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Luisa Casati, la musa immortale

Luisa Casati: nobildonna, collezionista, musa di artisti, stilisti, letterati, ma soprattutto icona di stile. Prima dei social network, di Instagram, delle influencer, le donne si ispiravano a figure cariche di fascino, carisma ed eleganza. Il XIX secolo fu segnato dallo stile di Virginia Oldoini, la Contessa di Castiglione: le sue apparizioni ai balli di corte attiravano sempre l’attenzione della stampa mondana. Allo stesso modo anche Elisabetta di Baviera, passata alla storia come la “Principessa Sissi”, con la sua ossessione per l’estetica e i vestiti sfarzosi veniva considerata una delle donne più affascinanti del suo secolo. Negli anni successivi la marchesa Luisa Casati è entrata a pieno titolo nell’    élite delle fashion icons del mondo occidentale, ispirando ed influenzando il gusto dell’epoca. Ma come ci è arrivata?

Luisa Adele Rosa Maria Amman nasce a Milano il 21 gennaio 1881; la sua è un’infanzia privilegiata, in quanto il padre, Alberto Amman, è un ricco produttore di cotone. Già durante i primi anni della sua vita rimane affascinata delle icone del suo tempo: Sarah Bernhardt, attrice teatrale e cinematografica francese, Cristina di Belgiojoso, scrittrice e giornalista italiana, e ovviamente le già citate Elisabetta di Baviera e Virginia Oldoini. La prematura morte dei genitori rese Luisa Casati e la sorella maggiore Francesca ricche ereditiere.

A diciannove anni conosce e sposa il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino; trascorrono il viaggio di nozze a Parigi, in occasione della prima Esposizione Universale. L’anno successivo la marchesa dà alla luce la sua prima e unica figlia, Cristina, nome scelto in onore della principessa di Belgiojoso.

Nello stesso periodo conosce Gabriele d’Annunzio e ne rimane affascinata: creativo, eccentrico e totalmente incurante delle norme dell’etichetta. I due intrattengono una relazione segreta, che provocherà un grosso scandalo. Affascinata dalla figura del suo nuovo amante, Luisa Casati lavora sul suo personaggio, ispirandosi alle icone di stile che ammira di più; da Cristina di Belgiojoso riprende il trucco macabro e l’interesse per il mondo dell’occulto e si tinge i capelli di rosso come Sarah Bernhardt. Il lavoro sulla sua nuova immagine comprende anche l’arredamento delle sue proprietà, sostituendo il tradizionale rosso dei velluti e dei broccati con un insolito accostamento di bianco e nero, colori che ricorreranno spesso anche nel suo abbigliamento.

Inizia ad interessarsi al mondo dell’arte presentandosi come potenziale mecenate agli artisti e visitando regolarmente i musei di Londra e Parigi. Decide poi, sotto consiglio di D’Annunzio, di acquistare Palazzo Venier dei Leoni, una delle residenze più decadenti di Venezia. In città viene conosciuta da tutti per le sue stranezze: ogni estate riempie il suo giardino di animali esotici ed è solita passeggiare nuda in Piazza San Marco; inoltre le sue feste, famose in tutta Europa, attirano un gran numero di curiosi.

La marchesa sembra aver concentrato tutte le sue attenzioni sulla mondanità, dimenticando il ruolo di madre e moglie; nel 1914 si separa da Camillo Casati Stampa, mentre la figlia viene trasferita in un collegio francese.  Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è costretta a reinventarsi; decide così di allearsi con gli artisti d’avanguardia, in particolare i futuristi. Marinetti, Balla, Boccioni, Carrà, Depero, tutti si innamorano di lei, elevandola a musa ispiratrice. Ma questo non le basta: sente il desiderio di divenire lei stessa un’opera d’arte, attraverso la sua estetica, il suo abbigliamento e lo stile di vita, esattamente come un protagonista di un romanzo esteta. È stata ritratta dai più famosi artisti del periodo, a partire da Man Ray, che nei suoi scatti esalta il suo stile nella versione più macabra, fino ad arrivare a Giovanni Boldini, che la ritrae nella sua duplice versione, sensuale ed androgina.

Negli anni il sostegno economico dato ai diversi artisti e il suo stile di vita, basato sul lusso sfrenato, l’ha portata ad accumulare un debito di 25 milioni di dollari; a cinquant’anni si è stata costretta a vendere la sua ultima residenza di Venezia, palazzo Venier dei Leoni, e trasferirsi a Londra, dove è poi morta in povertà. Ad oggi è sepolta al Brompton Cemetery; il suo epitaffio, ripreso dalle parole di Shakespeare per descrivere Cleopatra in Antonio e Cleopatra, recita: “L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita”.

La sua morte non ha però dissolto l’aurea di eleganza, eccentricità e seduzione che circondava la divina Marchesa. Ancora oggi i designer continuano ad ispirarsi a lei: nella collezione Chanel Crociera 2010 Karl Lagerfeld omaggia la marchesa, alla quale verrà dedicata anche una mostra a Palazzo Fortuny; sei anni dopo Alberta Ferretti disegna un’intera collezione limited edition ispirata alla femme fatale, proponendo abiti in pizzo nero e capi spalla in tessuti broccati e luminescenti. Nel 2020 è il turno di Gucci: Alessandro Michele ha disegnato per l’esibizione del Festival di Sanremo di Achille Lauro un abito di chiffon nero trasparente e un copricapo di piume con cristalli. La mise è stata ripresa da un look del 1922, scelto dalla marchesa in occasione di un party.

Il suo ruolo di musa permane ancora oggi: con il suo stile unico, macabro e seducente allo stesso tempo, la marchesa ha segnato la sua epoca e continua ad ispirare le nuove generazioni di designer, mettendone in luce sempre nuove sfumature.

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