Immersa in un mondo di sogni e affascinanti prospettive, una ragazza si aggira per Parigi. Lavora come cameriera al Café des 2 Moulins , un bar di Montmartre. Il suo nome è Amélie Poulain e i suoi occhi svelano una realtà che unisce stranezza e fantasia.
Diretto da Jean-Pierre Jeunet, Il favoloso mondo di Amélie è un film del 2001 con protagonista Audrey Tautou. La pellicola, acclamata da pubblico e critica, registrò un incredibile successo in tutto il mondo e ancora oggi riesce a regalare le stesse emozioni di vent’anni fa. Tra gag esilaranti, espedienti bizzarri e umane follie, la pellicola è una commedia romantica dall’animo profondo e dagli innumerevoli spunti di riflessione. Le scelte di montaggio e una regia raffinata consentono una completa immersione nella favola di Amélie, nel suo stravagante modo di vedere le cose.
Amélie Poulain, una bizzarra eroina
Centro nevralgico della pellicola è naturalmente la sua favolosa protagonista. Amélie è una ragazza bizzarra, cresciuta in un ambiente familiare a dir poco particolare. Lo strano rapporto con i genitori l’ha portata ad elaborare una nuova prospettiva d’indagine del mondo. I suoi occhi si posano sulla realtà circostante con delicatezza e ottimismo, facendone una creatura straordinariamente fuori dal comune. Divenuta grande trova lavoro in un bar di Parigi, ma la sua vita è pronta a una svolta inaspettata; pronta a intersecarsi con quella di altri bizzarri comuni concittadini.
Il padre, la paura di sognare
Una sera, all’interno del suo appartamento, Amélie rinviene una scatoletta contenente oggetti di un bambino vissuto in quella stessa casa alcuni decenni prima. La giovane decide di ritrovare il legittimo proprietario di quel “tesoro”; una scelta che conduce Amélie in una spirale nuova e imprevedibile. La ragazza inizia a osservare meglio il mondo che le sta accanto per poter aiutare quante più persone possibili nel superamento delle proprie insicurezze.
Il primo grande obiettivo è il padre, divenuto sempre più apatico e freddo dalla morte della moglie. Un comportamento che spinge l’uomo ad attaccarsi a insulsi beni materiali, ostacoli che ben raffigurano la paura di sognare e viaggiare alla scoperta di una nuova realtà e di una positività che sembra scomparsa. Nel triste panorama raffigurato, fatto di scarse speranze, nani da giardino e porte chiuse, Amélie elabora un astuto stratagemma per aprire al padre nuovi orizzonti. Il sorriso corre in aiuto all’apatia, il sogno all’incapacità di guardare oltre le nuvole dell’insicurezza.
Georgette, la portinaia e Hipolito: paura e pessimismo
La paura. Un sentimento forte, spesso prepotente che scava l’animo umano. Un sentimento pericoloso che, se lasciato crescere nel cuore, rischia di spezzare il filo sottile che ci collega al futuro in cui speriamo. La paura permea il film, nemico invisibile ma presente nella sua multiforme essenza. Georgette, la portinaia e lo scrittore Hipolito. Tre personaggi che Amélie sceglie di aiutare, senza mai esporsi direttamente, ma insinuando in loro una nuova forza. Da un lato la paura di amare, dall’altro la paura di non essere stati amati. E ancora la paura di non farcela, di rimanere uno fra i tanti. Paure diverse, ma ugualmente sconfortanti. Paure umane, spaventosamente reali e di un’inquietante attualità. Alle volte basta una spinta, una piccola bugia o una frase su un muro. Non è detto che funzioni e forse non è nemmeno necessario. Ciò che è davvero importante è la capacità di accorgersi di se stessi, della propria forza, della voglia che ognuno ha di scrivere le pagine della propria vita senza timori o inutili freni.
Il pittore e Amélie: la paura di essere se stessi
Tra una risata e l’altra, tra un’insolita bizzarria e una normale follia, la pellicola di Jeunet si muove con grazia ed eleganza, disegnando una trama insolita e fortemente allegorica del mondo che ci circonda. Tra le sfumature più interessanti di siffatto disegno, il rapporto tra Amélie e il pittore Raymond Dufayel è di certo quella più colorata. L’incontro tra la ragazza insicura e l’uomo di vetro. Lei, incapace di imboccare la strada della felicità; lui, affetto forse da osteopetrosi e chiuso in casa ad ogni ora del giorno. A unirli la paura di accertarsi, di essere davvero se stessi, con coraggio. A unirli un quadro, ripetuto all’infinito, specchio simbolico della loro condizione, punto di partenza per quotidiane riflessioni e punto di svolta per le loro vite. Lui ha bisogno di lei, lei ha bisogno di lui. I due si completano in una raffinata esposizione dell’amicizia sincera. Un legame forte destinato a trasformare entrambi nelle versioni felici di loro stessi.
Il favoloso mondo di Amélie è una pellicola che fa stare bene. Un film sereno, ricco di voglia di vivere. Un gioiello francese che fa risplendere amore e felicità, nella loro essenza più pura. Un gioiello da vedere e rivedere per poter cogliere tutte le sfumature possibili di un disegno elaborato e forse un po’ folle della nostra quotidianità.