Siamo abituati a vedere primeggiare la Svezia in statistiche riguardanti la qualità della vita, il reddito medio o la felicità dei cittadini, ma, dal 2020, un nuovo e particolare primato caratterizza la nazione scandinava: per la prima volta nella storia, il numero di preti donne ha superato quello degli uomini. Secondo la Chiesa svedese, infatti, su un totale di 3.060 pastori attivi nel paese, ben 1.533 sono donne.
Nella Chiesa svedese, cristiana di tradizione luterana, le donne possono diventare sacerdoti sin dal 1958 ma, secondo quanto dichiarato dalla portavoce Cristina Grenholm, il processo che ha portato le donne a rappresentare più della metà dell’intero clero è avvenuto ad una velocità sorprendente, influenzato dal generale processo di gender equality, ovvero la parità di diritti tra uomini e donne. Nel 2013 i corsi di teologia svedesi erano frequentati per il 70% da donne, dato che evidenzia come il numero di preti donna nel paese è destinato a salire, e di molto, superando stabilendo quello dei colleghi uomini. Ciò che, però, cambia più lentamente ancora una volta è il divario salariale, che attualmente è di circa 250€ in favore degli uomini. Che questo sia dovuto al fatto che molte delle posizioni di comando siano occupate da preti di sesso maschile?
In Italia, dove la religione tradizionalmente maggioritaria è il cattolicesimo, le donne preti sono una realtà molto esigua. Nella Chiesa Cattolica, infatti, il tema del sacerdozio femminile, pur essendo stato più volte dibattuto e mai del tutto abbandonato, resta un binario morto. Nel 2018 fu l’arcivescovo Luis Francisco Ladarria Ferrer, prefetto della Congregazione della fede, a ribadire la decisione in merito della Santa Sede, confermando l’orientamento già reso evidente da papa Giovanni Paolo II con la Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis del 1994. Secondo quanto spiegato dall’arcivescovo, l’esclusione delle donne dal sacerdozio non è dovuta a motivi meramente disciplinari, bensì da ragioni di natura teologica e dottrinale. Un cambiamento che, quindi, appare anche oggi molto difficile. Eppure, nonostante le evidenti posizioni restie alle modifiche, restano molte le spinte, anche interne alla Chiesa Cattolica stessa, affinché la dottrina in materia cambi.
Se in Italia queste istanze di cambiamento sono per lo più minoritarie, non è così nella Germania cattolica, specialmente in Baviera, terra natale del papa emerito Benedetto XVI, regione che, per motivi tanto storici quanto culturali e geografici, è abituata alla convivenza con i fedeli luterani e, di conseguenza, con le donne preti. I dati nella regione, infatti, mostrano che molte donne abbandonano la Chiesa anche a causa della non comprensione dei divieti e delle esclusioni di genere e favorevoli quindi ad una riforma dottrinale. Argomenti spesso scivolosi e intricati che, pur necessitando di una approfondita conoscenza teologica e dottrinale, hanno bisogno di essere, quantomeno, affrontati nel 2020.
Esistono diversità più o meno grandi tra le grandi tradizioni religiose cristiane, ed il sacerdozio femminile è e resta una di queste. E se la fede e le regole dottrinali delle religioni sono spesso di difficile comprensione se viste non dall’interno, è pur vero che il confronto tra le nuove istanze morali ed etiche e la tradizione religiosa pone profondi quesiti tanto ai fedeli, che al clero o ai cittadini laici. In questo complesso contesto la via della Svezia è chiara: la distinzione non esiste più e, tra pochi anni, verranno limate anche le differenze di genere che ancora resistono.