“Oggi è già domani”: si può ripetere il passato?

Si ringrazia la casa editrice Fazi editore per la collaborazione

Oggi è già domani è il titolo dell’ultimo romanzo di Jarett Kobek, tradotto da Enrica Budetta e recentemente pubblicato da Fazi. Un titolo che anticipa lo scandire del tempo tra le pagine che conducono il lettore in una New York degli anni Ottanta/Novanta, abitata da giovani artisti, drogati, letterati, nomi noti e altri frutto della fantasia dell’autore già noto per il suo Io odio Internet.

“Non si può ripetere il passato”

“Non si può ripetere il passato? Ma certo che si può”

In questa Grande Mela raccontata da dentro, come se anche il lettore non fosse altro che un vermicello che abita quel frutto un po’ andato a male, le strade di New York ci guidano in un viaggio tra sesso, droga e discoteche. Baby e Adeline, gli stessi protagonisti di Io odio Internet, sono due giovani che fanno amicizia e vivono insieme a New York, condividendo esperienze di ogni tipo.

Baby è orfano, viene dal Wisconsin ed è gay. Quando arriva a New York si reca da un conoscente, che avrebbe dovuto ospitarlo. Si ritrova così in una casa in condizioni pietose in cui vivono un numero sconosciuto di drogati in condizioni ancora più pietose. Qui, dove Baby lascia lo zaino che viene subito rubato da qualcuno per potersi comprare della droga, incontra Adeline, una giovane che invece era appena stata lasciata da un pessimo fidanzato. Adeline è una studentessa d’arte, che vive a New York per studiare alla Parsons School of Design, ma anche per stare lontano dalla madre vedova e benestante, con la quale ha un vero e proprio rapporto di amore-odio.

I due, Adeline e Baby, diventano amici. Legati da qualcosa che si avvicina alla fratellanza, sono destinati a rimanere uniti nonostante le problematiche crescenti nelle loro vite che vanno dall’università ai primi successi lavorativi.

“Che cosa mantiene in vita l’amicizia? È semplicissimo: i genitori di Baby sono morti entrambi. Non gli ho mai chiesto i dettagli, ma ho capito che si è trattato di un’enorme tragedia. Come un omicidio. Mio fratello si è suicidato. Quando conosci una persona che ha ricevuto il tuo terribile dono, non la lasci andare mai più”

I giovani protagonisti, ancora insicuri e un po’ persi, ci raccontano una New York di feste lunghe tutta la notte, ma anche di viaggi e serate in altri luoghi degli Stati Uniti, di cui riconoscono le differenze con la Grande Mela. Ci descrivono gli effetti delle varie droghe provate e ci parlano dei loro incontri notturni e non, di amicizie temporanee, di amori più o meno importanti e delle esperienze sessuali che segnano la loro giovinezza.

Il romanzo è però anche un viaggio della speranza: nel corso degli anni Baby scopre il suo amore per la scrittura, riuscirà a studiare all’università, la sua passione e il suo talento nella scrittura fantascientifica lo porteranno ai primi successi professionali; Adeline, nel frattempo insegue il sogno di creare fumetti, anche lei con successo. I due ragazzi crescono, si perdono, si ritrovano e si muovono in una New York di eventi reali: da i Tompkins Square Park Riots, all’epidemia di AIDS e il primo bombardamento del World Trade Center, senza contare gli innumerevoli film, canzoni e libri citati.

La stessa traduttrice, Enrica Budetta, racconta della complessità che si nasconde dietro ad un libro di questo genere:

La complessità del progetto di Kobek mi è stata ancor più chiara quando ho dovuto ricostruire l’enorme attività di documentazione che ha svolto e condurla a mia volta per cercare di cogliere e rendere al meglio tutti i riferimenti a situazioni, opere letterarie, film, canzoni, che sono spesso astrusi e celati. O ancora quando ho dovuto lavorare sulla caratterizzazione del registro linguistico dei personaggi, con uno dei due narratori, Adeline, che ha una serie di tic e sfoggia un accento “artificiale”, affettato e volutamente irritante, il cosiddetto “accento transatlantico”, salvo tornare al suo accento californiano naturale quando parla con la madre, o adottare per un periodo il jive talk, uno slang sviluppatosi ad Harlem negli anni Quaranta, dopo essere entrata in possesso di un glossario dell’epoca; mentre l’altro, Baby, ha a che fare con i vezzi linguistici di drag queeneroinomani, club kid fatti di ketamina e “party monsters” dalle inusitate perversioni sessuali.

Una scoperta piacevole e ricca quella provata nel leggere le pagine di Kobek, perfette per imparare qualcosa di nuovo sugli anni Ottanta o, per chi li ha vissuti in prima persona, per ricordarseli attraverso esperienze altrui.

FONTI

Jarett Kobek, Oggi è già domani, Traduzione di Enrica Budetta, Fazi Editore, 2020

www.fazieditore.it

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