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“Suburbicon”, spietata caccia al colpevole

Siamo tutti bravi a puntare il dito: è una cosa che ci viene particolarmente facile, specie quando dobbiamo trovare a tutti i costi un capro espiatorio da condannare come responsabile di una disgrazia. Un atteggiamento verso cui si tende con estrema semplicità, soprattutto quando non vogliamo guardare in faccia la realtà. Un comportamento adottato da molti, così come accade nel film Suburbicon, pellicola statunitense del 2017, in cui il dramma dei personaggi protagonisti si trasforma in un’occasione per mettere alla gogna degli innocenti.

La città perfetta

“Benvenuti a Suburbicon, città meravigliosa ed entusiasmante. È stata costruita con la promessa di prosperità per tutti. Non pensi sia ora di un nuovo inizio? Vieni a casa, vieni a Suburbicon!”

Con un’introduzione che richiama i toni di The Truman Show, Suburbicon descrive un’oasi di tranquillità e vita perfetta nell’omonimo villaggio, dove tutto fila liscio e l’armonia è di casa ovunque. Quando però i Mayers, una famiglia nera, fanno il loro ingresso nella città e si trasferiscono in una delle tante villette, le cose iniziano a prendere una brutta piega: gli equilibri iniziano a rompersi e i cittadini insorgono contro i nuovi arrivati con sempre maggior insistenza

La scintilla che accende il tutto ha come protagonisti la famiglia di Gardner Lodge  (interpretato da Matt Damon), nella cui casa fanno incursione due sconosciuti: la moglie di Lodge perde la vita e la vicenda getta il panico tra la comunità della cittadina che inizia ad accusare i Mayers di aver portato il crimine in una città che non aveva mai visto vicende simili prima. 

Percorso binario

Il film sembra essere costruito su due binari paralleli: da un lato ci sono le vicende di Lodge e le indagini per trovare i veri colpevoli, dall’altro le iniziative sempre più invadenti da parte dei cittadini per cercare di costringere la famiglia nera a fare le valigie e andarsene. A fare da ponte tra queste due storie ci sono due bambini: da una parte il figlio di Lodge, Nicky, e dall’altra il figlio dei Mayers, Andy, separati da una staccionata. 

Lezioni 

Mentre la situazione per la famiglia di Gardner precipita in mezzo a innumerevoli colpi di scena inaspettati, la famiglia Mayers è in grado di dare una grande lezione di civiltà al pubblico: “fai finta che non esistano” insegna Andy a Nicky. Non reagire alla violenza con altra violenza è l’unica soluzione per chi ha un’indole pacifica ed è in grado di mantenere fino all’ultimo la propria dignità d’animo. La famiglia di Andy non fa nulla contro chi li accusa, contro coloro che cercano di invadere la loro casa e far loro del male. Visto da fuori potrebbe sembrare un atteggiamento stupido e debole, ma in realtà non è altro che la reazione naturale di chi vive in pace con se stesso e non ha bisogno di ricorrere alle maniere forti per difendersi. 

Ambientazione di ieri…

La pellicola, ambientata negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, offre in maniera nemmeno troppo implicita un ritratto fedele di un’America in cui questi atteggiamenti sembrano essere ancora all’ordine del giorno. Trovare un colpevole su cui sfogare la propria rabbia e la propria frustrazione sembra essere l’unica soluzione per coloro che sentono di dover rivendicare a tutti i costi la propria supremazia su coloro che considerano inferiori. 

…E atteggiamenti di oggi

Pur facendo da sottofondo alle vicende dei protagonisti, il tema della xenofobia e del razzismo da parte di un’elite bianca che si autoproclama la razza migliore rimane presente per tutta la durata del film. Ad aprire e chiudere le vicende c’è un chiaro richiamo alla stessa scena, i due ragazzini protagonisti che giocano insieme, facendo da sipario agli eventi narrati e stabilendo una sorta di collegamento tra l’inizio e il finale del film. Gli ultimi minuti della pellicola mostrano come, mentre intorno a loro tutto sia inevitabilmente cambiato, a partire dalla sorte della famiglia Lodge, l’unica cosa ancora uguale è proprio quel ponte formato dall’amicizia dei due ragazzini, su cui la pellicola si chiude. 

Suburbicon, pur essendo ambientato in un’epoca passata, è più che mai attuale, per simboleggiare che, nonostante lo scorrere degli anni e le vicende storiche che si susseguono, alcuni atteggiamenti primordiali permangono costantemente nell’uomo contemporaneo e cercare sempre un capro espiatorio forse è proprio uno di quelli.

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