Banksy nel quotidiano: cos’è quel palloncino per te?

Nuovo Banksy ad Acilia.

Questa volta, la bambina ha la mascherina e c’è un virus al posto del palloncino

Acilia, Roma. Qualche giorno fa è comparso un murales in stile Banksy, con un dettaglio particolare. Tutti noi abbiamo bene in mente il murales di Banksy che ritrae la bambina con in mano il suo palloncino rosso. Questo nuovo murales di Acilia sembra ritrarre quella stessa bambina, ma con alcune significative modifiche.

Innanzitutto, la bambina indossa la mascherina. Quella mascherina che, ormai, ci portiamo in giro quasi fosse una borsa, o il cellulare, o il portafoglio. La prendiamo e la indossiamo, come se fosse una giacca. Quella mascherina che è diventata parte di noi, e che non poteva mancare di indossare anche la bimba del murales.

L’altra differenza centrale è il fatto che, anziché tenere in mano il palloncino rosso a cui tutti siamo affezionati, questa volta la bimba tiene in mano un virus.

Libertà e speranza

Si tratta di un’immagine al contempo poetica e inquietante. Probabilmente, la maggior parte di noi, vede nella bambina con il palloncino un simbolo di libertà. Libertà sfuggente, come è sfuggente il palloncino di elio che rischia, da un momento all’altro, di sfuggirle dalle mani. Ma pur sempre libertà. Libertà che per sua stessa essenza è sempre e comunque sfuggente, in un mondo dominato da guerre, fame, disuguaglianze e ingiustizie.

Libertà e speranza. Nel murales originale della Baloon Girl, apparso a Londra nel 2002, compare, poco distante dalla bimba, anche una scritta: There is always hope”. C’è sempre speranza. Forse non c’è sempre libertà, ma di certo, c’è sempre speranza. Perché, in effetti, la Baloon Girl, a differenza della bimba del murales apparso ad Acilia qualche giorno fa, non regge tra le mani il palloncino, ma lo ha appena perso, e lo guarda allontanarsi. Lo ha perso, o forse lo ha lasciato andar via. Ciò non le impedisce però di mantenere la mano tesa verso quel palloncino, che simboleggia speranza, libertà. Forse, anche amore.

Affrontare una pandemia

There is always hope. Non solo perché, come si dice sempre, “la speranza è l’ultima a morire”, ma anche e soprattutto perché siamo noi gli artefici delle nostre azioni, e, quindi, del nostro destino. Non noi come singoli, ma noi come umanità. Noi, che ora ci troviamo tutti insieme ad affrontare una pandemia. Noi, che sono mesi che vorremmo ricevere quell’abbraccio, ma ci accontentiamo di un saluto con il gomito… anzi, ormai, neanche di quello.

Noi, che abbiamo imparato a guardarci più negli occhi e ad alzare la voce per superare la barriera della mascherina. Noi, che abbiamo imparato che amare qualcuno significa proteggerlo, e proteggere, adesso, significa stare a distanza. Chi lo avrebbe mai detto… chi avrebbe mai pensato che, anziché un abbraccio affettuoso, sarebbe mai stato più segno di amore e cura un metro di aria e una mascherina sulle labbra?

Banksy

Banksy ci insegna non solo a non smettere di sperare in un mondo migliore ma, soprattutto, a non smettere mai di lottare per migliorarlo

Ogni murales di Banksy è un segno di denuncia, ma soprattutto, è un messaggio per l’umanità. Banksy ci insegna non solo a non smettere di sperare in un mondo migliore ma, soprattutto, a non smettere mai di lottare per migliorarlo. Banksy ci sbatte in faccia la realtà: smettiamola di tirare bombe, e iniziamo a lanciare fiori (Flower Thrower, Gerusalemme, 2003). Baciamo chi vogliamo (Kissing coppers), purché si tratti di un bacio vero, e non di un passatempo (Mobile Lovers).

Banksy ci critica. Banksy ha il coraggio di scrivere sui muri delle nostre città per farci rendere conto dei nostri errori, o per non farci perdere la speranza.

Dovremmo imparare a guardarlo con occhi diversi, per raccogliere ciò che ha da dirci, per cercare, nel nostro piccolo, di diventare persone migliori. Forse Banksy parla in realtà ad ognuno di noi, perché le sue opere, al di là del messaggio sociale e politico, possono nascondere (o possono essere spunto per noi per cogliere) anche uno strato emotivo e personale.

Chiediamoci: qual è quel palloncino che tieni stretto fra le mani e hai paura possa volare via, da un momento all’altro? Vale la pena stringerlo così forte?  Sei sicuro di star dando priorità alle giuste cose?

Iniziamo con il farci più domande. Abelardo, filosofo medievale, scrisse così:

Dubitando, infatti, siamo spinti a ricercare; e indagando a fondo giungiamo a cogliere la verità.

A volte lasciamo che una singola cosa domini il nostro orizzonte, senza lasciare spazio al resto. È davvero quello che vogliamo? È davvero quello, il palloncino che ci rende felici? O forse non ci stiamo accorgendo che, intorno a quel fragilissimo palloncino in procinto, prima o poi, di scoppiare, e comunque intenzionato a fuggire via da noi, c’è un meraviglioso mondo da vivere, senza paura di poterlo perdere?

 


FONTI
Repubblica
Roma Today

Huffingtonpost

Un ringraziamento particolare, per questo articolo, a Miriam Gualandi ed Ezio Vitali. Miriam sa sempre consigliarmi e ascoltarmi; Ezio è sempre pronto a spronarmi ad essere la versione migliore di me. Grazie.



 

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