“Nata a metà dei Novanta”, “caschetto nero come Mia Wallace”: bastano due frasi per dipingere un volto preciso e chiacchierato della scena rap odierna. Classe 1996, pugliese: parliamo di Priestess, al secolo Alessandra Prete.
Alessandra si approccia al mondo della musica sin da bambina. Infatti, in una delle sue rare interviste, afferma che un giorno (a soli 6 anni) mentre canticchiava per casa, sua madre le disse: “Sai che c’è? Da domani studi canto perché mi sembri molto intonata“, e così è stato.
Per questo motivo Priestess si definisce “artista” prima che “rapper” e, senza dubbio, il fatto di aver studiato musica è una marcia in più. Nel rap, voce armoniosa e intonazione non sono fattori determinati, ma valori aggiunti. Su questo fronte, la donna è sicuramente un passo avanti alle colleghe (e ai colleghi!). Gli studi canori e musicali le hanno permesso di sperimentare vari generi: Alessandra approccia il palco esibendosi con cover di artisti rock, jazz e blues.
La fiducia di MadMan
Nel 2015 abbiamo la svolta: Ombra, producer di MadMan, affermato rapper pugliese, nota Alessandra e la prende sotto la propria ala proponendole una collaborazione con l’artista. Devil May Cry e Non esiste, featuring contenuti nel disco Doppelganger (2015), sono il fischio di partenza di una carriera che, già ai suoi albori, era promessa e garanzia.
Due anni dopo Ombra e PK – altro noto produttore – producono i primi singoli di Alessandra: Torno domani e Maria Antonietta, unendo la voce (o meglio, le voci) della cantante a sonorità hip hop, elettroniche e trap.
La svolta
Nonostante le collaborazioni con MadMan siano state un grandissimo trampolino di lancio, Priestess fa letteralmente “perdere la testa” agli ascoltatori con Maria Antonietta. È impossibile non rimanere ammaliati o quantomeno stupiti di fronte allo scenario che si vede nel videoclip: un’estetica vaporwave fatta di piante, fumo, candele, un carrello, una tazza di porcellana, tanto rosa, cibo da fast-food, caramelle e una voce ipnotica. Elementi totalmente decontestualizzati e apparentemente fuori luogo, ma vincenti.
A fare scalpore è soprattutto la presenza di una rapper donna che sfida ogni stereotipo di genere buttandosi a capofitto nel mondo del rap, notoriamente ambiente da uomini e per uomini. Maria Antonietta è il pezzo che consacra la carriera di Priestess, per molti un’emergente, per altri un’artista ormai affermata. Basti pensare che Alessandra dopo l’uscita dei singoli arriva a esibirsi anche in Francia, iniziando così un anno ricco di live. Infatti, sempre nel 2017 Priestess tocca il “grande palco” aprendo sia la tappa milanese del tour di MadMan, che diverse date del QVC7 Live Tour di Gemitaiz. A maggio partecipa al MI AMI Festival di Milano e apre i concerti in Italia di Tommy Genesis, fino a partecipare al tour italiano di Tanta Roba.
Il 3 novembre 2017 Priestess pubblica il suo primo EP intitolato Torno Domani EP, anticipato dal singolo Amica Pusher, che ottiene un buon successo.
Il 2017 di Priestess si conclude accanto ai due pilastri del rap italiano: Gemitaiz e MadMan nel Tanta Roba European Tour. Conclusosi questo periodo importantissimo per l’artista inizia un 2018 altrettanto prolifico con l’ormai inseparabile MadMan in Extraterrestri (traccia di Back home, album del 2018). Anche nei live Priestess è molto attiva: ad aprile si esibisce nel Back Home Live Tour di MadMan e a livello europeo partecipa come ospite internazionale ai Festival Oh my Lady di Bruxelles, ad agosto al Seanapse Festival in Francia e a ottobre è chiamata come special guest dell’unico live italiano di Pusha T al Fabrique di Milano.
Femminismo discreto, ma incisivo
Il primo CD di Priestess, reduce di grandi successi live, è Brava ed esce nel 2019, etichetta Tanta Roba. È un album tinto di rosa che parla di donne, tema ricorrente nella produzione di Priestess. Alessandra infatti non fa di certo del femminismo un mistero, basti pensare all’iconica collaborazione con Myss Keta ne Le ragazze di Porta Venezia – The Manifesto. Molte delle tracce del disco infatti hanno come titolo un nome femminile, come lei stessa dichiara in un’intervista per Vice:
Brava ha come filo conduttore le figure di donne, reali o immaginarie, che danno il titolo alla maggior parte dei pezzi. Ci sono “Monna Lisa”, “Crudelia”, “Eva”, “Fata Morgana”, “Brigitte”, “Alice”, e in ognuna di loro c’è un pochino di me. Ho voluto scrivere la mia storia, o un pezzo di essa, attraverso le loro personalità.
Così col suo primo disco rivendica e afferma il proprio ruolo nella scena, come già aveva fatto nel singolo Eva che con una lunga metafora parla della propria evoluzione artistica. Il ritornello recita infatti: “Sono la prima come Eva, quando nessuno ci credeva”, proprio a ricordare che è stata la prima a credere in un rap game anche al femminile, dove uomini e donne possono giocare ad armi pari nella scena urban. Priestess è stata brava durante gli anni a ricavarsi la sua fetta di pubblico. Non si può dire infatti che sia molto conosciuta – nemmeno troppo, nell’ambiente rap. Tuttavia, si è guadagnata il rispetto di molti suoi colleghi (anche uomini) con il suo femminismo delicato e mai stucchevole, con le sue barre taglienti e le sue grandi doti canore.
Lode a Te Priestess, piena di grazia.