Alessandro Ragazzo

Alessandro Ragazzo, “Il ragazzo che ama fare festa ma scrive canzoni tristi”

Quante volte è capitato di iniziare una frase con “Ricordi…?” e lasciarsi trasportare dal flusso di coscienza del nostro passato? La memoria è spunto di riflessione, insegnamento ma anche grande emotività e il suo strumento è il ricordo. Esso è definibile come un’esperienza del passato conservata e rievocata dalla mente umana e può comportare grande partecipazione emotiva. È proprio questo il punto di partenza di Alessandro Ragazzo: il ricordo come lente filtrata per interpretare la realtà.

Non è dunque proiettato verso una dimensione onirica o filosofica, ma piuttosto verso la creazione di un fil rouge che unisce malinconia e romanticismo, concretizzandosi nell’EP che porta proprio questo titolo: Ricordi?

“Il ragazzo che ama fare festa ma scrive canzoni tristi”

Così si definisce Alessandro stesso. Da Marghera, nella periferia di Venezia, nasce come chitarrista elettrico. Innamorandosi della bellezza della semplicità, inizia a scrivere canzoni e nel frattempo si laurea al Conservatorio di Venezia in chitarra jazz. I primi passi nel mondo musicale lo conducono verso tre EP in inglese, con sonorità british, ottenendo ottimi consensi dalla critica.

Alessandro ama raccontare ciò che lo circonda, come testimonia il suo singolo Frontale, uscito nel giugno 2019. Il brano racconta in maniera allegra e scanzonata il fallimento dei sentimenti ai giorni nostri, il tutto in chiave ironica e narrato dalla sua voce fresca.

Ho scritto questo brano una notte, insieme a due amici, in seguito alla mia esibizione alla sagra del baccalà.[…] Mi ha portato a pensare a quanto possa essere difficile, e a volte umiliante, il percorso artistico. A quanto cuore metti in una canzone e quanto poco serva per annientare tutto in mezzo all’indifferenza, perché diciamocelo: oggi i sentimenti hanno perso, ha vinto l’apparenza ed il materiale, e quando ti amo “come i suicidi amano i raccordi ferroviari” il mio amore passa inosservato, perché, alla fine, l’unica cosa che ci interessa è quanto il treno arriverà in ritardo.

Con questa prospettiva scettica e fortemente realistica si presenta il cantautore che ha sempre, come obiettivo ultimo, quello di raccontare di sé nella speranza di raccontare anche un po’ di tutti noi, in chiave universalistica della musica.

Ricordi? : un viaggio nella memoria collettiva

Il giovane cantautore, dalla sua città periferica italiana, viaggia con un sorriso dolceamaro tra i sogni mai realizzati, relazioni irrecuperabili, amicizie storiche. Canta la quotidianità, le gioie e i dolori dell’essere giovani. Riflesso di tutto ciò è la copertina stessa: in analogico, sono rappresentati dei ragazzi dal volto indefinito ed impercettibile, pronti a gettarsi in un mare violaceo – il mare di ricordi che unisce tutti noi, che comprendiamo quel “Ricordi…?”.

L’EP si compone di cinque canzoni scritte negli ultimi due anni di Alessandro e sono intrisi di realtà, concretezza e quotidianità.

A cominciare dalla prima traccia, Domani, in cui il racconto pare essere una chiacchierata fra coetanei, nell’intento di sfogare le proprie delusioni amorose, con la sensazione che l’ascoltatore risponderà: “è così anche per me”.

Il sentimento di malinconia per qualcosa che non c’è più, ma di cui si sente la mancanza, è testimoniato dal video stesso, nel quale il protagonista si prende cura della sua partner come se fosse una persona reale, quando si tratta invece di un manichino.

La malinconia per un affetto che non c’è più continua nella seconda traccia, Se Ti Chiedo, in cui neanche lo scorrere delle stagioni pare più essere percepito:

Se ti chiedo di andare, ti prego aspetta
Dove dormi questa notte perché vai di fretta?
Il tuo respiro appanna i finestrini, siamo diventati grandi senza leggere i Libri
Ti ricordi quando andavamo a ballare e le notti diventavano giorni senza farsi aspettare
ti ricordi che i ricordi fanno sempre più male.

È proprio questo il concetto chiave dell’intero album: i ricordi che finiscono col mangiarci. Quando si rimane Quelli di sempre, come recita la canzone, è facile non capire più niente dell’altra persona, esaurendo i discorsi dopo poche semplici domande banali e ordinarie.

Eppure, anche quando qualcosa cambia, quando non si riesce più a far funzionare le cose, le mancanze e i vuoti che causano i ricordi sono più ingombranti di una presenza.

E vorrei dimenticare per non dover cascare nelle tue parole e nel tuo dolore
E vorrei non pianger sempre, non vivere il presente, non sentirmi inadatta in ogni momento.

Perù è il tentativo di convincersi di non amare più una persona, di aver superato quella delusione e oltrepassato il vuoto della mancanza. Tentativo, però, vano, perché non c’è modo di togliersi quelle immagini, quei momenti, quei profumi dalla memoria.

La memoria olfattiva, infatti, è di quanto di più bello e straziante si possa fare esperienza: in Mi sudano gli occhi Alessandro racconta delle sue giornate a Marghera. Giornate tranquille passate su una panchina al parco, a giocare a calcio o mangiare patatine e Coca Cola. Il bar sotto casa, dove è facile sentire le catene, la playstation in garage, la felpa che tanto piaceva a qualcuno, le magliette rotte: ricordi concreti e vividi che si palesano nella mente di ognuno, causando commozione, nostalgia e, leitmotiv di tutto l’album, malinconia.

La memoria tra il dolce e l’amaro

I ricordi possono rappresentare un grande scoglio da affrontare, ma, proprio come viene rappresentato dalla copertina dell’EP di Alessandro Ragazzo, anche un grande trampolino che porta alla culla del passato. Un primo sentimento, gettando uno sguardo all’indietro, è sentire la mancanza di un momento, un sentimento, una propria visione di sé, perché non c’è più. Subito dopo, però, non si può che trovarsi immersi in quelle stesse immagini e sensazioni, gratificandosi che ci siano state.

FONTI

Materiale gentilmente offerto da Conza

CREDITS

Copertina e immagini gentilmente offerte da Conza

 

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