Dopo 5 anni dal suo ultimo lavoro, Viva Lion! torna con un nuovo progetto, Bona Fide. Con tre produttori d’eccezione, l’artista romano mantiene anche in questo album la sua identità musicale fatta di sonorità vintage ed analogiche mischiate a synth e a effetti digitali, di ballad acustiche e chitarre elettriche. Bona Fide, come dice già il nome, è un disco onesto, che non scende a compromessi e che rivela l’anima di Viva Lion! senza veli.
Chi è Viva Lion!
Dietro al nome di Viva Lion! si cela Daniele Cardinale. Il suo esordio a livello discografico risale al 2013, quando pubblica The Green Dot Ep per l’etichetta Cosecomuni. Già a questo stadio in erba della sua carriera, il cantautore romano pone le basi della sua ricerca in termini di sound e di testi. Il folk riecheggia in tutte le canzoni e l’ascoltatore ha di fronte a sé un autentico concept album. Infatti, ogni brano fa riferimento alla relazione a distanza tra Daniele e la sua compagna, rispettivamente a Roma e a Los Angeles. La tracklist è interamente dedicata alla dedizione e alle difficoltà che riguardano un rapporto tra due persone separate da 7000 miglia.
Dopo molti concerti in giro per il mondo, nel 2015 esce il secondo lavoro di Viva Lion!, Mi Casa Es Tu Casa per INRI. La pubblicazione avviene con una grande novità perché, per l’occasione, la “one man band” diventa un duo con la partecipazione del polistrumentista Marco Lo Forti. Il primo album completo rivela atmosfere profondamente americane. Al tradizionale folk si combinano atmosfere country, rock e persino gospel ed emo. Il brano Hope In The Hill, estratto dal disco, viene inserito nel film Monolith girato negli Stati Uniti con distribuzione internazionale. Il 25 settembre 2020 arriva l’ultimo progetto di Viva Lion! con un titolo più che esplicativo, Bona Fide.
La sincerità di Bona Fide
Viva Lion! torna da solo con un album che vanta un solo autore ma ben tre produttori. Stiamo parlando di Federico Coderoni, Giampaolo Speziale e Federico Nardelli, già collaboratore di grandi nomi come Gazzelle e Ligabue. Registrato tra Roma e Berlino, Bona Fide rappresenta il disco più europeo della carriera dell’artista. A proposito del titolo, Daniele Cardinale ha dichiarato:
“Bona Fide” è latino. Nel linguaggio legale, indica appunto un’azione compiuta in buona fede. Lo usano gli anglofoni e lo traducono con “genuine” or “real”. Così credo che siano le canzoni di questo disco: in buona fede. Nello scriverle e registrarle, nell’arco di 4 anni, mi rendevo conto che il mondo, anche discografico, stava cambiando velocemente. E così anche le mie influenze e “il disco che volevo fare”. Ma le canzoni hanno avuto ognuna una vita propria da subito. L’unica vera influenza esterna è stata quella dei tre produttori che ci hanno lavorato, tre amici che stimo tanto, con sensibilità artistiche forti e diverse, a cui ho lasciato esprimere il proprio punto di vista.
Pur non essendo un concept album come The Green Dot Ep, Bona Fide presenta una certa coerenza a livello di testi. Se da una parte non manca l’amore, dall’altra si aggiungono tematiche come l’introspezione e la perdita che fanno di Bona Fide un album aperto, dove Viva Lion! racconta e si racconta.
La tracklist dell’album
Bona Fide si apre con I, un intro strumentale di chitarra classica su cui si staglia una voce elettronica distorta che ripete il titolo dell’album. Segue Boomerang, il primo singolo del disco. Con le sue sonorità indie rock e folk, parla in maniera introspettiva delle aspettative e dei punti di arrivo, come se si stesse in piedi su un precipizio. Familial Relationship, invece, è quasi una suite, in cui si contrappongono la routine stressante della metropoli e la semplicità della vita in mezzo alla natura. Non manca il riferimento all’amore, che anche in questo caso sembra a distanza:
Cause I want the sun to warm my face,
And you are the reason why I wake up every single day.
Se volessimo una ballad dichiaratamente d’amore, la troveremmo in You Are the Name That I Call All The Place. Una relazione non facile, che viene raccontata attraverso un percorso circolare, dalla perdita alla consapevolezza. Il sound è sempre quello inconfondibile di Viva Lion! con chitarre acustiche ed elettriche, a cui si aggiungono molti effetti suonati dal vivo.
Il folk del primo EP torna a farsi sentire con forza in Fair Loyal Road, quinta traccia di Bona Fide. Non sfuggono gli espliciti richiami a Bob Dylan e a Bruce Springsteen sia nella che nel testo. Il tocco L’organo vintage che suona come una fisarmonica è il tocco di classe del brano.
The dust is all what I need
To be on this road
To know that I am free.
A metà di Bona Fide, quasi come un intervallo musicale, Viva Lion! sceglie Cardabello, un brano strumentale con chitarra classica e voci registrate di bambini e mamme. A stravolgere l’atmosfera è Silverlin, una canzone che ammicca spudoratamente alla composizione dei Beatles. Si torna a parlare di relazioni. Ancora una volta vediamo un rapporto difficile, sopraffatto dai conflitti. Quando Viva Lion! ha parlato di Bona Fide come album europeo non poteva non pensare all’ottava traccia, Deal feat. Chef Ragoo. Alla tradizionale chitarra viene alternato il fraseggio rap, stranamente in italiano. Il tema della disillusione e dei sogni spezzati è lampante.
Fatti di sogni infranti e rimpianti
Un futuro spezzato davanti
Non sono chiacchiere
Questi sono fatti.
Dolce e delicata, Agata (A Song For) è una ballata acustica scritta dal punto di vista di una bambina di 4 anni a suo papà. AM racconta la contemporaneità che abbiamo sotto agli occhi ma a cui ci siamo assuefatti. Parla del percorso umano e professionale di un professore di statistica “costretto” a emigrare in Nord Europa per affermarsi. Infine, Lola (a song for) è un brano intimo acustico, scritto per una neonata venuta al mondo in modo inaspettato. Contiene una registrazione del video diventato virale del primo incontro tra una bambina adottata e la madre adottiva.
Materiale gentilmente fornito da Safe&Sound
Copertina e immagine gentilmente fornite da Safe&Sound