Lo scorso 21 ottobre è uscito per Sugar Music il nuovo e primo EP di BAIS, pseudonimo di Luca Zambelli.
Ma chi è BAIS?
Nato e cresciuto a Bassano del Grappa, Luca si è poi trasferito a Milano. Ha esordito circa un anno fa, nell’ottobre 2019, con il suo primo singolo intitolato Milano, una sorta di omaggio alla città in cui vive.
Poco dopo, pubblica sotto il nome di BAIS altre tre canzoni: La luna al sole, Vorrei e Déjà Vu. Questi brani hanno sicuramente contribuito a consolidare il suo sound caratteristico, posizionandolo nei cantautori da stanza da tenere d’occhio nel corso di quest’anno.
Nell’estate 2020 ha iniziato a produrre e registrare il suo primo disco, composto da cinque brani che tolgono il fiato.
L’EP
L’album si intitola Apnea, ed è stato definito dall’artista così:
Apnea è un disco acquatico da ascoltare con la testa per aria ed i piedi staccati da terra. Apnea è un tuffo dentro di sè alla scoperta di un mondo ancora sconosciuto e troppo spesso dimenticato. Un’immersione trattenendo il respiro e cercando di andare a fondo, dove i confini tra il reale ed il surreale sfocano, lasciandoci nuotare in un nuovo universo inesplorato.
Il suo lavoro comprende cinque brani eleganti, resi tali dall’armonia musicale e dai testi. Nell’EP è presente anche il suono del basso di Marco Casarotto e il sax di Giulio Jesi.
Un disco che accompagna alla perdita, alla sfocatura, alla diluizione del tempo e dello spazio: un’esperienza sonora di puro pop immersivo, in cui tuffarsi armati di cuffie. Il disco è stato prodotto dallo stesso BAIS, assieme a Fractae, tra Milano, Torino e Bassano del Grappa.
Noi de «Lo Sbuffo» abbiamo avuto l’occasione di fare una chiacchierata con lui, in occasione dell’uscita del su o Ep Apnea. Ecco cosa ci ha raccontato!
L’intervista
Ciao Luca, innanzitutto come stai?
Sto bene grazie! Sono molto emozionato per l’uscita del mio EP.
Sei cresciuto a Bassano del Grappa e poi ti sei trasferito a Milano. Credi sia importante muoversi in un’altra città più grande per emergere?
Non deve per forza essere una città più grande, ma penso sia importante muoversi, cambiare aria e farsi coinvolgere ed ispirare da nuovi input. Io, per esempio, ora vorrei andare a vivere in un paesino di mare nel Sud Italia.
Come è entrata la musica nella tua vita?
È entrata piano piano ma non prestissimo. Fino a 16 anni volevo diventare un giocatore di basket. Poi ho iniziato a suonare la chitarra e la passione è cresciuta esponenzialmente in poco tempo.
Ti sei messo in gioco in prima persona a partire da Milano. Quali sono state le tue influenze artistiche principali?
Mi piace ascoltare tanta musica di diverso tipo e mi faccio influenzare da tutto quello che ascolto. A volte le idee migliori per le mie canzoni mi vengono mentre ascolto qualcosa di totalmente diverso, mi piace scrivere parole e frasi ascoltando musica classica per esempio.
Ci fai qualche nome degli artisti del passato e del presente che più ammiri?
Del passato David Bowie, i Beatles, Battisti, Dalla. Del presente direi Verdena, King Krule, Blood Orange, Connan Mockasin e Mac DeMarco.
Hai affermato che il tuo nuovo EP “è un disco acquatico da ascoltare con la testa per aria ed i piedi staccati da terra”, cosa vuoi trasmettere a chi ti ascolta?
Più che trasmettere un messaggio vorrei provocare una reazione, emozionare chi mi ascolta. Se poi ascoltandolo uno si stacca un pelino da terra ed inizia a viaggiare con la mente, ho raggiunto il mio obbiettivo.
Perché Apnea?
Volevo trovare un nome che descrivesse il momento che stavo vivendo più che il disco in sé. Apnea indica un’immersione, un tuffo dentro di sé alla scoperta di nuovi universi. Poi ho pensato che fosse molto attuale in questo anno assurdo.
Che rapporto hai con il mare?
Sono cresciuto vivendo e amando di più la montagna perché tutti i miei parenti vivono tra le montagne. La passione per il mare mi è scoppiata quando sono cresciuto. Ho un rapporto di amore e timore allo stesso tempo. La cosa che amo di più è immergermi fino agli occhi e guardare dal pelo dell’acqua l’orizzonte, possibilmente quando non si vede null’altro se non il mare ed il cielo.
Come un tuffo in un piccolo mondo subacqueo inesplorato.
La produzione del tuo lavoro è solo tua o sei stato “accompagnato”?
Ho lavorato alla scrittura e produzione con Paolo Caruccio (Fractae). È partito tutto da alcune session che abbiamo fatto nel suo studio e poi abbiamo sviluppato le idee fino a poi registrarle e mixarle con Edoardo Pellizzari.
Il brano Mina a chi è dedicato?
Non lo so, per me non c’è mai un vero destinatario di una canzone. Sicuramente ci sono dei riferimenti alla mia vita personale ma cerco sempre di condire la realtà con una buona dose di assurdo e di fantasia.
Dove si va a finire esprime la tua ansia. Come immagini il futuro?
È proprio immaginare il futuro che mi mette ansia, quindi cerco di fare a meno. Pensare a cosa succede quando lasciamo questo mondo è una pensiero che mi ha ossessionato fin da quando ero piccolo, Dove si va a finire parla di questo.
Puoi dirci qualcosa sui tuoi prossimi progetti? Hai già in cantiere ulteriori sviluppi o vuoi concentrarti principalmente sulla promozione di questo disco?
Sicuramente mi concentrerò sulla promozione del disco. Mi piacerebbe fare un tour ma bisognerà rimandarlo per forza di cose al 2021. Nel frattempo io continuo a scrivere nuova musica.
E noi de «Lo Sbuffo» ci auguriamo che sia un successo.
Materiale gentilmente offerto da Astarte Agency
Copertina e immagine gentilmente offerte da Astarte Agency