Lo sciroppo d’acero, una dolce ricchezza canadese

Lo sciroppo d’acero è un dolcificante naturale reso famoso qui in Italia, soprattutto, dalle numerose serie televisive d’oltreoceano. Colazioni e spuntini con pancake inondati di sciroppo ambrato iniziano a essere un dolce piacere culinario anche nei paesi non prettamente nordamericani, ma pochi conoscono l’importante ruolo economico che questo prodotto alimentare riveste in uno specifico paese: il Canada.

Presente anche sulla bandiera nazionale, l’acero e il suo prezioso nettare sono profondamente legati alla storia e alla cultura alimentare ed economica del Canada, che è il maggior produttore mondiale di sciroppo d’acero, detenendo circa il 72% di tutto il mercato globale. In particolar modo è lo stato del Québec, con il 92% della produzione nazionale, che si vanta a giusto titolo di essere il fulcro del mercato dello sciroppo, tanto che si contano ben 46 milioni di aceri e 11.000 piccoli produttori organizzati della FPAQ, la federazione dei produttori che, dal 1990, detiene il monopolio sulla rivendita del dolce estratto. Inoltre, è sempre la federazione a stabilire, dal 2004, le quote annuali di produzione. Una piccola OPEC dello sciroppo d’acero.

L’estrazione del prezioso dolcificante ha una storia molto antica, dato che furono le tribù native del territorio nordamericano a insegnare ai coloni come raccogliere e, successivamente bollire, la linfa degli aceri per ottenerne il “frutto”. Oggi gli imprenditori del settore utilizzano speciali sistemi di tubature, tecniche di osmosi inversa ed evaporatori, seguendo le regole e gli standard stabiliti dalla Canadian Food Inspection Agency, così da garantire ai consumatori un’elevata qualità del prodotto, che non deve contenere alcun colorante o zucchero aggiunto. Inoltre, i controlli delle autorità sono frequenti per sventare possibili alterazioni e diluizioni dello sciroppo con altre sostanze. Per ottenere 1 litro di sciroppo occorrono ben 40 litri di linfa d’acero, che viene estratta in primavera, per poi essere lavorata nei mesi seguenti.

Dato che la qualità e l’estrazione della linfa dipendono quasi esclusivamente dalle condizioni climatiche stagionali, la produzione può variare di anno in anno. Per poter soddisfare sempre la domanda, anche in annate sfortunate, esistono dei magazzini in cui lo sciroppo in eccesso viene stoccato, costituendo così una riserva pronta per i periodi più difficili. Questi depositi sono vere e proprie miniere d’oro, in quanto contengono centinaia di migliaia di pregiati barili: basti pensare che un solo barile può contenere circa 170 litri di sciroppo, per un valore complessivo di 1.800 dollari al barile. La federazione dei produttori del Québec, di conseguenza, gestisce un mercato di decine di milioni di dollari. Il costo medio, in Italia, dello sciroppo d’acero, varia dagli 8€ ai 15€ per 250 grammi, il che ne fa un alimento dolcificante piuttosto costoso, se paragonato allo zucchero classico che si aggira circa a 0.90€ al kilogrammo.

Proprio a causa del suo valore economico, è lo sciroppo d’acero il protagonista del più grande furto mai avvenuto in Canada, in quanto nell’agosto del 2012 furono rubati da un magazzino a Saint-Louis-de-Blansford barili per un valore complessivo di ben 18 milioni di dollari. Quella che passò alla cronaca come la Maple Connection fu una banda composta di diversi soggetti, dei quali solo alcuni sono stati arrestati dalle autorità qualche mese dopo, i quali, cavalcando lo scontento di alcuni piccoli produttori nei confronti del monopolio della FPAQ, cercarono di diventare milionari trafficando migliaia di litri di acero. Un furto che può apparire bizzarro, ma che in Canada ha avuto una risonanza sociale enorme.

Il controllo della federazione sull’intera filiera del Québec, infatti, se da una parte sembra aver aumentato i guadagni dei produttori, dall’altra sta portando diverse piccole imprese a occultare litri di sciroppo per poterne gestire in proprio vendita e profitti. Inoltre, negli ultimi tempi, molte aziende canadesi, complice anche lo sviluppo del mercato del prodotto in tutto il mondo, stanno spostando le proprie attività in altri stati canadesi con meno controlli o, addirittura, in altre nazioni. Specialmente lo stato del Vermont, negli USA del Nord-Est, già secondo produttore mondiale con una piccola quota del 5.5% del mercato totale dominato dal Canada, sta vedendo aumentare le proprie attività nel settore. E se anche in Europa o in Cina si espandesse questo tipo di coltura e di mercato?

Il maggior paese consumatore, infatti, è il colosso statunitense, seguito, oltre ovviamente che dal Canada, da Giappone, Germania e altri stati europei. Un mercato alimentare in espansione che potrebbe, quindi, portare anche profondi cambiamenti all’economia canadese e, di conseguenza, alla società nordamericana. In un mondo sempre più globalizzato, con i suoi pregi e i suoi difetti, una adeguata regolarizzazione del commercio internazionale non può che essere l’unica strada per salvaguardare i diritti tanto dei lavoratori quanto dei consumatori, sancendo dazi adeguati a favorire il commercio ma anche a proteggere le produzioni nazionali. Un compito arduo e complesso che, però, i legislatori italiani ed europei non possono lasciare incompleto.

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