Un ultimo omaggio al disegnatore Quino, ideatore della celebre Mafalda, bambina spigliata e dal cuore grande, a cui “non piace la minestra”
Il 30 settembre si è spento in Argentina, all’età di 88 anni, Quino, pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón, il fumettista che inventò uno dei più famosi personaggi in tutta la storia del fumetto: Mafalda. Mafalda nasce nel 1963, e quasi nessuno sa che all’inizio era stata pensata per sponsorizzare una marca di elettrodomestici. La campagna pubblicitaria per la quale era stata ideata non fu alla fine mai portata a termine, e, nel giro di poco, Mafalda diventò la stravagante figura che tutti noi conosciamo e ricordiamo con un sorriso.
La prima striscia di Mafalda uscì in Italia nel 1964, accompagnata dalla prefazione di Umberto Eco. L’ultima striscia risale al 1973. Oltre dieci anni di Mafalda, che attraversano uno dei periodi più turbolenti del Novecento, come il maggio del 1968.
Mafalda e la minestra
Mafalda, il cui nome si ispira a un personaggio del romanzo argentino Dar la cara, di David Viñas, è una bambina molto più cresciuta di tanti adulti. Frizzante, solare, a tratti irriverente, con una sensibilità e una capacità di interpretare il mondo tutta sua. Intelligente, sveglia, interessata ai problemi del mondo. Sogna un mondo migliore, meno malato. La mamma casalinga, il papà impiegato, un fratellino piccolo e tanti amici speciali. Mafalda è sempre piena di dubbi, di domande, di spunti di riflessione per il lettore. Soprattutto, e Quino stesso amava specificarlo, Mafalda odia la minestra.
La minestra è una metafora molto potente: Quino spiega che rappresenta tutto ciò che viene imposto con la forza, ciò a cui viene costretta non solo una bambina, ma, sempre parlando per metafore, una nazione, un popolo. La minestra sono tutte quelle imposizioni che ci piovono addosso dall’alto, e a cui non possiamo sottrarci.
La pubblicazione di Mafalda venne interrotta da Quino proprio nel 1973, e, come ricorda L’Espresso riportando le parole di Quino stesso, non si è trattato di una interruzione immotivata:
Ad un certo punto mi sono veramente stancato. Non ce la facevo più a dire tutto quello che non andava, a passare il mio tempo in un continuo atteggiamento di denuncia. Il momento in cui ho deciso di mettere fine alle sue avventure, è coinciso poi con l’inizio di un periodo nero per l’Argentina. Quello dei sequestri, delle sparizioni, della dittatura. Il regime militare ha rafforzato la censura. Anche volendo, non avrei mai potuto continuare.
L’emblema di chi vuole cambiare il mondo
Dopo gli anni Settanta, Mafalda compare raramente, solo per promuovere i diritti umani. Non avrebbe avuto senso ricominciare a disegnarla, spiega Quino. Mafalda è l’emblema di chi vuole cambiare il mondo, e Quino stesso racconta che, con l’andare degli anni, aveva ormai perso le speranze riguardo all’idea che il mondo potesse davvero cambiare.
In effetti, chi di noi, almeno per una volta, non si è sentito un po’ Mafalda? Chi di noi non ha mai profondamente sperato e lottato affinché il mondo potesse cambiare, almeno un po’? Chi di noi non ha mai interrogato i propri genitori, ponendogli domande sul Mondo a cui questi non sapevano rispondere?
Nonostante Mafalda non sia stato certo l’unico tra i notevoli lavori di Quino, è stato di certo quello che ha riscosso più successo, anche a distanza di molti anni. È forse per questo motivo che, durante la pandemia, Quino aveva pensato di strappare un sorriso ai suoi lettori pubblicando ogni giorno sui suoi profili social ufficiali una striscia di Mafalda, per strappare un sorriso anche in quelle giornate così difficili. Tra le vignette più simpatiche, quella in cui Mafalda mostra al suo orsacchiotto un mappamondo, e gli chiede:
Indovina perché è così bello questo mondo? Perché è una copia! Quello originale, invece, è un disastro.
La celebre descrizione di Umberto Eco
Per raccontare Mafalda ci piace recuperare la descrizione che ne fece Umberto Eco nella prefazione al volume Mafalda la contestataria (Bompiani) [fonte: Ansa] :
Mafalda è un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è. Vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori.
Senza dubbio, come ha scritto su Twitter il suo editore argentino Daniel Divinsky,
Tutte le brave persone del paese e del mondo lo piangeranno.
Un grande artista, un ineguagliabile professionista, ma soprattutto, un grande uomo.
La copertina è stata modificata e ideata con Canva dalla redattrice
L’immagine è stata creata con Canva dalla redattrice