Milano: città vorticosa e poliglotta, in continua evoluzione, eppure così autentica e legata al passato. Bella come non mai, ma ugualmente sotto i riflettori delle critiche più ferrate. In poche parole, la metropoli antitetica per eccellenza. La sua gente l’ha vista cambiare, per modo di dire. Perché se è vero che possiede volontà innovativa, è altrettanto credibile la teoria secondo la quale gli anni, per lei, non sembrano essere passati mai. Le vie del centro, i monumenti che la costellano e i caratteristici mezzi pubblici che collegano ogni suoi angolo partecipano a questo continuo status quo, che pare non voler in nessun modo barattare.
Quattro linee metropolitane – rossa, gialla, verde, lilla – che si intrecciano turbinosamente, creando continui reticoli e coincidenze. La sotterranea raggiunge ogni angolo della città. E per farlo, accoglie quotidianamente lavoratori, studenti e semplici cittadini che si rifugiano nei vagoni come fosse un luogo caro, sicuro.
Under Milano: il progetto fotografico per raccontare la Milano sotterranea
“Certamente la M1 è la nostra linea del cuore perché attraversa i luoghi a noi più cari. Ma ogni linea ha il suo bello” affermano all’unisono Sergio Raffaele e Tiziano Demuro. Sono loro i due amici e ideatori del progetto fotografico Under Milano. Il primo, siciliano, il secondo, sardo. Due isolani che hanno trovato, l’uno nell’altro, il pezzo del puzzle mancante.
Sebbene i due si diversifichino per stile e soggetti, entrambi raccontano che in realtà sono ben riusciti a creare unicità. Come conferma Tiziano:
Abbiamo voluto essere dentro la scena. Sui treni o in banchina noi siamo prima viaggiatori e poi fotografi. Abbiamo scattato usando lo sguardo del passeggero e integrandolo con il nostro stile estetico.
Under Milano è questo. Volti che si incrociano, mani che si stringono e inconsciamente si sfiorano, gambe in movimento o in equilibrio tra una fermata e l’altra. Baci innamorati, lacrime, sorrisi e stanchezze. Occhi confusi e spaesati oppure attentissimi e ligi di fronte a libri colmi di parole, pronti ad essere divorati. E poi oggetti dimenticati, cartacce e rifiuti che raccontano il continuo transito di personaggi ignari, spesso assenti e assopiti.
Una ricerca stimolata dallo spettatore
Ciò che descrive Under Milano è una voluta semplicità compositiva. Così dichiara Sergio:
Lavoriamo sulla sottrazione nella composizione dell’immagine. Meno elementi diamo, più spazi vuoti e più pulizia visiva otteniamo. Il tutto crea aspettativa e stimola l’immaginazione di chi guarda la fotografia.
Poche linee e altrettanti colori caratterizzano questa ricerca fotografica, continuamente sollecitata e stimolata dal parere del pubblico.
Il coinvolgimento razionale è l’elemento preponderante. In primo luogo, questo si configura come la volontà di un racconto reale e quotidiano, in cui persone comuni diventano i protagonisti di un racconto. In secondo luogo, allo spettatore – continuamente chiamato in causa – viene richiesta un’interpretazione, incessantemente mutevole. Mai uguale alla precedente, mai uguale alla successiva.
Gli scatti durante la pandemia
Particolarmente curiosi sono gli scatti nati durante la recente pandemia scoppiata in città. Nel corso di questi ultimi mesi, infatti, mascherine e guanti sono diventati i principali protagonisti delle istantanee. Indossati, spesso dimenticati e gettati, hanno come catapultato sottoterra la situazione che si viveva in città. Laddove, ormai, sembrano non esserci alternative se non adattarsi.
Under Milano è attualmente un progetto social. Ciò significa che si predispone per essere conosciuto grazie, e soprattutto, alla sua omonima pagina Instagram. Insieme raccontano:
Instagram è il nostro diario quotidiano. Non programmiamo troppo i nostri post, ma la scelta è spesso emotiva. La nostra forza è aver ben chiaro cosa vogliamo raccontare e come lo vogliamo fare. Difficilmente, anche le persone che ci conoscono, riescono a capire chi ha scattato una foto. E quando provano a indovinare, sbagliano sempre. Questo ci diverte e ci fa piacere perché abbiamo dato al progetto uno stile ben definito.
In effetti, quel che si percepisce ammirando le loro fotografie è un’innata unione, una coppia perfetta che non sarebbe in alcun modo completa in assenza di uno dei due pezzi del puzzle.