Ad oggi l’intelligenza artificiale è nota per aver semplificato la nostra quotidianità, eppure il suo potenziale non si è completamente dispiegato.
Governi, imprese e ricercatori sostengono la rilevanza di questa tecnologia e supportano la sua diffusione per gli importanti effetti (positivi) che potrà avere sulla società. Si prevede infatti che i progressi avranno impatti rilevanti in un’ampia gamma di campi, tra cui sanità, sicurezza e istruzione.
Un esempio? Google e Microsoft, aziende che si sono distinte nel settore high-tech, hanno messo in atto programmi quali “AI for Good” o “AI for Social Good”; concentrando la propria esperienza in materia di IA (acronimo inglese che sta proprio per Intelligenza Artificiale) nella risoluzione delle sfide umanitarie e ambientali.
Artificial Intelligence for Good
La rilevanza dell’intelligenza artificiale per il bene sociale è encomiabile. Tra i tanti sostenitori della tecnologia vi è l’UNESCO. L’Organizzazione con un approccio umanistico supporta l’idea di un contributo alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e dei quadri sui diritti umani. Promuovere l’uguaglianza di genere attraverso l’istruzione e la comunicazione è al centro del mandato dell’UNESCO.
A dimostrazione del suo interesse/supporto vi è l’ultimo report “Artificial Intelligence and Gender Equality” pubblicato a fine agosto del 2020. Il rapporto propone un quadro sull’uguaglianza di genere e l’intelligenza artificiale per ulteriori considerazioni tra gli stakeholder che potrebbero poi confluire nella “Recommendation on the Ethics of Artificial Intelligence” che l’UNESCO sta ora definendo.
Un impegno scientifico, prima di essere politico
L’UNESCO ha tuttavia esposto alcune interessanti perplessità sullo sviluppo della suddetta tecnologia nel suo rapporto pubblicato nel 2019, “I’d Blush if I Could: jelling gender”.
Tra le tante, vi è la preoccupante constatazione che la disuguaglianza nelle competenze digitali sia ancora un problema attuale, seppur gli sforzi per raggiungere l’uguaglianza siano decennali. Disuguaglianza particolarmente evidente nei Paesi in via di Sviluppo. A conferma di quanto detto, i dati forniti dal World Wide Web Foundation dimostrano come in New Delhi solo il 29% delle donne utenti di internet abbia effettivamente usato la rete per cercare lavoro; cifre simili in Filippine, Cameroon ed Uganda. Ma non solo!
Sembrerebbe che le donne siano in gran parte assenti nelle frontiere dell’innovazione tecnologica.
Nella stessa Google le donne sono circa il 21% del totale dei tecnici e il 10% dei dipendenti che lavorano sull’intelligenza artificiale. In uno studio condotto da WIRED in collaborazione con Element AI di Montreal è stato scoperto che solo il 12% dei principali ricercatori di machine learning sono donne (stima che deriva dal conteggio del numero di uomini e donne che hanno offerto il proprio contribuito a conferenze sul machine learning nel 2017). Dati però che non stupiscono se paragonati alla percentuale di donne americane laureate in informatica: appena il 18%.
Il costo della tecnologia è troppo alto?
Banalmente si potrebbe affermare che dato il costo eccessivo delle tecnologie, le donne non possano accedere ai servizi. Tuttavia, questa affermazione è parzialmente vera, dato il rapido calo dei prezzi della connettività e dell’hardware. Ad oggi miliardi di persone hanno accesso a dispositivi economici e reti a banda larga, ma non hanno le competenze necessarie per sfruttarli.
La mancanza di competenze ne impedisce l’utilizzo, ma non solo. Secondo uno studio del GSMA, alla mancanza di competenze segue la diminuzione di interesse e di percezione del bisogno, data l’incapacità di valutare i vantaggi dell’utilizzo.
Rischi di una tecnologia tutta al maschile?
I rischi di una tecnologia tutta al maschile esistono, tanto più se valutati sulla base dei pregiudizi di genere che potrebbero emarginare ulteriormente le donne.
Il rischio che il genere femminile venga lasciato indietro è alto. L’UNESCO prevede un impatto negativo sulla stessa emancipazione economica delle donne e sulle opportunità del mercato del lavoro, se non si lavora in direzione di una maggiore inclusione.
In cerca di soluzione!
L’uguaglianza di genere è una condizione essenziale per un’economia innovativa e competitiva.
L’UNESCO propone perciò una soluzione al crescente divario tecnologico: l’istruzione. Lo scopo è quello di educare le generazioni a superare il pensiero “la tecnologia è per i ragazzi”. Cosi come l’UNESCO, anche l’Europa si è distinta nella definizione di un programma strategico per la parità di genere. Oltre che essere un valore fondamentale per l’Unione europea, l’uguaglianza di genere è un diritto. Tuttavia, nel concreto, le discriminazioni rimangono una realtà tutt’altro che debellata.
Gender equality is a core principle of the European Union, but it is not yet a reality. In business, politics and society as a whole, we can only reach our full potential if we use all of our talent and diversity. Using only half of the population, half of the ideas or half of the energy is not good enough. With the Gender Equality Strategy, we are pushing for more and faster progress to promote equality between men and women.
(Ursula von der Leyen)
L’Europa ha così annunciato la sua strategia per i prossimi cinque anni a favore della parità di genere.
Tra gli impegni assunti vi è quello di sostenere le donne a trovare lavoro in settori con carenza di competenze, in particolare in settori della tecnologia e dell’IA, rendendo le donne protagonista della rivoluzione verde e blu.
Sebbene l’IA potrebbe portare con sé delle minacce significative per l’uguaglianza di genere, è importante invece riconoscere il potenziale generale che la tecnologia potrebbe apportare sotto forma di cambiamenti positivi nelle nostre società.
L’intelligenza artificiale può divenire la soluzione di molti dei nostri problemi, ma affinchè ciò avvenga è necessario non lasciare nessuno indietro.
FONTI
GSMA. 2015. Accelerating Digital Literacy: Empowering Women to Use the Mobile Internet. London, GSMA.
Simonite, T. 2018. AI is the future – but where are the women? Wired, 17 August 2018.