La storia del gin: dalle sue origini alle eccellenze italiane

I can’t be no-one else / I’m feeling supersonic / Give me gin and tonic.

cantavano così gli Oasis, il noto gruppo indie-rock britannico, nel 1994.

Mi esercito nell’autocontrollo piú severo. Non bevo mai niente piú forte del gin prima di colazione.

diceva William Claude Fields, comico e attore statunitense di inizio Novecento. E il romanziere britannico Nicholas Monsarrat scriveva:

Può non esserci colpa ma ci saranno pensieri. E per i pensieri c’è il gin.

Il Gin and tonic è un long drink a base di gin e acqua tonica. Sembra ormai essere uno dei cocktail più in voga tra i giovani di oggi. Il Gin rientra nella lista degli alcolici più importanti nel mondo della Mixology, l’arte in uso ai bartender per miscelare i cocktail, e ha conquistato ampio spazio dietro ai banconi dei più importanti lounge bar.

La storia del Gin

Il gin è un distillato di mosto fermentato di cereali, solitamente granoturco, frumento e orzo, che viene aromatizzato con ginepro, spezie, agrumi, fiori, bacche e vari ingredienti scelti dal mastro distillatore: i cosiddetti botanicals.

Sembra che il primo proto-gin sia stato ottenuto da alcuni monaci salernitani, i quali volevano distillare l’alcol con il ginepro al fine di ottenere alcune proprietà naturali di questa pianta a scopo farmaceutico. Sicuramente non per cercare l’ebrezza. Tuttavia, il primo vero distillato arriva grazie al Dottor Silvius, un medico olandese che crea il suo Genever formato da alcol e oli essenziali di Ginepro, riscuotendo subito un enorme successo. Il Genever viene prescritto prima come tonico ai marinai e ai soldati, i quali lo consideravano un tonico medicamentoso. Essendo in quegli anni intensi gli scambi commerciali tra Olanda e Inghilterra, in breve tempo i marinai inglesi adottano questa bevanda, facendone il loro distillato nazionale. E così da Genever, diventa Geneva e poi soltanto Gin. Gli inglesi cominciano quindi ad utilizzarlo come bevanda popolare, tanto che, nel 1751, viene tassato per limitare frodi e abusi alcolici.

Sempre gli inglesi infine limano il suo iniziale sapore troppo secco, dovuto alla ricca abbondanza di spezie, aggiungendo così durante la fase di distillazione non solo fiocchi di ginepro, ma anche cardamomo, pepe, agrumi e coriandolo. Da quel momento sorgono le prime vere e proprie distillerie e si delinea uno stile preciso di gin, che diventa poi il London Dry Gin, un distillato non molto profumato, molto resinoso e pieno di vigore alcolico.

Numerosi sono stati negli anni anche i metodi di distillazione. Nella prima fase si distillava un primo wash di cereali e poi si faceva una seconda distillazione durante la quale i vapori che salivano verso l’alto passavano attraverso dei “cestelli” che contenevano i botanicals, che rimanevano così impregnati dai vapori alcolici. Oggi invece si preferisce fare macerare i botanicals direttamente nell’alcol, prima che avvenga la seconda distillazione. La massa alcolica ottenuta infine viene aromatizzata, scaldata e distillata una seconda volta, scartando testa e coda e condensando i vapori nel refrigeratore. In questo modo il gin può essere imbottigliato per poi essere venduto e sorseggiato.

Per queste ragioni, il gin non è un alcolico che si beve da solo, come il wishky o la vodka, ma è il maggior ingrediente di numerosi bicchieri che vanno sotto il nome ad esempio di Martini. Il classico cocktail Martini è infatti composto da gin e vermuth dry.

Il genio del Gin italiano

Divenuto nel corso del tempo un distillato principalmente britannico, oggi anche l’Italia si sta facendo spazio in quello che è il mondo del distillato resinoso e pungente per eccellenza. Secondo la Ginoclopedia di Gin Italy, questo fenomeno si è ampiamente diffuso negli ultimi cinque anni sul territorio italiano, che conta oltre duecento etichette di gin dalle diverse qualità. Da quella commerciale a quella più artigianale che cerca di far eccellere il gin italiano. Come Federico Cremasco che, in un’intervista lasciata a Barmanitalia, racconta:

Proprio di fronte al locale ho aperto il mio laboratorio, una ex farmacia del paese. Già nel 2014 ho realizzato un primo laboratorio, dove le piante raccolte diventano infusi e distillati. Inizia così una fase di ricerca e sperimentazione nel mondo degli spirits, che mi ha portato prima a concepire il trittico: Gin – Bitter – Vermut, e adesso altri prodotti a base di piante locali. Infatti tutto nasce dalla mia passione per piante e natura. Dapprima, a studiare e a raccogliere botaniche ed erbe officinali. Poi iniziando a coltivare spezie nel prato del nonno dietro a casa; ed infine sperimentando diverse tecniche d’estrazione per creare oli essenziali, dalle fragranze senza tempo.

Sempre Federico Cremasco aggiunge:

Naturalmente ho fatto un percorso molto ampio, come corsi di profumeria, erboristeria e anche aromaterapia ma soprattutto da “aromatiere”. La mia grande passione sono le erbe e il mio percorso è stato sempre dedicato solo a conoscere e trasformare le botaniche; infatti Fred Jerbis sta per “le erbe di Federico”. Abbiamo scelto un nome d’ispirazione friulana proprio per dare risalto ed importanza al territorio, fondamentale per la creazione dei nostri prodotti. L’idea è stata quella di mostrare questa alchimia rispecchiandola in FJ, in cui sono in continuo dialogo con la natura; ricercare, e sperimentare nuovi abbinamenti, rinnovando i gusti; un erborista, che coltiva e cura piante giorno per giorno. FJ crea spiriti: distillati e liquori naturali, con ingredienti di alta qualità. Una filiera corta per creare prodotti unici, Fred Jerbis porta in se i valori del KM0 e dell’artigianalità.

Il suo marchio, Fred Jerbis, è uno dei pochissimi nostrani che sia riuscito a superare i confini del mercato nazionale, tra ristoranti stellati e American Bar.

E’ molto difficile stabilire quale sia il miglior gin prodotto. Senza dubbio alcuni gin, come il Desmond Payne, sono riconosciuti a livello mondiale come tra i più grandi gin inglesi ed europei. Proprio come nel mondo del vino, della birra e della gastronomia, anche in quello del gin c’è il buono e il cattivo, il peggio e il meglio. Il gin rappresenta un viaggio che almeno una volta nella vita bisognerebbe assaporare.


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