In tutta la Nigeria sono esplose le proteste contro dei reparti speciali della polizia, le unità SARS (Special Anti- Robbery Squad). Sono forze speciali istituite nel 1992, in origine costituite da 15 membri anonimi. Lo scopo era combattere il dilagare delle rapine a mano armata e altre gravi attività criminali ampiamente diffuse sul territorio nigeriano. Da anni però sono oggetto di proteste a causa del sistematico ricorso ad abusi verso i cittadini: arresti arbitrari, detenzioni irregolari, estorsioni, tortura e uccisioni ingiustificate. Ovvero incarnano tutto quello contro cui avrebbero dovuto combattere.
Le proteste proseguono a intervalli regolari dal 2017, si sono però intensificate in queste settimane. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e acceso le manifestazioni in tutta la Nigeria è stato il video diffuso online di un giovane ucciso da un colpo di pistola da parte di un agente della SARS.
La prima reazione alle manifestazioni non ha certo contribuito a placare la tensione. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni, getti d’acqua e armi da fuoco con lo scopo di disperdere chi protestava. Le persone rimaste ferite sono centinaia e il numero dei morti è incerto, ma si parla di almeno una decina di vittime che potrebbero arrivare fino a quindici.
Sono numerose le organizzazioni per i diritti umani che hanno manifestato solidarietà con la protesta. Amnesty International è stata tra le prime a denunciare le brutalità commesse dalle unità SARS. Ad oggi le proteste sono riuscite ad avere visibilità internazionale anche grazie all’uso massiccio dei social. #EndSars è diventato virale sui principali social network e il sostegno alla causa da parte di personaggi famosi ha permesso l’attivazione di alcune raccolte fondi. Tra questi John Boyega, attore britannico di origini nigeriane, e i calciatori della serie A italiana, Osimhen e Simy.
Sanwo Olu: “Non permetteremo l’anarchia”
Risale all’11 ottobre l’annuncio del presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, riguardo lo scioglimento immediato delle SARS. Sarà inoltre istituita una squadra investigativa incaricata di indagare sugli abusi commessi, con il supporto di organizzazioni che si occupano di diritti umani. Il provvedimento risulta però ambiguo dato che ad esso ha fatto seguito un ricollocamento immediato degli agenti in altre forze di polizia. A questo scopo, è stato sufficiente un non ben identificato “test psicologico” per valutarne l’idoneità. Con la soppressione della SARS è poi stata annunciata la formazione di nuove unità speciali. Per questo motivo le proteste non si sono fermate.
L’ondata delle proteste ha coinvolto soprattutto la parte giovane del paese, profondamente insoddisfatta. Secondo la BBC, la maggior parte dei manifestanti è nella fascia d’età compresa tra i 18 e 24 anni . Il sentimento di frustrazione verso uno Stato giudicato inadeguato si riflette nelle proteste contro la polizia.
Pare evidente infatti che le manifestazioni non siano rivolte solo e soltanto verso quel preciso comparto della polizia. La richiesta di una sua cancellazione è solo la prima parte di quella che dovrebbe essere una radicale riforma della polizia nigeriana. Di diverso avviso sono Mohammed Adamu, il capo della polizia, e il governatore, Sanwo – Olu.
In tutto il paese sono dislocati agenti in tenuta anti sommossa per frenare le ondate di protesta. L’annuncio fa seguito all’imposizione di un coprifuoco di 24 ore nella città di Lagos, uno dei luoghi più coinvolti dalle proteste (la città in questione conta 20 milioni di abitanti). Il governatore Sanwo – Olu è stato durissimo nella sua presa di posizione: “Non staremo a guardare e non permetteremo l’anarchia nel nostro caro Stato. Un coprifuoco di 24 ore significa tutto il giorno, giorno e notte, ed è indefinito. Nessuno si muove finché non lo revochiamo”.
Il ruolo dei giovani
“I nostri genitori ci hanno detto che c’è stato un tempo in cui le cose andavano bene, noi non l’abbiamo mai provato” – Victoria, 22 anni.
“Prima la SARS e poi l’intero sistema di polizia perché anche con i poliziotti ordinari non siamo sicuri” – Anuola, 26 anni.
“Non riguarda solo la SARS, riguarda la fine dei metodi brutali della polizia. Non ci fermeremo, saremo qui domani, dopodomani e i giorni successivi fino ad un cambiamento” – Ikechukwu Onanuku.
“Com’è possibile che un tatuaggio sul braccio equivalga ad essere un criminale?” – Joy Ulo.
I giovani sono i più coinvolti perché spesso il loro stile di vita è considerato irresponsabile da parte di diverse organizzazioni del luogo, statali e religiose.
Correttissima la chiave di lettura delle proteste da parte di Giovanni Carbone (Istituto per gli studi di politica internazionale). I giovani pretendono con forza il centro della scena e numericamente possono farlo. La Nigeria è uno stato di circa 200 milioni di abitanti, oltre la metà sono giovani under 20. La distanza tra questa generazione e quella incarnata dal presidente attualmente in carica, Muhammadu Buhari, è sotto gli occhi di tutti. Probabilmente non tanto verso la sua figura quanto piuttosto quello che incarna, un sistema corrotto e poco incline al cambiamento.