Negli ultimi tempi Chiara Ferragni è stata protagonista della campagna social della Galleria Degli Uffizi e catapultata nell’occhio del ciclone a seguito dell’intervista con Vanity Fair. Qui la sua immagine, apparsa in copertina, è stata frutto di una rielaborazione grafica del dipinto a olio della Madonna con il bambino che le porge un frutto di Giovan Battista Salvi.
L’opera ha visto la sostituzione del volto della Vergine con quello della celebre influencer, proiettando la composizione di Salvi al centro di un dibattito culturale dopo oltre trent’anni. Oggi, senza esserne consapevole, è tornata di nuovo al centro della ribalta mediatica grazie all’artista Jacopo Pischedda.
Street Poser Art: allegorie della società contemporanea
All’inizio della sua carriera, l’artista di Staggia Senese ha ottenuto un forte consenso dal pubblico, grazie alla partecipazione al progetto Street Poster Art. Si tratta di una mostra a cielo aperto, distribuita per le strade di Castellina Scalo, in Toscana, in cui Jacopo Pischedda si è occupato di affrescare due grandi figure zoomorfe sui muri del Palazzo dell’Accoglienza.
Tra queste una con la testa di coccodrillo, simbolo di ingordigia e ipocrisia e l’altra con la testa di avvoltoio, simbolo di avidità e morte. Entrambe sono stati vestite da uomini d’affari con tanto di valigetta, ma a piedi scalzi, per sottolineare la loro connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le opere simboleggiano così due esponenti capitali della società e della politica internazionale, che rivelano le loro vere intenzioni: ottenere il potere assoluto con qualsiasi mezzo lecito o illecito.
Color Sanctus
Al momento, invece, su incarico del Comune e della Fondazione per la cultura di Pontedera, Jacopo Pischedda si è dedicato alla realizzazione di una serie di nove installazioni artistiche a tema natalizio. Queste rappresentano quel periodo di normalità e spensieratezza di Gesù Cristo, dalla sua nascita fino all’adolescenza. Le produzioni prendono il titolo Color Sanctus – Santo Colore – e sono state esposte nell’atrio del Municipio di Pontedera, in Via Matteotti.
Tra queste, però, una ha avuto diversa collocazione. Parliamo de La Natività, esposta sul balcone municipale, che Pischedda ha voluto rinfrescare un po’, dispensandole quel suo tipico tocco pop, con colori forti e sgargianti. Ma soprattutto, sostituendo il volto della Vergine Maria con quello dell’influencer Chiara Ferragni, come era già accaduto a settembre su Vanity Fair.
Il risultato si traduce in quattro metri di installazione raffigurante un’adunata di personaggi della tradizione cristiana, a partire da Gesù bambino, al centro in primo piano, a braccia aperte, sorretto da un classico Giuseppe e da una esclusiva e moderna Maria. Il tutto incorniciato da vigorosi colori pop e pattern grafici, tipici del pittore toscano.
Le vocazioni di Jacopo Pischedda
Primaria fonte di ispirazione dell’artista sono state le parole di Papa Francesco riguardo la Madonna, che lui stesso aveva definito come la prima influencer di Dio. Questo pensiero, assieme all’aspetto filantropico delle campagne social rivolte ai giovani per la sensibilizzazione all’uso delle mascherine e ai non assembramenti, ha reso la Ferragni un’icona estetica agli occhi di Jacopo Pischedda. L’influencer per eccellenza capace di attirare la nuova generazione verso il mondo dell’arte.
Oltraggio e Blasfemia
Non tutti però si sono dimostrati dello stesso parere. Subito, nella città d’origine della Vespa Piaggio, è divampata una polemica tra due diverse fazioni. Da un lato coloro che hanno considerato l’opera come una provocazione nei limiti dell’arte, un omaggio alla figura della Ferragni, in perfetta sintonia con il mainstream di questi tempi.
Dall’altra quelli che l’hanno vista come un oltraggio al Natale, un abuso messo in atto da uno pseudo-artista, una strumentalizzazione finalizzata solo al farsi pubblicità. Insomma, uno schiaffo alla cristianità e un’autentica blasfemia, che contribuisce alla cancellazione dei valori cristiani e delle bellezze artistiche e monumentali che ci ha lasciato.
Tale considerazione può far presa in vece dell’epoca in cui viviamo, dove prevalgono insulti e aggressioni contro le opere religiose, in cui i ricordi dei sanguinosi attentati a Charlie Hebdo sono ancora vividi e in cui si parla molto spesso di inclusione e pacificazione. Il presepe artistico di Jacopo Pischedda è però discriminante solo nell’aver scelto il volto di una donna per lui fonte di ispirazione, è un simbolo di positività e di libertà dell’arte privo di qualsiasi epiteto offensivo. Assodata è poi stata anche la decisione del comune di Pontedera di ospitare la rappresentazione della Natività all’interno del proprio palazzo civile, scelta che è stata l’unica città ad intraprendere.
Dal principio alla schietta realtà
È necessario sottolineare, inoltre, che fin dalle origini dell’arte moderna, l’iconografia della Madonna è sempre stata affidata alle interpretazioni degli artisti o alle richieste dei loro committenti. Basti pensare a Giotto, Piero Della Francesca, Botticelli, attraverso i quali, personaggi reali, donne dell’epoca, sono entrati a far parte dei dipinti. Così, in un momento di grande sofferenza a causa della pandemia, l’energica scelta della Natività di Pischedda si è configurata come una sorta di cromoterapia. Uno stimolo capace quindi di trasformare il visibile in sorprendente, facendo alzare gli occhi anche a coloro che solitamente li tengono fissi sui telefonini.
Questo a dimostrazione del fatto che l’arte non si fa soltanto nelle gallerie e che non ha limiti se non quelli imposti dalla superbia di un committente. Dunque l’opera, in un consacrato intreccio tra il pianeta dei like e la cultura religiosa, propone anche un suggerimento su come trascorrere questo Natale imminente. Un’occasione di umanità universale che sarà sicuramente da prendere con più “spirito social”.
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