Un’Italia più green per uscire dalla crisi

Il 29 ottobre Symbola ha ospitato la presentazione di uno dei più rilevanti report sulla green economy italiana: GreenItaly 2020. Il prodotto è frutto dell’attività sinergica della Fondazione Symbola e di Unioncamere e del contributo offerto da esperti provenienti da tutti settori. È l’undicesima edizione di un rapporto che, con le sue 330 pagine, intende ora dare fiducia in una situazione deprimente quale quella attuale.

È giunta l’ora di agire

L’incontro ha previsto gli interventi dei rappresentanti degli stakeholder più rilevanti. Tra i primi a intervenire troviamo Catia Bastioli, Amministratore Delegato di Novamont. Nell’intervento si ricorda come i settori quali quello chimico e dell’agricoltura siano i più resilienti. Le attuali interconnessioni tra chimica verde e economia vanno oltre i tradizionali legami di natura economica, superando la cultura dello scarto e giungendo ad una maggior attenzione verso il suolo e il territorio. Esempio da lei riportato è MATER-BI, sviluppato da Novamont nell’ambito delle bioplastiche biodegradabili e compostabili. Inoltre, per ottenere risultati rilevanti, Bastioli afferma che è l’ora di agire. Conclude infatti ricordando che la crisi attuale (ambientale ed economica)  non permetta di fare solo ricerca: è ora necessario attivarsi in maniera celere.

L’Italia campione europeo per eco- efficienza

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Le imprese green, pur subendo dei contraccolpi, sono infatti più capaci a supportare la crisi odierna. Lo ricorda l’intervento di Giuseppe Tripoli, Segretario generale di Unioncamere. E i dati parlano chiaro: l’Italia è un campione europeo per transizione verde. Infatti, nella sua presentazione Tripoli ci ricorda come l’Italia sia leader in Europa per eco-efficienza, seguita dal Regno Unito. Eco-efficienza intesa in termini di materie impiegate, energia utilizzata, produzione di rifiuti e emissioni atmosferiche. E il Paese detiene un primato per il tasso di riciclo dei rifiuti sul totale dei rifiuti trattati nei principali Paesi Europei (dal 2010 al 2018).

Quando la resilienza diventa green

In termini prettamente economici, si riscontra che dal 2011 al 2019 le percentuali di imprese che hanno investito nella green economy siano aumentate esponenzialmente fino al 21.5%. Dai dati è riscontrabile come le imprese green siano anche le più performanti, e a confermarlo è la crescita di opportunità lavorative. I green Jobs sono aumentati, fino a poter calcolare nel 2019 un 35% delle opportunità sul mercato totale. Ma si attende di raggiungere nei prossimi anni il 38%, quindi un milione di posizioni green.

Infine, i dati riguardanti gli ultimi anni svelano che il differenziale nelle percentuali tra imprese green e le altre sia il seguente:

  • Fatturato +7%
  • Occupazione +7%
  • Export +10%
Ma come affrontano le imprese la Pandemia?

Sono imprese smart, giovani, le più efficienti e produttive. E come già ricordato, le imprese green sono le più resilienti, reggendo di più di fronte ai danni causati dalla Pandemia. Solo l’8% delle imprese che hanno investito nel green ha visto una riduzione di oltre 15% nei loro fatturati, contro il 14% di chi non ha investito.

Eppure, i problemi sono gli stessi. Ma le risposte date sono più decise, dimostrando di avere una marcia in più rispetto alle altre imprese. Vi è stato fin da subito un ricorso alle tecnologie, alla riorganizzazione del lavoro e ad un approccio digitale. Le aspettative diventano positive sotto una visione più green: in previsione al fatturato del 2021 si confida nella ripresa e nei percorsi di internazionalizzazione. Si può pertanto affermare che in Italia ci sia un forte sentimento green e dove è dominante ha portato benefici. Come ricorda Realacci, Presidente della Fondazione Symbola: il rapporto parla chiaro “essere buoni conviene”. Chi investe in questa direzione ne esce rafforzato, sia piccola che grande impresa.

Sebbene i traguardi appena raggiunti siano ottimi, bisogna continuare a fare investimenti. La transizione verde richiede investimenti al fine di incentivare, da una parte l’affermazione del verde e dall’altra la digitalizzazione (argomenti che vanno di pari passo). L’attesa è però un limite e potrebbe causare uno spreco nelle risorse, se le direttive tarderanno. C’è infatti ancora molto da fare. Ma altrettante sono le aspettative da parte degli interessati nei confronti dei sostegni che dovrebbero arrivare con Next Generation EU.

Da una composizione netta della situazione attuale, bisogna sì dare valore ai primati ma allo stesso tempo ridurre gli sprechi. Questo non significherà ottenere la transizione, ma produrre un nuovo modello economico (Ministro Amendola).

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