Ci si deve accontentare della loro nomination a miglior performance di gruppo, ma il singolo estratto dal loro quinto album in studio Be, Dynamite avrebbe potuto occupare un posto prestigioso come Song of the Year. Stiamo parlando dei sudcoreani BTS, formatisi a Seoul nel 2013 e che stanno spopolando a livello internazionale; i sette eccentrici ragazzi infatti hanno superato qualsiasi record con il loro primo brano interamente in lingua inglese. Dynamite inoltre è il primo testo a non essere stato scritto da nessuno della boy band, bensì da David Stewart – che risulta essere anche produttore, insieme a Jessica Agombar.
I BTS ci hanno messo del loro, certo. Energia, potenza, freschezza, innovazione e allegria, anche attraverso un videoclip ricco di vibrazioni e colori. L’intento, fin da subito affermato, era quello di diffondere speranza e una naturale positività e possiamo dire che ci sono riusciti in pieno. Hanno mantenuto un background giovanile, senza essersi presi troppo sul serio. Questi ragazzi hanno ancora molto da offrirci nell’ambito della musica contemporanea, e Dynamite ne è l’esempio perfetto; sta consacrando i sette a un successo musicale planetario e soprattutto commerciale non da poco.
Veronica Piri, Redattrice
My Ex’s Best Friend, Machine Gun Kelly feat. Blackbear
A non essere stato nominato è anche Machine Gun Kelly con My Ex’s Best Friend feat. Blackbear. Il brano, con oltre 153 milioni di streams su Spotify, è stato pubblicato il 7 agosto 2020 come terzo estratto dal quinto album in studio dell’artista, dal titolo Tickets to My Downfall. L’album è stato pubblicato il 25 settembre scorso ed è stato prodotto da Travis Barker, il batterista dei Blink 182, proclamando il ritorno in auge di un genere da tempo sottovalutato: il pop punk.
Con questo disco, Colson Baker, vero nome del rapper statunitense classe 1990, vuole ricordare alle nuove generazioni il fascino senza tempo del suonare la chitarra, e di come la sua presenza renda ogni canzone più intrigante. Dopo il successo dell’album precedente e lo stop dei tour a causa del Covid, Machine Gun Kelly ha partecipato agli MTV Video Music Awards 2020 con un medley di My Ex’s Best Friend e Bloody Valentine, altro grande successo per il quale è stato nominato agli AMA 2020. Nonostante tutto, però, purtroppo, nessuna nomination ai Grammy per lui.
Andrea Ciattone, Redattore
Will, Joyner Lucas
Probabilmente la quota outsider tra queste proposte, il brano è un inno a Will Smith, idolo di una vita di Joyner Lucas che ha voluto omaggiare con delle barre che giocano con i titoli dei film di maggior successo del Principe di Bel Air, citando pellicole cult come Man In Black, Bad Boys, Alla ricerca della felicità e Io Robot. Il pezzo è diventato virale in rete grazie anche alla pubblicazione del video musicale, che segue perfettamente il filo del brano mettendo in scena frame di ogni film citato all’interno di esso.
Il video si conclude con un cameo dell’attore, il quale entusiasta ha risposto all’elogio del rapper proponendo una collaborazione e realizzando con lui un remix del pezzo stesso, coronando il sogno di un ragazzo voleva semplicemente ringraziare pubblicamente il suo eroe d’infanzia. Nonostante il pezzo non abbia avuto la stessa spinta e risonanza dei brani candidati per la categoria Song of The Year, non manca sicuramente dei requisiti per poter essere tra di loro.
Francesco Pozzi, Redattore
Bean (Kobe), Lil Uzi Vert feat. Chief Keef
Tra i grandi esclusi dei Grammy di quest’anno figura certamente anche Lil Uzi Vert. Il rapper di Philadelphia, uno dei maggiori esponenti di quel filone che ha influenzato la musica hip-hop degli ultimi anni, non è stato preso in considerazione per nessuna delle categorie relative al genere. L’esclusione è stata una sorpresa per tutti, soprattutto per un artista così acclamato dalla critica quest’anno. Il rapper è infatti tornato prepotentemente sulla scena, rilasciando Eternal Atake a tre anni dal suo primo album in studio. A seguire, la deluxe dello stesso che poi si è rivelata la seconda parte del mixtape Lil Uzi Vert vs. The World del 2016.
All’interno della deluxe edition figura Bean (Kobe) in collaborazione con Chief Keef, altro esponente di spicco del genere. Il brano è permeato dall’atmosfera tipica che Lil Uzi riesce a creare, grazie al sapiente uso di autotune e linee melodiche. Chief Keef lo accompagna sul beat con la sue voce profonda e un flow scandito. Il risultato è un pezzo completo, contemporaneo, tra i più meritevoli dell’intero progetto. Insieme a Lotus e P2 (presente in Eternal Atake), Bean avrebbe meritato maggior fortuna. Dall’alto dei milioni di ascoltatori mensili e delle copie vendute dei vari progetti, i brani di Uzi rimarranno iconici nonostante l’esclusione dal premio.