Chi non conosce la tragica storia di Otello, il valoroso comandante shakespeariano che, accecato dalla gelosia, uccise brutalmente l’amata Desdemona? Purtroppo, Otello non è né il primo né l’ultimo uomo ad aver commesso un uxoricidio nel corso della storia. Al giorno d’oggi, infatti, gli omicidi passionali, innescati dalla gelosia ossessiva del partner, sono molto più frequenti di quanto si possa immaginare. Otello ha soltanto permesso di fornire una denominazione a questa psicopatologia, che, proprio dalla drammatica vicenda seicentesca, prende il nome di “Sindrome di Otello”.
Che cos’è la “Sindrome di Otello”?
La Sindrome di Otello è una patologia appartenente alla categoria dei “deliri passionali”, e consiste nella ossessiva convinzione dell’infedeltà del proprio partner. Colui che soffre di questo disturbo delirante della gelosia è infatti costantemente divorato dal sospetto di essere ingannato e tradito dalla “dolce” metà. Talvolta questa ossessione sfocia in azioni impulsive e deliranti, come l’assunzione di investigatori privati, episodi di stalking o, nel peggiore dei casi, crimini violenti.
Come è evidente, questo tipo di sentimento è ben diverso dalla semplice preoccupazione di essere sostituiti da terzi o di perdere la persona amata. Chi più chi meno, essere gelosi è abbastanza comune in una relazione di coppia. Ma la Sindrome di Otello denota un comportamento malato e totalmente irrazionale, innescato anche in assenza di prove tangibili. Talvolta, come nel caso di Otello, sono sufficienti soltanto dei semplici pettegolezzi da parte di terze persone, per instillare la pulce nell’orecchio dell’interessato.
Non è infrequente, inoltre, che la gelosia patologica si accompagni a fenomeni di alcolismo o tossicodipendenza, nonostante nessuno studio scientifico abbia ancora dimostrato con certezza che queste siano le reali cause della patologia.
Perché si chiama proprio “Sindrome di Otello”?
Otello, insieme a Romeo e Giulietta, è forse la tragedia più drammatica di William Shakespeare. Composta agli inizi del XVII secolo, narra la triste vicenda di Otello, comandante al servizio della Repubblica Veneta. Personaggi principali della vicenda sono l’adorata moglie Desdemona, il fidato luogotenente Cassio e gli infidi Iago e Roderigo. Infidi perché nel corso di tutta l’opera tenteranno di distruggere non solo la relazione di Otello, ma la sua intera esistenza.
Il piano di Iago, infatti, è quello di convincere Otello dell’infedeltà di Desdemona, la quale avrebbe intrecciato una relazione adulterina con Cassio. Naturalmente l’accusa è del tutto infondata: la fanciulla è innamoratissima di suo marito, e mai sognerebbe di tradirlo. Lo stesso vale per Cassio, la cui fedeltà verso il comandante è incondizionata. Ma Iago è un ottimo burattinaio.
Egli innanzitutto spinge Cassio a bere più del dovuto, facendo in modo che Otello lo colga in preda ai fiumi dell’alcol e resti interdetto dal suo comportamento fuori luogo. Desdemona, stimando molto l’amicizia tra il marito e il luogotenente, cerca di convincere Otello a perdonare la svista di Cassio, elencandone le innumerevoli doti. In questo modo, però, nel marito comincia a farsi strada una prima parvenza di gelosia, alimentata ovviamente dalle parole ingannevoli di Iago. Egli, infatti, racconta ad Otello di aver udito Cassio delirare durante il sonno, pronunciando più e più volte il nome di Desdemona. Non contento, riesce anche a impossessarsi del fazzoletto ricamato che Otello aveva regalato all’amata durante le nozze. Con un sotterfugio di Iago, la preziosa stoffa finisce tra le mani di Cassio, e Otello ne viene a conoscenza.
La sua gelosia, da debole scintilla, dilaga in un incendio prorompente e incontrollabile. Trovandosi solo con la moglie nella stanza da letto, inveisce brutalmente contro di lei, ricoprendola di insulti infamanti. Dentro di sé, il comandante è spaccato da un dissidio interiore: la ama e la odia allo stesso tempo. Desdemona non si spiega il motivo di tanta ira immotivata, e continuerà ad amare sinceramente Otello fino al suo ultimo respiro.
Alla fine, infatti, la rabbia per l’onore macchiato è più forte, e prevale sull’amore. Otello uccide la fanciulla a sangue freddo, soffocandola con un cuscino. Soltanto poco dopo scoprirà l’inganno di Iago, e, oppresso dal rimorso, si toglierà la vita.
E al giorno d’oggi?
Sembra una vicenda familiare, non è vero? Uno dei due partner che, accecato dalla gelosia, uccide rabbiosamente il compagno (o la compagna), per poi suicidarsi. Ogni giorno, su qualsiasi quotidiano, leggiamo continuamente di tragedie di questo tipo. Secondo i recenti dati Istat, nel 2018 il numero di donne uccise in Italia ammontava a 133, di cui il 54,9% (più della metà!) decedute per mano del partner, attuale o precedente. E in questa percentuale, tristemente frequente è la presenza di figli che, spesso ancora bambini, si ritrovano improvvisamente soli in un mondo di angustie e turpitudine.
Come scriveva Shakespeare, la gelosia – o l’incapacità di accettare la fine di una storia– è un mostro da cui guardarsi bene, un cancro di cui liberarsi sin dalla sua prima comparsa. Di qualsiasi epoca si tratti.
Guardatevi, mio signore, dalla gelosia! È un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre. […] Quali minuti maledetti conta chi ama eppure dubita; sospetta eppure ama con passione. […] Buon Dio, salva le anime dalla gelosia!
Ancora una volta, la letteratura si dimostra più attuale di quanto si immagini. A distanza di secoli, le pagine di un libro riescono a descrivere dinamiche comuni all’umana condizione, in modo spaventosamente reale e tangibile. Ed è forse proprio dai libri che dovremmo imparare a non commettere gli stessi errori del passato.