C’è una radio che suona… ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore… amore…
Così inizia uno dei monologhi più crudi della storia del teatro italiano, un capolavoro, un atto di denuncia trasformato in opera d’arte. Lo stupro, l’autobiografia di una violenza, è diventato il palinsesto della difesa delle donne hanno utilizzato contro abusi e soprusi. Franca Rame, l’amata compagna d’arte e di vita di Dario Fo, ha avuto tanto coraggio nel portare in scena una simile testimonianza. Il monologo, scritto nel 1975, fu portato da lei stessa in scena poco tempo dopo e riproposto in Rai negli anni ’80. La denuncia di Franca fu determinante in un momento storico in cui il tema della violenza sulle donne era lasciato in disparte, nascosto e ignorato. Da quel momento furono infatti messi in onda numerosi documentari per far luce sull’atto più increscioso che una donna può subire, lo stupro appunto. Il monologo tocca un tema molto delicato, tutt’ora parzialmente tabù.
Franca nascose la violenza subita per molti anni e rifiutò di rivelare il segreto anche al marito Dario. La vergogna generata dallo stupro, la peggiore delle violenze subite da parte di una donna, si radica nel sangue e nell’anima, rende le vittime orride e colpevoli. Così Franca dichiarò di aver scritto il monologo traendo ispirazione da una vicenda letta su Quotidiano Donna. Solo nel 1987 confessò di aver subito in prima persona lo stupro raccontato, durante una lontana notte di quindici anni prima. Il 9 marzo 1973 Franca fu caricata da cinque uomini su un furgone e fu vessata e violentata a turno. Fu uno stupro punitivo poiché gli uomini erano neofascisti e decisero di punire la coppia Rame-Fo per le idee che diffondevano attraverso l’arte e il teatro. Con lo stupro però decisero di punire Franca in quanto donna, imprimendo nel suo cuore la cicatrice insanabile della vergogna.
Franca e Dario decisero di utilizzare il teatro come mezzo attraverso il quale denunciare e studiare la società con il fine ultimo di migliorarla. Per la Compagnia Fo e Rame si parla infatti di “teatro sociale”, un impegno etico e civile, prima che artistico. Ciò si amalgama molto bene al clima di rivolta sessantottina, attraverso la presentazione di monologhi o pezzi teatrali fortemente satirici e polemici. Spicca tra tutti Morte accidentale di un anarchico, uno spettacolo legato alla Strage di Piazza Fontana. L’impegno civile di Franca Rame si è tuttavia da sempre orientato verso il tema del femminismo. Franca si è da sempre adoperata per il raggiungimento dei pari diritti tra uomini e donne, obiettivo ancora molto lontano nella società italiana degli anni ’70.
L’obiettivo, perseguito anche grazie al monologo, era spingere le donne alla denuncia di violenza e diradare la nebbia intorno all’increscioso atto, purtroppo alquanto frequente. La funzione curativa del monologo, e più in generale del teatro, servì a Franca per metabolizzare la violenza e fu una spinta per tutte le donne vittime. Lo stupro è così un monologo per esorcizzare la violenza.
Franca è sola sul palcoscenico, seduta su una sedia. Intorno a lei si percepisce aria vuota e pesante, carica di emozione. Con la voce spezzata, la donna inizia a raccontare. Franca ha davanti allo sguardo il viso di quegli uomini, il camion, gli odori. Nessuna straordinaria immedesimazione teatrale potrebbe sostituire la rievocazione di una tale esperienza. E così gli spettatori, anche dietro uno schermo, non possono che vivere il dolore di quella piccola donna durante una lontana notte del 1973. Quello di Franca è un grosso sacrificio poiché attraverso il monologo, per amore del teatro e degli uomini, reitera la violenza ogni volta.
Tuttavia è proprio grazie al teatro se Franca ha trovato la forza di denunciare lo stupro e rendere pubblico il proprio dolore. Grazie al monologo, la violenza individuale si trasforma in universale e l’umanità intera diventa contemporaneamente vittima e colpevole. Così il monologo diventa correzione di errori del passato e speranza per il futuro. Franca esorta le donne a denunciare le violenze subite. Per farlo racconta la propria storia, la storia di una donna che, come spesso accade, non ha trovato la forza, infangata dalla colpa dell’essere vittima.
Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido… Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani.