Bookcity Milano: al femminile

Bookcity Milano 2020 è andato in onda online dall’11 al 15 novembre, attraverso videochiamate che ci hanno fatto accomodare nei salotti degli autori. Quest’anno, oltre alla speciale modalità, la sorpresa è stata anche nelle tematiche, tra le quali troviamo la sezione Al Femminile. Bookcity Milano: al femminile” ripercorre vite e opere di donne, successi e battaglie, tra arte e storia. Ecco un assaggio degli interessanti interventi di questi giorni.

Juliette Gréco, la voce dei poeti

Con Fabrizia Parini

Come omaggio a Juliette Gréco, mancata a settembre 2020 all’età di 93 anni, Fabrizia Parini, direttrice della Civica Scuola Altiero Spinelli, ripercorre la vita della cantante voce dell’esistenzialismo francese.

Nata a Montpellier da padre italo-corso e madre francese, dopo la Resistenza e dopo la Guerra la sua vita diventano i numerosi incontri con artisti e filosofi al Café de Flores e una grande passione per il teatro. Solo in un secondo momento viene convinta a cantare, ma, come lei stessa ripetè più volte, non “canzonette qualsiasi”: Juliette Gréco diventa la voce in musica delle emozioni dei poeti. Prima con La Roue de Blancs Manteaux scritta dall’amico Sartre, poi con Si tu t’imagines scritta da Queneau e ancora con Les feuilles mortes scritta da Prévert, Juliette Gréco si definisce a tutti gli effetti un’interprete. 

La cantante sente di essere lì per “servire”. Ha interpretato le poesie di esistenzialisti francesi, o canzoni scritte da cantautori, raramente da lei stessa: lei si occupava solo dell’interpretazione, in cui ci metteva anima e corpo. Juliette Gréco è un’interprete appassionata di parole, del significato che portano con sé e delle emozioni.

Amante di Miles Davis prima, moglie di Philippe Lemaire poi, si è risposata successivamente con l’attore Michel Piccoli e ancora più tardi con il pianista Gérard Jouannest. Interprete delle parole di Serge Gainsbourg, Léo Ferré e Jacques Brel, va a lei un enorme ringraziamento per aver fatto conoscere Parigi al mondo, attraverso la sua calda voce.

Quello che le donne raccontano: George Eliot e Louisa May Alcott

Con Giusy Esposito Palmieri e Federica Funaro

13Lab Editore ci propone due donne a confronto, due autrici difficili da dimenticare: George Eliot e Louisa May Alcott. Durante l’affermazione del Movimento femminista nella seconda metà dell’Ottocento, la donna e la sua condizione sociale diventa protagonista ed entrambe le nostre scrittrici ne raccontano la miseria e la frustrazione.

Mary Anne Evans non accetta la vita religiosa e si spinge su quella intellettuale, nella quale può disegnare il proprio destino attraverso letture e articoli per il “Westminster Review”. Legge, scrive, impara e diventa famosa e apprezzata. Ah, tutto questo sotto lo pseudonimo di George Eliot, così da nascondere la sua relazione con un uomo sposato e evitare i pregiudizi sui suoi romanzi.

Intanto, oltre oceano, Louisa May Alcott legge la Dichiarazione di diritti e sentimenti della Seneca Falls Convention. Da lì impara molto sui diritti delle donne, tanto che arriva a sostenere il movimento femminista, è contro la schiavitù e collabora al “The Woman’s Journal”. La sua vita diventa l’attivismo: come infermiera volontaria e come sostenitrice del diritto di voto. A confronto ci vengono proposti due racconti: Il velo sollevato (1859) di George Eliot e La chiave misteriosa e il segreto che svelò (1867) di Louisa May Alcott.

Il primo ripercorre la vita del protagonista con nuovi occhi, svelando misteri nascosti, il secondo sgretola la realtà dei protagonisti con inganni continui che hanno come sfondo una profezia tramandata di generazione in generazione nella famiglia dei Trevlyn.

Conta la parola o l’immagine?

Con Silvia Avallone e Alessandra Tedesco

In “Un’amiciziaSilvia Avallone racconta, come sognava da tempo, in prima persona. E lo fa attraverso Elisa, una ragazza per molti aspetti simile all’autrice che indossa sue esperienze e caratteristiche.

Accompagnata dal binomio Parola e Immagine, ma anche Visibile e Invisibile, l’ultima storia raccontata da Silvia Avallone riguarda un’Elisa che si nasconde nei libri, tra i quali viene citato tra i più importanti “Menzogna e sortilegio” di Elsa Morante (alla quale l’autrice è particolarmente legata), e una Beatrice che vuole e ama mostrarsi (“Ma siamo davvero sicuri che Beatrice si mostri?”, per citare la stessa Silvia).

Vengono svelati e indagati alcuni dei temi principali del romanzo “Un’amicizia”: la crescita, i rapporti familiari che cambiano e che vedono in alcuni momenti di vita la convivenza di stranieri con lo stesso sangue. Non solo, Silvia spiega con parole semplici la differenza tra una storia d’amore e una storia d’amicizia: un fidanzato lo lasci, un’amicizia la perdi. Ed è proprio così, questa non così lieve distinzione di vocaboli nasconde un abisso. In un fidanzato cerchi l’altro, in un’amicizia cerchi te stesso. Poi succede che quando cresci e inizi a cercare e scoprire il vero te stesso, ti rendi conto che, perdendo un’amicizia, hai perso una parte di te.

Nei capelli e i brufoli di Beatrice, così come nella passione per i libri e i luoghi di Elisa, ritroviamo Silvia Avallone, una donna che rimarrà, volente o nolente, la ragazza di provincia di sempre.

Come ci racconta, nonostante abbia inseguito per anni dei grandi sogni maturati attraverso la lettura, la provincia è stata e sarà per sempre la sua vita. E’ proprio per questo che in qualche modo la provincia ritorna e si fa spazio in ogni suo romanzo.

Alla fine, lo scopo dell’autrice è quello di insegnarci (a lei compresa, come ha sottolineato), a diventare noi stessi. E alla sua domanda: “La vita ha davvero bisogno di essere raccontata, per esistere?” risponde lei stessa: “La vita reale è commovente perché non è raccontata, ma custodita da qualcuno che la vive insieme a noi“.

 

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