“Boris – Il film”: la satira del dietro le quinte

A partire dall’inizio degli anni Duemila, il mondo dello spettacolo italiano e internazionale ha letteralmente subito l’invasione di prodotti sempre più commerciali, spesso fatti in modo approssimativo, ma che in qualche modo hanno raccolto l’apprezzamento del grande pubblico. Questi lavori, cinematografici o televisivi che siano, sono al centro della satira di Boris, serie tv nata nel 2007 che si prende gioco senza mezzi termini delle dinamiche del dietro le quinte della produzione artistica. Nel 2011 è arrivato anche Boris – Il film, perfetta continuazione delle puntate della serie.

Fare cinema

Come sviluppo naturale della trama, i personaggi protagonisti della serie si trovano in un film, catapultati nel mondo del cinema. Gli occhi del cuore, nome di fantasia della serie televisiva a cui personaggi lavorano nelle varie puntate, è messa per un attimo da parte. Il suo regista, René Ferretti (interpretato da Francesco Pannofino), si ritrova nella produzione cinematografica per un film acclamato come successo fin dai primi momenti della sua nascita.

René il sognatore

Nato dalla regia di Giacomo CiarrapicoMattia TorreLuca Vendruscolo, Boris – Il film, il cui titolo prende il nome da un pesce rosso, offre sicuramente una trama inaspettata. Dopo aver abbandonato la direzione di un lavoro mediocre, René ha grandi sogni: vuole diventare un grande regista di capolavori e si impegna per raggiungere il suo scopo. Le sue buone intenzioni sono sconvolte da un mondo che è totalmente diverso da ciò che appare: sembra impossibile lavorare con grandi professionisti e cercare di fare un lavoro serio. Tornano a comparire nella storia gli stessi interpreti della serie, catapultati a loro volta sul grande schermo con i loro personaggi.

Per ridere

Inutile dire che niente va per il verso giusto e lentamente l’idea di un lavoro serio si trasforma lentamente in un prodotto commerciale, uguale a tanti altri, ma che riempie le sale cinematografiche e decreta il successo del film.

Per alleggerire i toni, tutta la pellicola è condita da momenti comici, che riprendono lo stile della serie e sono in grado di trasportare tutta la vicenda sul filone della commedia, anche se gli eventi narrati potrebbero essere tranquillamente visti in chiave drammatica.

De gustibus

Boris è in grado di descrivere attentamente il problema del dover scendere a compromessi nella produzione cinematografica. Se da un lato c’è la voglia dei professionisti di avere l’occasione di lavorare a qualcosa di serio, dall’altro c’è il desiderio (e il bisogno) di piacere al pubblico. Il film si chiude proprio su questa scena: una sala piena di persone divertite dal risultato del lavoro di René e René stesso profondamente contrariato per un film che non lo soddisfa. 

Quantità o qualità?

In una parola Boris è dissacrante: più lo si guarda più ci si rende conto che esso non racconta altro che la verità, specialmente se contestualizziamo il film negli anni in cui è stato prodotto. Il primo decennio del nuovo millennio ha visto l’entrata di nuovi generi nelle categorie cinematografiche, specialmente quando si parla delle produzioni italiane. Gli anni che Boris mette sotto la sua critica lente d’ingrandimento sono gli anni in cui in Italia spopolavano i cinepanettoni, direttamente citati anche nel film. Per attirare le masse di spettatori, sembrava che le case di produzione non fossero più interessate a produrre film di qualità, ma ricercassero soltanto il maggior guadagno possibile. La quantità di biglietti venduti (e conseguentemente di incassi) sembrava fare più gola ai produttori, anche a costo di vendere al pubblico prodotti di bassa qualità. 

Cinepanettoni

Facendo una vera e propria satira di quel periodo, Boris descrive attentamente la strada che il cinema aveva deciso di percorrere in quegli anni, scegliendo decisamente la via più facile per tutti. Per un attimo era sembrato che davvero i cinepanettoni e lavori simili fossero destinati a durare, ma fu solo un momento. Negli ultimi anni i film appartenenti al genere attirano sempre meno pubblico, sancendo così il tramonto di queste pellicole e dei loro attori principali.

Nonostante il passare del tempo, Boris rimane comunque un dipinto fedele del modo di fare cinema: scegliere la professionalità o la sicurezza di un film “facile” è spesso un bivio complicato. Boris esaspera la situazione per arrivare a rendere comica una situazione che potrebbe sembrare più tragica di quel che sembra, dando allo spettatore la possibilità di affacciarsi per un attimo sullo strano mondo del dietro le quinte.

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