La rivoluzione circolare è partita, verso una nuova economia della sostenibilità.
Scrive così il Sole24Ore, per introdurre uno dei più interessanti eventi sull’economia circolare, il “RE-Economy Summit”. Un evento che è stato momento di riflessione sugli impatti della nuova Green Economy e sul sistema economico italiano.
A pochi giorni dal Summit, è giusto continuare la riflessione su che cosa sia questa economia circolare e perché stia facendo la differenza nella nostra società. Di certo parlare ora di economia circolare non è più innovativo, ma è discutere di attualità. Questo perché il termine si è diffuso dal 2008 nelle democrazie occidentali e da allora è divenuto un valore condiviso e una urgenza di cambiamento del modello economico. Parliamo di valore condiviso perché è l’unione del valore economico, ambientale, sociale ed umano. Un’unione finalizzata a rendere abitabile il nostro unico pianeta.
NO WASTE!
Prima di calarci in aspetti più pratici, sarebbe giusto delineare quali siano i caratteri principali di un’economia circolare. Innanzitutto, è un’evoluzione del tradizionale modello economico, quello lineare. Il sistema lineare inizia ad affermarsi nel ventunesimo secolo e si distingue per uno schema di base composto di tre azioni: prendere, fare e smaltire. Il suddetto modello dipende da fattori quali: disponibilità di grandi quantità di risorse, facilmente reperibili, e a basso prezzo. Le stesse risorse che una volta consumate o cessate per il loro originale impiego diventano rifiuti, senza alcuna possibilità di re-impiego. Una prospettiva che (spero) ci fa ormai quasi rabbrividire, ma questo perché siamo consapevoli degli effetti negativi derivanti da queste attitudini.
Quanto tempo ci abbiamo messo a capire che tutto questo fosse sbagliato? Davvero troppi anni!
Solo negli anni Settanta, dato l’emergere di una sensibilità ambientale anche in campo economico, si inizia a valutare l’impronta ecologica e si inizia a comprendere che le risorse non sono poi infinite. Tra i primi a mettere in discussione la crescita basata sullo sfruttamento delle risorse è Commoner nel 1971, con un modello circolare poi ripreso da Stahel e Reday-Mulvey (1981) per il risparmio di risorse e la prevenzione dei rifiuti. Ma l’economia circolare per come la conosciamo viene definita nel 2013 da Ellen MacArthur Foundation, che scrive:
A circular economy is a systemic approach to economic development designed to benefit businesses, society, and the environment [..] An economy that is restorative and regenerative by design.
Sostituendosi al paradigma dominante della linearità “take-use-dispose”, l’economia circolare si pone come una delle soluzioni alle sfide attuali. La necessaria riduzione dell’impatto inquinante dei rifiuti e la scarsità di risorse. Infatti, l’intero sistema è stato ideato affinchè fosse in grado di mantenersi in maniera sostenibile, riducendo sprechi ed evitando l’obsolescenza programmata. Tutto ciò è evidente nei tre principi di base dell’economia circolare definiti dall’Ellen MacArthur Foundation:
- Design out waste and pollution
- Keep products and materials in use
- Regenerate natural systems
Il minore impatto negativo possibile
L’economia circolare progetta le proprie attività al fine di causare il minore impatto negativo possibile sulla salute umana e sui sistemi naturali. Un’economia circolare favorisce le attività che possano preservare il loro valore, mantenendoli in circolazione grazie a durabilità, riutilizzo, rigenerazione e riciclaggio. Infine, evita l’uso di risorse non rinnovabili, utilizzando energia rinnovabile invece di fare affidamento sui combustibili fossili.
Solitamente, chi parla di economia circolare parla di riciclo, ma questa è solo una delle sue forme. La circolarità si modella nella riduzione delle risorse: minimizzare gli input (apporto energetico e le materie prime) per la realizzazione di un prodotto finale di valore.
È quindi “eco-efficienza”: prodotti e servizi il cui valore aumenta al ridurre del loro impatto ambientale. Questo quadro appartiene allo schema delle 6R (Ghisellini e Ulgiati): le sei tipologie di applicazione dell’economia circolare.
Le sei tipologie
- “Reduce”: ridurre l’utilizzo di risorse, così da diminuire l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
- “Reuse”: riutilizzare un prodotto.
- “Recycle”, riciclare (upcycling o downcycling).
- “Recover”, recuperare i prodotti alla fine del processo e riutilizzarli in tutto o in parte.
- “Redesign”, ripensare i prodotti in modo che le componenti vengano riutilizzate. Utilizzarne i componenti per creare un altro prodotto.
- “Remanufacturing”, ricondizionare, ossia riportarli allo stato originale o in condizioni ottimali per poter essere riutilizzati.
Quest’ultimo approccio è legato ad uno dei più interessanti, ma meno conosciuti approcci dell’economia circolare: ovvero l’eco-design, che sarà oggetto del prossimo articolo.
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