Ormai già da qualche tempo le serie tv per adolescenti stanno vivendo un periodo piuttosto proficuo. Se ne producono molte, di diverso genere, spesso riuscendo a suscitare più attenzione di tante altre serie dedicate a un pubblico più ampio ed eterogeneo. Per questo motivo qualche articolo si è chiesto di recente chi siano davvero i loro spettatori, e soprattutto se la realtà che raccontano corrisponda a quella degli adolescenti di oggi.
Da quando il primo teen drama moderno andò in onda sono passati trent’anni esatti: si trattava di Beverly Hills, 90210 e fino ad allora nessuna serie tv si era mai dedicata a soli personaggi adolescenti e ai loro problemi sentimentali, sessuali, esistenziali. Da quel momento il genere si è evoluto costantemente esplorando nuove forme – dal sovrannaturale Buffy al mystery modaiolo Gossip Girl, dal procedurale Veronica Mars al musical Glee – pur mantenendo sempre la stessa funzione. Cioè, dare agli spettatori più giovani storie e protagonisti in cui poter identificarsi.
Negli anni le serie tv per adolescenti hanno tuttavia abbandonato alcuni elementi che le rendevano molto pedagogiche e poco realistiche. La pretesa – spesso piuttosto moralistica – di elargire insegnamenti di vita ha gradualmente lasciato il posto a una spontanea ingenuità dei protagonisti. Di conseguenza questi ultimi hanno smesso di rappresentare quel che gli adolescenti avrebbero voluto essere, per avvicinarsi invece alla loro immagine reale. Per intenderci, se i primi teenager televisivi sembravano semi-adulti, quelli di oggi sono l’esatta, informe via di mezzo che sta tra l’essere bambini e il dover ancora crescere del tutto. Pensano di sapere ogni cosa, ma in realtà brancolano nella confusione; rivendicano indipendenza, ma poi scalpitano per ottenere le dovute attenzioni; si atteggiano da grandi, eppure con molta goffaggine riempiono a malapena i vestiti.
Le nuove serie tv per adolescenti e il modello Skins
Ad aprire la strada a questa trasformazione, fu molto probabilmente Skins. Il teen drama britannico – che in Italia andò in onda su MTV tra il 2008 e il 2013 – raccontava i disagi di un gruppo di adolescenti molto diverso da quelli che in quel periodo circolavano in tv. I ragazzi di Skins, ha scritto il «Guardian», non erano fighi interpretati da attori di dieci anni più vecchi della loro età seriale. Non affrontavano le proprie disavventure sentimentali con “il linguaggio di una coppia di mezza età”. E le loro aspirazioni erano assai più basse del diventare registi hollywoodiani. I ragazzi di Skins si sbronzavano ai party, fumavano erba e si dannavano per problemi ben più piccoli, credibili e ordinari.
Tantissimi teen drama degli ultimi anni hanno molto in comune con Skins. Spesso si affidano all’esagerazione per il gusto del provocare o dell’effetto comico. Ma al tempo stesso riescono a intercettare emozioni, incertezze e paure del pubblico per il quale sono stati creati.
Cosa pensano gli adolescenti dei teen drama?
È probabile che la generazione precedente, cioè quella dei millennial, cercasse perlopiù evasione nei racconti tv a lei dedicati. La priorità della generazione Z – che comprende i ragazzi nati tra la seconda metà degli anni Novanta e i primi anni Dieci – sembra invece focalizzarsi sull’autenticità della rappresentazione.
Il «Guardian» ne ha avuto conferma chiedendo ad alcuni giovani di età compresa tra i 16 e i 18 anni cosa pensassero di Sex Education, la serie britannica che segue le prime, tragicomiche esperienze sessuali di un gruppo di liceali. La maggior parte dei ragazzi intervistati ha detto di aver apprezzato la serie – qualcuno di averla addirittura trovata utile – proprio per la capacità di rappresentare le tante sfumature dell’argomento. In effetti Sex Education si è occupata finora di una gran quantità di questioni. A consentirglielo è stato il suo campionario piuttosto cospicuo ed eterogeneo di personaggi, tutti sviluppati pressoché alla pari: la varietà dei problemi trattati aumenta, così come si diversificano i modi di viverli e affrontarli. Per un giovane spettatore diventa perciò più facile e rassicurante trovare un personaggio in cui rivedersi davvero.
Lo stesso discorso vale pressappoco per i teen drama votati all’esagerazione. Qualche mese prima che il «Guardian» pubblicasse il suo articolo, «Vice» ha chiesto a un gruppo di adolescenti tra i 15 e i 23 anni se Euphoria fosse davvero realistica. In molti hanno detto di aver trovato la serie di HBO – che parla di sesso, disturbi e violenza in maniera piuttosto cruda – fin troppo provocatoria e a tratti voyeuristica. Quasi tutti le hanno però riconosciuto una solida capacità nel connettersi con le emozioni e soprattutto il senso di disagio tipicamente adolescenziali.
Il successo streaming delle serie tv adolescenziali
Anche i teenager di oggi guardano i teen drama, dunque. E un po’ lo dimostra anche il fatto che un grande servizio streaming come Netflix stia puntando su contenuti youth-oriented, ossia dedicati ai giovani.
Di tutti i titoli prodotti o presenti nel suo catalogo, quelli rivolti a un pubblico più giovane sono il principale mezzo di cui Netflix si serve per generare interazioni sui social. D’altronde, in un report di fine 2018 l’azienda non ha indicato come suoi principali competitor altri servizi streaming e nemmeno i tradizionali canali tv; bensì ha individuato la sua principale concorrenza nel videogioco Fortnite e in YouTube. Vale a dire, due piattaforme che si accaparrano moltissimo tempo e attenzione degli utenti, specialmente dei cosiddetti “screenager”, cioè i giovani abituati a fruire contenuti su dispositivi come computer e smartphone.
Anche i dati rilasciati da Netflix sui suoi titoli più popolari dell’ultimo anno sono piuttosto interessanti. Delle prime dieci serie tv più viste nel 2019 dai suoi utenti, circa la metà ha protagonisti adolescenti o poco più che ventenni. Si tratta delle ultime stagioni di Stranger Things, Sex Education, Tredici e YOU, alle quali nella classifica italiana si aggiungono quelle di Élite e Baby.
Certo, le modalità di raccolta dei dati di Netflix non sono limpidissime: le visualizzazioni vengono calcolate contando chi ha guardato un determinato titolo per almeno due minuti, e si riferiscono ai primi 28 giorni dalla sua data di uscita. Per giunta non ci sono neppure dati ufficiali sull’età degli utenti che li hanno fruiti. Tuttavia, si può comunque rilevare un altro fatto curioso: non solo gli adolescenti guardano i teen drama.
Perché gli adulti guardano le serie tv per adolescenti
Molte serie tv per teenager sono trasversali, attraggono un pubblico molto più ampio di quello a cui in partenza si rivolgono. Questo, indipendentemente dal fatto che ai suoi occhi possano risultare banali e talvolta malfatte. Nel caso delle storie con interpreti visibilmente più grandi dei loro personaggi – YOU ne è un esempio – spesso persiste un istinto di identificazione. Non solo. Lo psicoterapeuta Gianluca Fraciosi ha spiegato a «Vice» che gli effetti politico-economici della società attuale hanno provocato un allungamento del periodo dell’adolescenza: molti trentenni non sono del tutto autonomi, vivono ancora come adolescenti, e questo li porta a “ricercare contenuti che siano in linea con la propria età percepita piuttosto che alla propria età anagrafica reale”.
Il ruolo più influente appartiene comunque alla nostalgia. Molti adulti si appassionano ai teen drama perché tra i loro interpreti ritrovano qualche volto – pur ormai cresciuto – delle serie tv che guardavano da ragazzi. Dei personaggi di Riverdale, ad esempio, ha fatto parte fino alla sua morte Luke Perry, il Dylan di Beverly Hills, 90210. Altri adulti ne traggono invece un senso di evasione e insieme potenza. Seguire i problemi di protagonisti più giovani distrae dai propri grattacapi quotidiani. E osservarli con gli occhi adulti di chi li ha già vissuti e superati, rinfranca l’impressione di avere la propria esistenza sotto controllo.
Le serie adolescenziali sono infine una del macchina del tempo. Un modo per tornare all’adolescenza e provare di nuovo le prime emozioni davvero intense della propria esistenza; ma anche un’occasione catartica per vivere attraverso i protagonisti le esperienze mancate o che non sono andate come si avrebbe voluto. Anche se forse più semplicemente vale l’efficace metafora di «Vice»: qualsiasi cosa rappresentino, i teen drama non sono altro che una confortevole coperta di Linus da trascinare con sé nella post-adolescenza.