Ritmica e groove improntato sulla disco e il funk, sono le parole chiave di questa nuova era degli Arancioni Meccanici. È lo stesso complesso, comunque, a rassicurare sul fatto che non mancano gli elementi tipici della loro musica: la nuova atmosfera nasce come frutto e naturale conseguenza degli ascolti degli ultimi tempi, colonna portante di nottate dalle ore piccole e dalla frenesia della quotidianità dei giorni. Non mancano chitarre new wave, ma la band si avvicina decisamente al pop, con la presenza di suoni caraibici e italo disco: i nuovi singoli presentati finora, tra cui Disco d’argento, sono tutto questo e molto altro ancora.
Il quartetto milanese: dalla formazione ai primi progetti
Gli Arancioni Meccanici sono una band composta da quattro uomini, amici, compagni e colleghi. Tra voce, chitarre, basso, batteria e synth, il quartetto milanese fa un rock alternativo che ha delle forti radici negli anni Settanta, ma non manca di guardare fisso alfuturo.
La band dà inizio al suo progetto nel 2005, proprio nel capoluogo lombardo, e solo tre anni dopo realizza il primo disco eponimo, pubblicato nel 2010. Congiungendo buone idee, perizia tecnica e cultura musicale, il loro rock in italiano funziona e ha il suo perché.
L’esordio vero e proprio arriva solo con il secondo lavoro, dopo che il primo è passato alquanto inosservato. Nero è prodotto dal gruppo stesso, registrato e poi mixato nel monzese. Il brano che dà il nome al secondo secondo album è caratterizzato dall’assenza di voci. Protagonista e regina è infatti unicamente la musica, in un perfetto connubio di suoni armonizzati tra loro.
Elettronica, synth, acustica: Nero apre le porte, o dovremmo dire che chiude in grande stile, essendo l’ultimo pezzo dell’album, un progetto tutto da scoprire. Un progetto all’insegna della varietà da un lato, ma sempre uniformato da un unico stile dall’altro.
Nero: l’ingresso a pieno titolo nel mondo degli Arancioni Meccanici
Undici tracce che terminano con la sopracitata Nero, armonia che pare muoversi su polverose sonorità acustiche manipolate dall’elettronica.
I brani passano da un delicato pianoforte, come quello che culla in Hombre, in apertura, a uno psichedelico Deserti. D’interesse comune è stata Slave To Love, che già dal titolo attrae l’attenzione: brano ritmico e filato, anticipa i tempi più lenti dei brani successivi, nuovamente spezzati da energia elettronica e poi ancora da suoni acustici e malinconici.
Insomma, si parla di brani che non è possibile ascoltare fermandosi alla superficialità iniziale: numerose, come si è anticipato, sono le sfumature che vi è possibile trovare, all’insegna del livello compositivo e del gusto melodico.
La svolta elettronica con Zombie Jungle
Nel giugno 2020, dopo due anni di silenzio, gli Arancioni tornano con un nuovo pezzo, Zombie Jungle, dalla freschezza funk che non può che far venire voglia di alzarsi e andare a scatenarsi in pista. Nonostante questo omaggio alla musica disco, non mancano gli elementi tipici del gruppo: il brano rispecchia decisamente la definizione di “cocktail, secco e tirato”, tra atmosfere esotiche e sperimentazioni pop.
Queste sonorità, unite all’entusiasmo che trapela dai musicisti stessi, è preludio del nuovo lavoro della band, datato settembre 2020. Si parla di Disco d’argento, uscito sotto l’etichetta Discipline.
Disco d’argento: tra il pop e il decadente
Let’s dance!” È questo il motivo ricorrente di tutto il pezzo, che abbandona le tipiche chitarre new wave del gruppo in favore di un elettronica di estetica vaporwave, impreziosita dal suono del sax.
Una corsa infinita, senza meta, nel buio della notte e poi alla luce del giorno sotto l’ombra delle palme lungo mare. Ecco l’immagine principe del brano, confermata dal videoclip stesso, realizzato da RENO. Una strada vuota, lunga, illuminata dal sole di giorno e dalla luna di notte, è protagonista del filmato. Essa è percorsa da una macchina che trasporta una coppia, con la vista del mare.
È infatti il mare ad essere un disco d’argento, che dà pertanto il nome al pezzo.
Navighiamo con i figli delle stelle
Sotto l’acqua la mia testa non sta male
Let’s dance!
La notte, il ghiaccio, il locale.
Il gruppo si inserisce così in un panorama tutto nuovo nell’Italia contemporanea. Rock moderno misto a elettronica, senza dimenticare mai le radici anni Settanta ma, al contrario, partendo proprio da quelle. Non si può certo parlare di genere scontato o privo di difficoltà, ma gli Arancioni Meccanici hanno saputo dimostrare fino a questo momento ingegno nel loro progetto e perizia nel portarlo avanti.
Le basi non mancano, ora non resta che vedere dove porterà questo groove. Che dire allora, per citare il gruppo stesso: attendiamo novità, ma nel frattempo let’s sing!