Animale pensante, animale politico, animale sentimentale: se si dovesse dare una definizione di cosa rappresenta l’uomo, probabilmente non si arriverebbe mai ad una soluzione ben precisa. Sono molti ad averci provato, però, tra scrittori e filosofi, quindi come poteva mancare del sano esistenzialismo in musica? Vi abbiamo già parlato qui di questo tema nella musica degli anni Sessanta, ma stavolta procediamo a raccontarvi di una band relativamente giovane: i Glass Animals.
Tra esistenzialismo e realismo
Non sono certo i primi a parlarne, ma questi quattro ragazzi rientrano decisamente nel tema, con il loro secondo album How To Be a Human Being: il gruppo ha infatti raccolto undici brani da altrettante storie, ognuna ispirata a persone e vite realmente esistenti, conosciute nel corso del tour del primo album, Zaba. Si tratta di pezzi diversi tra loro, che trattano anche di tematiche delicate come l’abuso di droghe e le malattie mentali, ma con una poesia e onestà a dir poco uniche.
A fare da filo conduttore, oltre alla sperimentazione musicale che ritorna in ogni brano, è la sincera e oggettiva messa in primo piano dei pensieri più intimi che si possano mai avere nella propria vita, da situazioni particolari ad altre straordinariamente banali. Le canzoni dei Glass Animals sono uno specchio della realtà, la mette in mostra sia per i suoi aspetti positivi sia per quelli negativi. Un senso dietro la vita c’è, la band lo sa bene e lo esplora a fondo nella sua musica. Quale sia? Spetta all’ascoltatore capirlo, grazie a How To Be a Human Being.
Gli “animali di vetro”: chi sono?
I Glass Animals sono una band di Oxford di genere indefinito, che va dal trip hop all’art pop, passando per l’indie rock: un lavoro che include influenze letterarie e musicali provenienti da tutto il mondo.
Il loro debutto inizia nel 2012, con l’ep Leaflings, continuando nel 2014 con il primo album Zaba. Sarà però solo con How To Be a Human Being, nel giugno 2016, che la band raggiungerà il successo a livello mondiale, affermatosi ancora di più con il nuovo album Dreamland, uscito il 7 agosto 2020.
Tra disagio, morte e amore
È Life Itself a dare inizio a questo viaggio presentato dai Glass Animals: con sonorità chiassose e ricche di percussioni, il brano racconta di un ragazzo ossessionato dal mondo della fantascienza, al punto da rimanere chiuso in casa creando invenzioni di vario tipo, ma isolandosi completamente dalla società. Una condizione che dovrebbe far sentire a disagio il protagonista, eppure non è così.
Daddy was dumb, said that I’d be something special
Brought me up tough but I was a gentle human
Said that he loved each of my two million freckles
When I grew up, was gonna be a superstarI can’t get a job so I live with my mom
I take her money but not quite enough
I sit in the car and I listen to static
She said I look fat but I look fantastic.
Il suo è quindi un circolo vizioso da cui non vuole uscire perché sta bene così, nel suo piccolo mondo fatto di extraterrestri e armi inventate. È una situazione alienante che vede coinvolti sempre più giovani oggigiorno, soprattutto per quanto riguarda il fenomeno hikikomori, ma non abbastanza presa in considerazione. A volte chiudersi in se stessi aiuta, come racconta anche l’ultimo album della band Dreamland. Altre, però, si diventa una mera prigione da cui non si riesce più a uscire.
Youth è invece una traccia fatta di dolore misto a nostalgia, cantata da una madre distrutta per la morte del figlio: Dave Bayley, il cantante della band, ha infatti affermato di essere stato ispirato da una delle storie piú struggenti che avesse mai sentito, da parte di una donna sofferente che però ha cercato di trasmettere un messaggio di speranza, quasi consapevole del fatto che prima o poi sarebbe tornata a essere felice (come si augura sia suo figlio):
Boy, when I left you, you were young
I was gone, but not my love
You were clearly meant for more
Than a life lost in the warI want you to be happy
Free to run, get dizzy on caffeine
Funny friends that make you laugh
And maybe you’re just a little bit dappy.
Situazioni straordinariamente ordinarie
Decisamente meno triste (ma ugualmente importante) è il terzo brano dell’album, Season 2 Episode 3: la canzone parla di una persona costantemente annoiata da tutto, che non fa nulla durante il giorno se non guardare tv, giocare ai videogiochi e mangiare maionese. Una rappresentazione perfetta di quella che può essere un’ambientazione quotidiana per chiunque, soprattutto in una realtà alienante come quella del lockdown. Season 2 Episode 3 rappresenta uno scenario del genere ma in modo catchy, con un sound che riprende colonne sonore sia di cartoni come Adventure Time, sia di videogiochi anni Novanta. Per il brano è stato creato anche un videogioco a tema, che potete trovare qui.
Lazy, and lying on your belly
With a Super Porp cola
Looking at your phone in clothes
You’ve worn for three days over
With a cookie as a coasterMaybe, I wish I could remould you
To vertical and golden
But you turned to Styrofoam
And so it hurts to say it’s hopeless
And we ain’t gonna make it.
Un po’ di immancabili storie d’amore
Quella di Pork Soda è invece una storia a lieto fine, allegra, fatta di frenesia e amori ritrovati, tra ananas in testa (come si afferma nel ritornello del brano) e amori giovanili. Si tratta infatti della vicenda di due anziani innamorati in gioventù, che solo dopo anni riconquistano la voglia di amare, tornando a riavere la felicità perduta.
Somewhere in Southend when you were fun
You took my hand and you made me run
Up past the prison to the seafront
You climbed the cliff edge and took the plungeWhy can’t we laugh now like we did then?
How come I see you and ache instead?
How come you only look pleased in bed?
Let’s climb the cliff edge and jump again.
Sesso, droga e omicidi
La canzone che segue Pork Soda è completamente l’opposto della ballata dell’ananas: si parla di una donna con problemi mentali (probabilmente schizofrenica) che vive con la costante incertezza di quello che sta vivendo, non sapendo nemmeno se abbia commesso un omicidio o meno. Un misto di angoscia, inquietudine e consapevolezza della propria follia: questa è Mama’s Gun.
Per questo particolare brano la band ha scelto di ispirarsi alla storia vera di una tassista. Costretta a restare sempre sveglia ed energica per svolgere il proprio lavoro, comincia a fare uso di droghe, fino ad avere veri e propri vuoti mentali nella sua memoria. È in uno di quei vuoti che crede sia nascosto il ricordo represso di un assassinio.
Little voices buzzing poison
Backward noise from everything
Dr. Swango says I’m psycho
Says they all from Neverland
They’ll never ever let me be
Was that your voice or was that me?
È sempre con le droghe che ha a che fare il sesto brano dell’album, Cane Shuga: è una sorta di flusso di coscienza di un cocainomane che vorrebbe smettere, però invano. Il pezzo parte con una strofa lenta ma cambia completamente poco dopo, diventando quasi incomprensibile. Come per farci entrare nella testa del personaggio, in un vortice senza uscita, ormai consumato dalla sua dipendenza.
Baby, don’t go
I’ll stop breathing coke
No more bloody nose
No more John Does […]Burn through my love
Just like your drugs
I’ve had quite enough
Or lack thereof.
Con The Other Side of Paradise sembra quasi essere tornati alla normalità, in una realtà in cui si parla semplicemente di un giocatore di basket (ispirato a Hakeem Olajuwon) che lascia la famiglia e l’amata per andare a fare carriera. Piano piano però il ragazzo si dimenticherà di cos’era all’inizio, dei suoi sogni e dei suoi valori, rendendosene conto troppo tardi.
When I was young and stupid
My love left to be a rock and roll star
He told me, “Please, don’t worry”
Wise little smile that spoke so safelyHe booked a one-way ticket
Out west, that’s where they make it
Six kids stuck in a bedsit
To sunswept poolside riches.
In Take a Slice è invece una ragazza a dominare il pezzo: nello specifico, si tratta di una ragazza decisa, senza taboo sulla propria sessualità, piena di lussuria e senza vergogna.
Ama farsi desiderare ed esercitare il suo potere su chiunque, persino su tutti i suoi compagni di scuola; si fa particolarmente sentire la sensualità nella voce di Bayley, in un pezzo che parte con ritmo moderato ma si carica sempre di più, in un crescendo che rispecchia alla perfezione il carattere e la carica erotica della protagonista.
Sitting pretty in the prime of life
I’m so tasty and the price is right
Stewing in the black dope
I’m filthy and I love it
Studebaker all gold
Got a shotgun in my pocket.
È grande la carica erotica che caratterizza anche Poplar St, penultimo brano di questo capolavoro: si parte dal punto di vista di un ragazzino innamorato della sua vicina di casa (ben più grande di lui, per di più sposata), da lei coinvolto in una relazione puramente sessuale.
Lui si scopre sempre più accecato da quello che pensa sia amore, ma è solo alla fine che scopre la verità. È solo uno dei tanti che lei era solita adescare nel suo quartiere (Poplar St, appunto), di conseguenza i suoi sentimenti non sono mai stati ricambiati. Ancora una volta, la sensualità nella voce di Dave risalta nel contesto e non poco, nonostante la situazione sia di grande disagio. Anche dal punto di vista musicale, si capisce che c’è qualcosa che non va. Andando avanti, infatti, il brano si fa sempre più contorto, intenso, per poi giungere al finale tremendamente calmo: quello in cui viene svelata tutta la verità.
Just another boy who lived on Poplar Street
Tangled up in lust and her exotic needs
One night, Mrs Moore, she called collect to me
“I don’t love you anymore,” she said and ceased to be
Just another boy.
Il gran finale: Agnes
Questo lungo quanto intenso viaggio non poteva che finire con la più struggente delle storie, ossia Agnes. Probabilmente la loro canzone piú triste, ma anche la più onesta, nonché la preferita di Dave.
Non si è mai saputo chi fosse davvero la persona a cui si ispira questo pezzo (e nemmeno importa, a dirla tutta): il cantante ha solo affermato che era qualcuno di importante che ha perso, per il quale ha provato un dolore atroce; è stata una perdita così dura che Dave, per provare a mostrare le innumerevoli emozioni che si provano quando si perde qualcuno di caro, ha deciso di girare il video musicale del brano all’interno di una centrifuga umana. Ogni minimo movimento (anche solo respirare) diventa doloroso, tutto gira a non finire e l’unica cosa percepibile è il proprio battito cardiaco.
Un metodo estremo, ma probabilmente l’unico modo per far capire cosa si prova a vedere qualcuno di così importante che si lascia morire poco a poco.
Agnes, just stop and think a minute
Why don’t you light that cigarette and
Calm down now, stop and breathe a second?
Go back to the very beginningCan’t you see what was different then?
You were just popping Percocet
Maybe just four a week at best
Maybe a smoke to clear the headYour head is so numb, that nervous breath you try to hide
Between the motions, that trembling tender little sigh
And so it goes, a choking rose back
To be reborn, I want to hold you like you’re mine.
Termina così questo lungo percorso tra sogni, fragilità, amori e paure. Tutte caratteristiche fondanti per l’essere umano, che lo rendono unico e meraviglioso nella sua specie.
E anche se i Glass Animals non sono stati capaci di rappresentare ogni piccola sfumatura della natura umana, ci si sono avvicinati come pochi, e ci auguriamo che continuino a farlo con i loro lavori futuri.