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Viadellironia: morte come rinascita e fine come nuovo inizio

Le radici sul soffitto è il primo album delle Viadellironia, ed è stato pubblicato lo scorso 20 novembre per Hukapan, l’etichetta discografica indipendente (e agenzia creativa) di proprietà del gruppo musicale Elio e le Storie Tese. La realizzazione vede il sostegno del MiBACT, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”. Questo è un programma promosso dal Mibac e gestito da SIAE che destina il 10% dei compensi per “copia privata” a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani. Dopo aver vinto il bando, Hukapan decide di sposare il progetto a 360° e di produrre l’album.

Il disco è stato anticipato da un primo singolo Ho la febbre feat. Edda; contiene dieci brani, tutti scritti e composti da Maria Mirani, Giada Lembo, Greta Frera e Marialaura Savoldi. La produzione è di Cesareo (chitarrista e compositore del gruppo Elio e le Storie Tese).

Le “poetesse maledette”

Le radici sul soffitto si focalizza sulla decadenza nel mondo attuale con occhio critico, non mancando di superare la – fin troppo comoda – passività. Nei loro testi le quattro ragazze esprimono l’immenso disagio che provano stando al mondo, l’inquietudine che caratterizza chi non riesce a trovare un posto felice. Il tutto attraverso testi di un’intensa malinconia, un po’ come quelli dei poeti maledetti: tanto affascinanti, ma altrettanto cupi e pieni di interrogativi senza risposta. Protagonista però è anche il rock d’influenza anni Novanta, che impreziosisce e dà profondità ai pezzi; non è un caso che tra le più grandi influenze delle ragazze vi siano nomi come Beatles, Elliott Smith, Afterhours, Baustelle, Nada.

“Hai quasi sempre scritto / di un relitto”

Il disco si apre con Bernhardt, brano che esprime il modo della vita, spesso schietta e dura, di abbattere quei sentimenti di rivalsa che nascono dalle circostanze. Solo il tempo – e, a volte, la casualità degli avvenimenti – sono in grado di metterci davanti allo specchio della realtà. Le ragazze hanno intitolato il brano come la nota attrice francese, Sarah Bernhardt, che è stata una celebre attrice teatrale e cinematografica, soprattutto per i suoi ruoli nella Tosca di Victorien Sardou.

Segue Le radici sul soffitto, la titletrack, incentrata su ospedali e malattie. Su un letto, c’è l’essere umano che si lascia andare all’apatia, alla noia e confonde il soffitto con il cielo in cui guarda “le radici sul soffitto”. L’uomo si fa trasportare al di fuori del proprio corpo, dove può osservare le radici del cipresso, di Saturno – alla fine, però, scopre che è mera immaginazione, un semplice inganno del cervello.

Guarda

Le radici sul soffitto

Ti ricordano che hai quasi sempre scritto

Di un relitto.

“E mai vedere / l’intelligenza dei tuoi occhi / che si ferma”

Viene il turno del singolo Ho la febbre che vede la partecipazione, alla voce, di Stefano “Edda” Rampoldi. A essere descritta è Milano, una città che ha racchiuso in sé tutta la provincia lombarda diventando il centro aggregativo per cultura, spettacoli, industria e tecnologia. La vita di provincia è noiosa, così il cantautore milanese diventa un cicerone per un giro in zone come quella delle Colonne di San Lorenzo, Brera e sui tram che tagliano la città, facendo scoprire l’anima e la magia di questa città.

Vorrei vedere

I tuoi vent’anni

Come stessi dentro una lanterna

Vorrei vedere

La tua maniera di imparare la vita moderna

E mai vedere

L’intelligenza dei tuoi occhi

Che si ferma.

Così cantano le Viadellironia ne La mia stanza, brano che esprime la voglia di vedere i vent’anni di quelle persone stanche e anziane che sono abbandonate nella penombra di una stanza comune di un ospizio. Nei loro occhi la vita si è fermata nel momento in cui hanno varcato la soglia della casa di riposo, ma nei loro vent’anni era tutto diverso.

viadellironia“Giudici di adesso e di allora”

Canzone introduttiva parla invece di una donna che, preparandosi al patibolo, medita sul fatto di non essersi mai sentita a proprio agio nel mondo costruito a misura di altri. È diversa dalle altre canzoni del disco, ha tinte blues e presenta citazioni letterarie tra il caustico e il decadente. L’esecuzione avviene al senatorio di Vichy.

E avrei molte cose da dirvi ancora

Giudici di adesso e di allora

Ma son stanca

Son troppo stanca

Per ascoltare una nuova sentenza

Sulla mia indecenza.

Segue Come vene del marmo. Il marmo, nonostante sia un materiale molto pregiato e senza tempo, ha le sue venature. Queste sono il risultato di diversi fattori, legati principalmente a caratteri fisico-chimici e mineralogici. Allo stesso modo, gli esseri umani cambiano nel tempo a causa del contesto in cui crescono, degli amici, la famiglia e l’educazione ricevuta.

E strani pensieri

Mi scorrono lenti in testa

Come vene nel marmo.

Stampe giapponesi è una canzone in cui le ragazze esprimono la necessità di cercare un riparo proprio nelle stampe giapponesi, definite come delle immagini del mondo fluttuante. Un mondo che rappresenta ed esalta la cultura giovane, base per l’ascesa di un Oriente innovato ma sempre legato alla tradizione.

Di stare a coltivare i miei rapporti

Che all’infuori di te

Non c’è alcunchè

Di cui mi importi

E non c’è niente

Che mi sembri divertente.

“La mia forma di eversione è solo egotica e fasulla”

Architetto inizia con la richiesta di un letto a un architetto e una casa a un geometra, ma consiste in realtà in un’affascinante quanto intrigante metafora della vita. Una vita intera si fa architettura, tra scale che ricordano serpenti, capelli d’argento e ombelichi donatori di vita, simboli di vita e di morte.

Amore, amore tessimi un sistema

Che non sia questa prigione.

Simile a un morente è dove la decadenza ritrova la sua linfa con l’incessante succedersi di giorno e notte, in una rovinosa descrizione di un cuore prossimo alla distruzione, mista a passività e al mal di vivere. Possiamo decisamente dire che sì, queste ragazze sono proprio le poetesse maledette di cui avevamo bisogno.

Non sono in grado di interpretare nulla

E la mia forma di eversione è solo egotica e fasulla.

A concludere è Figli della storia, brano che parla dell’apatia – quella che, al giorno d’oggi, ci rende figli inermi di un mondo sempre più frenetico. Si chiude con una domanda ricca di significato: 

Com’è possibile fare parte della storia

Se non assomigli a niente

E se sosti quasi sempre sulla soglia?

Le Viadellironia, quindi, hanno iniziato a far parte della storia; non vediamo l’ora di scoprire la loro evoluzione.

FONTI

Materiale gentilmente offerto da Fleisch Agency

CREDITS

Copertina e immagini gentilmente offerte da Fleisch Agency

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