“La mia paura più grande è quella di ammalarmi di normalità”
Si chiama Tucano in arte. Da sempre in cerca del modo più espressivo possibile per suscitare emozioni. Questa volta, con il nuovo EP, che sarà disponibile a partire da gennaio, ha proprio fatto strike. Per ora, intanto, potete ascoltare la traccia “Organi caldi“, già pubblicata. Traccia dopo traccia, sentiamo tutte quelle illusioni che ci raccontiamo ogni giorno, e che finiscono per diventare parte della nostra essenza, crollare. Sciogliersi. Svanire. L’EP di Tucano agisce su quei frammenti di superficialità che ci compongono come fa il mare con le impronte sulla sabbia: ne rende chiara la loro inconsistenza, labilità e caducità.
Titolo del nuovo EP? “Stranormale”
Titolo interessante. “Stranormali” sono tutte quelle cose che pensiamo siano fuori dagli schemi, ma che in realtà rientrano, a loro volta, in schemi ben precisi. Ogni volta che vogliamo uscire dagli schemi, paradossalmente, non ci rendiamo conto che ci stiamo votando schiavi di quegli stessi meccanismi da cui vorremmo poter evadere. Stiamo diventando parte del sistema. Il solo fatto di volerci sentire diversi, speciali, “strani” (parola che va tanto di moda), in realtà, ci omologa, ci rende dipendenti. Peggio: ci rende dipendenti inconsapevoli. Ci dà l’illusione di essere davvero speciali.
Sembra assurdo, ma è un paradosso che fa concorrenza a quello di Achille e la tartaruga: non ci rendiamo conto del fatto che la nostra voglia di essere speciali, ci porta ad essere assolutamente normali. Non ci rendiamo conto di quanto non dovremmo aspirare ad essere “speciali”, o “diversi”, ma dovremmo saper consapevolmente scegliere di essere noi stessi. Senza paragonarci agli altri, senza omologarci a loro, senza volerci a tutti i costi distinguere. “Fanc*** le rime, fanc*** l’hip hop, io non voglio le bambine che mi fanno i TikTok”, racconta nella traccia Stranormale. Una considerazione sul fatto che il valore di una canzone non dovrebbe essere determinato da quanto questa venga ballata su TikTok, perché l’arte non può e non deve ridursi a questo, ma dovrebbe portarci a viaggiare in quello che Nietzsche avrebbe chiamato il nostro “mondo interiore”.
Flixbus
All’interno dell’EP è presente anche la traccia “Flixbus”: “Ho girato l’Europa stando sopra ad un Flixbus, canta Tucano”. E poi… “Come ci sono finito, nella stazione a Milano, a Torino?”. È sempre così: sappiamo da dove partiamo, non sappiamo mai di preciso dove andiamo a finire. Ci succede nel lavoro, nella vita, nelle relazioni. Sappiamo sempre il punto di partenza, più raramente abbiamo consapevolezza certa della meta. Anzi, anche quando programmiamo bene la meta, non abbiamo idea di quante peripezie ci separino dal suo raggiungimento.
Quante strade senza uscita che dovremo ripercorrere al contrario, quante rotonde in cui resteremo incastrati per svariati giri, prima di riuscire a decidere quale uscita prendere. E ne usciremo con la testa che gira e una confusione che pervade ogni centimetro dell’anima. Quante volte sentiamo il bisogno di partire? Partire per colmare un vuoto, o per dimenticare qualcosa, qualcuno. Forse, invece, partire per ricordare, per ritrovarci, per capire che meta vogliamo scegliere. Quante volte basta un biglietto last minute per mettere il mondo in pausa?
619
“Rappo tra parolacce e poesie, troppe figuracce e parodie”, comincia a raccontare Tucano nella traccia “619”. Una traccia dal retrogusto rivoluzionario, come, del resto, tutto l’EP. Spesso pensiamo che la rivoluzione coincida con il “fare casino”. Sradicare la morale, attaccare le ideologie, distruggere i punti fermi. In realtà, le vere Rivoluzioni, non iniziano mai dal disordine. Le vere rivoluzioni avvengono nella testa. È un movimento mentale delicato, quasi il ronzio fastidioso di una mosca, che ci fa rendere conto che qualcosa non va. Da quella presa di coscienza derivano le nostre consapevolezze, che, mosse dal vento della sete di cambiamento, fanno divampare una prima, piccola scintilla mentale. Canta Mika in una bellissima canzone “Non serve uno stupido per dar vita ad un incendio: basta qualche scintilla solitaria, e il fuoco divampa”. E questo EP di Tucano è decisamente pieno di scintille solitarie. Non ci resta che scegliere: vogliamo essere scintille anche noi, o stare a guardare mentre la fiamma divampa?
Organi caldi
Ultima, ma non per importanza, “Organi Caldi”. Un brano prende vita tra le righe di uno dei più grandi scrittori della modernità: Charles Bukowsky. Un’ermeneutica intima e profondissima quella che si instaura tra Tucano e le parole di Bukowsky.
“Bukowsky non è quello che leggiamo in qualche stato di Instagram, o sotto qualche foto banale sui social”, mi racconta Tucano, “non è quello, per niente. Bukowsky è uno che ha trovato nella scrittura il proprio inno alla libertà. Potremmo dire che la scrittura è stata la sua rivoluzione: non si è mai piegato di fronte a nessun meccanismo capitalista, economico, sociale, no. È sempre stato solo se stesso. Ed è quell’autenticità, oggi così rara, che risveglia in me la nostalgia di qualcosa che mi piacerebbe osservare intorno a me ogni giorno”.
La rivoluzione è quando faccio l’arte, sì, ma a modo mio
Siamo capaci di godere dell’arte senza secondi fini? Siamo capaci di ascoltare una canzone, o di guardare un quadro, e trovarvi dentro qualcosa di utile per noi stessi? Senza pensare a postarlo su Instagram, senza cercare frasi che possano servirci a rimorchiare qualche tipa o mandare qualche segnale all’ex. Siamo capaci di non strumentalizzare l’arte, di fruirla, come direbbe Kant, in modo disinteressato? Senza farla soccombere o renderla impura inserendola nei meccanismi devastanti che scandiscono le nostre vite, attentando alla nostra capacità di essere umani, facendoci dimenticare quanto è bello vivere le cose in modo intimo. Perché intimità significa connessione.
E se c’è una cosa che rende speciale questo omaggio di Tucano a Bukowsky è proprio questa intimità, questa connessione, questa voglia di capirlo davvero, non per spiegarlo a qualcuno, ma per il gusto di farlo.
Lo leggo così l’EP di Tucano, ed è questo che vi auguro: vi auguro di essere scintille consapevoli, e non farvi semplicemente travolgere da una fiamma che non vi appartiene. Scegliete bene qual è la vostra fiamma, e bruciate forte con lei. Farà male, sarà faticoso. Ma ne sarà valsa la pena.
Le immagini sono state fornite durante l’intervista