Il caos creatosi in seguito all’espansione dell’epidemia di COVID-19 ha condizionato fortemente anche il mondo della Settima arte. Numerose produzioni sono state rimandate al 2021 e molti dei film previsti per il 2020 hanno subito ritardi e rinvii. Stessa sorte è toccata anche a Tenet; l’uscita dell’ultima pellicola firmata da Christopher Nolan, inizialmente prevista per luglio, è infatti stata rinviata più volte negli ultimi mesi ed è arrivata nei nostri cinema solo il 26 agosto scorso. Una pellicola destinata a riportare il pubblico in sala e che ormai da tre settimane non smette di far parlare di sè.
C’è chi grida al capolavoro, chi alla cocente delusione e chi, in maniera più realistica, parla di un film controverso, ambizioso, ma non esente da difetti. Un film che tuttavia, nel bene e nel male, si inserisce alla perfezione all’interno della gloriosa filmografia del regista britannico, come dimostrano alcuni dei suoi più acclamati marchi di fabbrica.
Il tempo: Memento, Interstellar e Dunkirk
Che a Nolan piaccia giocare con la dimensione temporale non è certo un mistero. Il flusso di eventi, la voglia di scardinare le leggi della fisica o indagarle da nuove e affascinanti prospettive; il desiderio di andare oltre l’umanamente concepibile e spingersi al di là dei limiti. Il regista ha sempre dimostrato grande curiosità nei confronti del tempo e alcuni dei suoi progetti ne sono una dimostrazione più che lampante.
Pensiamo a Memento, la pellicola di inizio secolo ormai divenuta cult. Un film che giostra su un doppio flusso temporale, sfrutta la dimensione sfumata del ricordo e costruisce una trama controversa, divisa visivamente tra il bianco e nero e il colore. Pensiamo a Interstellar e alle sue ambizioni fantascientifiche; una pellicola complessa, ragionata, frutto di studi e manifesto di alcune tra le più affascinanti teorie riguardanti lo Spazio e la relatività temporale che lo pervade. Senza ovviamente dimenticare l’ultima fatica del regista; quel Dunkirk che ha catturato gli appassionati di war movie e sfidato le frontiere del montaggio, intersecando tre diversi livelli temporali in una sola grande pellicola.
“Non tentare di capirlo; sentilo.” (Tenet)
Anche l’ultima grande fatica di Nolan non ha certo deluso chi si aspettava un progetto particolarmente contorto. Tenet è a tutti gli effetti un film palindromo che gioca sul concetto estremo di inversione temporale. Al di là di qualche supercazzola fisica, il regista rinuncia a lunghi spiegoni per tentare di far parlare le maestose immagini del film. Il risultato purtroppo non può dirsi completamente riuscito. Sebbene infatti il meccanismo di “reverse” non sia particolarmente complicato da comprendere, alcuni passaggi fondamentali della trama risultano troppo caotici e confusionari per essere chiari ad una prima e, con ogni probabilità, anche a una seconda visione.
Mistero: Following, The Prestige, Inception
Il tempo, ma non solo. Anche azione, segreti, sotterfugi; capisaldi della regia di Nolan e fonte di ispirazione per alcune delle sue migliori opere. Elementi già fortemente indagati agli esordi della filmografia del regista con Following, storia di mistero, intrigo e primo tentativo evidente di elaborare una trama complessa, ricca di nodi da sciogliere e dalle atmosfere ambigue.
Il mistero è al centro di The Prestige, la pellicola che gioca sul confine sfumato tra magia, illusione e tecnologia per poi addentrarsi nelle pieghe dell’animo umano e nei meandri delle coscienze. Fino ad arrivare all’intrigo fatto pellicola incarnato da Inception; un film elaborato, dominato dalla riflessione sulla dimensione empirica. Il sogno come ponte per leggere e interpretare il reale; il sogno come processo cognitivo intersecato a più livelli e mescolato alla dimensione del mistero.
Atmosfere spy che costituiscono l’asse portante di Tenet. Il film, chiaro omaggio al mondo di James Bond, racconta di un associazione segreta impegnata a tentare di sventare una terribile minaccia per il pianeta. Una storia condita dal classico super cattivone con manie di grandezza e da una bella fanciulla dal volto tormentato che attende di essere salvata.
“Viviamo in un mondo crepuscolare. “
“Niente amici al tramonto.”
Fedelissimi, grandi assenti e nuovi paladini
Il ritorno in cabina di regia di Nolan sarà segnato dal ritorno di un suo fedelissimo. L’immortale Michael Caine, seppur in un ruolo marginale, torna infatti a far parte del cast. Tra i grandi assenti figura invece Hans Zimmer. Lo straordinario compositore, che ormai da molti anni contribuisce all’immenso successo delle pellicole del regista, è stato sostituito da un grandissimo Ludwig Goransson, autore di una colonna sonora martellante e avvolgente, capace di far vibrare l’anima degli spettatori. Al montaggio Jennifer Lame compie un lavoro a tratti straordinario, dando vita, assieme al regista, a sequenze ai limiti dell’impossibile, stilisticamente impeccabili.
A livello concettuale ritroviamo in Tenet una coppia di protagonisti ben affiatati rappresentata da John David Washington e Robert Pattinson, una soluzione già accennata in Insomnia e poi pienamente realizzata in The Prestige. Coincidenza vuole che proprio Pattinson sarà il nuovo volto del prossimo Batman, il paladino oscuro che ha segnato uno dei punti più alti della carriera registica di Nolan. Una coppia convincente, che giova del carisma del Protagonista (Washington) e del fascino magnetico di Neil (Pattinson).
A tenere in scacco l’intera umanità è invece l’antagonista Sator (Kenneth Branagh), cattivo dal piano malefico e responsabile dell’infelicità della moglie; la donna, interpretata da Elizabeth Debicki, è infatti prigioniera della crudeltà del marito e teme per l’incolumità del figlio Max.
Personaggi caratterizzati solo superficialmente, ma che rivestono alla perfezione ruoli che rappresentano un chiaro tributo agli 007; pedine su una scacchiera, strumenti di precisione nelle mani di un regista chirurgico.
Un film da vedere al cinema
Al fine di trarre qualche considerazione finale è opportuno analizzare la pellicola di Nolan sotto tutti i punti di vista. Tenet è un film complesso, probabilmente il più contorto offertoci dal regista. Se infatti la trama generale non sia particolarmente difficile da seguire, l’inserimento del concetto di inversione temporale e soprattutto la sua messa in scena, rende ostici alcuni passaggi fondamentali della pellicola. Sebbene infatti altri film del regista richiedano più di una visione per essere compresi a fondo, in alcuni momenti di Tenet il caos è esagerato e mina di conseguenza la grande idea che sta alla base della storia.
A fronte di questo innegabile difetto è pero altrettanto giusto sottolineare la maestosità di un comparto tecnico a dir poco rivoluzionario. Regia, montaggio, sonoro. Tre dei numerosi elementi all’avanguardia che regalano al cinema un film visivamente spettacolare e una tensione scenica che ha pochi eguali.
Un film che deve essere visto in sala, possibilmente in 70 millimetri. Un film che inaugura il ritorno al cinema di milioni di spettatori. Un film che, nella sua imperfezione, incarna però lo spirito sperimentale che è proprio della settima arte; l’arte dell’osare, della voglia di cambiamento, dello spettacolo nella sua essenza più pura.
Grazie Cristopher Nolan. “teneT” eizarG.