Apollinaire: il poeta che ha trasformato la parola in disegno

Guillaume Apollinaire, poeta e critico d’arte francese, è stato uno dei primi artisti a saper canalizzare nelle proprie opere quello spirito di novità che si andava respirando in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento. La sua arte taglia drasticamente i ponti con la tradizione poetica in auge fino a quel momento: finalmente libera dalle costrizioni della metrica, la lingua si avvale delle parole per comporre disegni e immagini.

Il percorso artistico di Apollinaire è ambivalente. Le sue prime poesie, composte dal 1898 al 1912 e confluite nella raccolta poetica Alcools, risentono notevolmente degli influssi del Simbolismo francese, per il quale le tematiche malinconiche e oniriche rappresentano il centro propulsore della narrazione. La Rivoluzione Industriale, tuttavia, e con essa le grandi innovazioni che ne sono conseguite, hanno attirato il poeta nella loro seducente tela, allontanandolo progressivamente dall’ormai obsoleto Simbolismo. L’interesse per il moderno porta Apollinaire a frequentare artisti d’avanguardia a Parigi, avvicinandolo addirittura al Futurismo di Marinetti. Non è un caso, infatti, che allo scoppio della Prima Guerra Mondiale – che lui stesso aveva definito “un grande spettacolo” – egli decida di arruolarsi come soldato volontario.

E’ allora che il suo itinerario poetico subisce un’inversione di rotta. Per tradurre il progresso sociale in progresso poetico, Apollinaire ricorre a nuovi dispositivi tecnici ed espressivi, quali l’eliminazione della punteggiatura e l’utilizzo del verso libero. Dopo Alcools, infatti, la successiva raccolta poetica Calligrammes esprime a pieno la sua nuova idea di lingua: sciolta da qualsiasi vincolo metrico e disposta in modo da comporre un disegno, un calligramma, appunto. Lettre-Ocean ne rappresenta uno dei manifesti più evidenti.

lettre océan Guillaume Apollinaire | 文字

Lettre-Ocean, pubblicato sul giornale «Le sere di Parigi» nel 1914, è stato definito da Apollinaire stesso un ”ideogramma lirico”. Sia nei riguardi della lettera sia nei riguardi della parola, questo particolarissimo testo si presenta come già al limite – o quasi al limite – delle possibilità di sfruttamento della lingua. Per realizzarlo, Apollinaire utilizza le tecniche del ”poema illustrazione” e della ”poesia conversazione”: la prima, assimilabile al calligramma, consiste nella rappresentazione di immagini attraverso una studiata disposizione delle parole; la seconda, nel prelevare dal parlato frammenti di conversazioni e renderli poesia.

E’ in questo modo che Apollinaire dà vita a quelli che ad un primo sguardo potrebbero sembrare dischi solari, ma che molto più probabilmente rappresentano la Tour Eiffel osservata da tante angolazioni diverse, oppure la ruota panoramica eretta a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale del 1900. Qualsiasi sia il significato attribuito al calligramma, in ogni caso esso si realizza attraverso la disposizione di versi, frasi gergali tipiche del francese e parti di conversazioni quotidiane.

Lo spiccato interesse di Apollinaire per il progresso tecnologico è evidente: la Tour Eiffel era considerata, all’epoca, l’emblema della modernità e delle innovazioni architettoniche. E non vi è dubbio che Lettre-Ocean rappresenti, in parte, un inno all’impatto positivo che la tecnologia può avere sulla vita dell’uomo. Tuttavia, consistente nel testo è anche la componente più intima e sicuramente meno abbagliante delle innovazioni tecnologiche: la sfera privata e affettiva del poeta. Le due pagine sulle quali Lettre-Ocean si sviluppa, infatti, altro non sono che le due facciate di una cartolina spedita da Apollinaire al suo amato fratello Albert. I due, al momento della stesura dell’epistola (la ”lettre” del titolo), sono infatti divisi dall’Oceano Atlantico (”ocean”): Apollinaire si trova a Parigi, mentre Albert è a Città del Messico. All’interno dell’opera compaiono simultaneamente tutte le componenti di una canonica cartolina: la fotografia della città (rappresentata dalla Tour Eiffel), la descrizione, il francobollo e i saluti tra i due fratelli.

Ma la soggettività insita nel testo è percepibile anche dalla parola ”cré” (“creare”?), la quale, ripetendosi, dà forma al cerchio più esterno del disco solare di destra. Queste onomatopee che si susseguono una dopo l’altra, sembrano quasi rappresentare i passi di Apollinaire stesso, che, camminando intorno alla Tour Eiffel, dà vita alla sua nuovissima poesia. Ogni poeta, infatti, è un creatore: un uomo che, compiendo “passi lirici” in epoche diverse, compone la propria personale poesia.

Una delle chiavi di lettura di Lettre-Ocean, allora, sarà proprio l’ostinata battaglia tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione. Apollinaire si trova in bilico fra un cambiamento di paradigma: abbandonarsi al fascino delle acquisizioni tecnologiche oppure continuare ad adempiere al proprio dovere orfico, cioè di creazione (poetica). Marinetti parlava di “modernolatria”, cioè di preminenza della macchina sull’uomo. Apollinaire si discosta da questa idea, propendendo piuttosto per l’accettazione del progresso, con la consapevolezza, però, che nulla di nuovo possa esistere senza il sole dell’arte e della cultura.

La poesia e l’uso della lingua, indipendentemente dal passaggio del tempo e nonostante le innovazioni che in ogni epoca apportano inevitabili cambiamenti nella vita dell’uomo, devono continuare a splendere. Proprio come i due soli in Lettre-Ocean.

 

FONTI

Guillaume Apollinaire, Lettre-Ocean, 1914.

Silvia Riva, La città scrive: détournements nella cultura contemporanea di lingua francese, 2009.

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