La cravatta fino ai giorni nostri

L’origine della cravatta pare risalire al II secolo d.C., in particolare ai legionari romani stanziati nelle regioni del Nord Europa che, per motivi climatici, indossavano una striscia di stoffa legata attorno al collo con un nodo.

Anni dopo, la cravatta pare essere nota in Francia, dopo la Guerra dei Trent’anni, durante la quale viene  indossata dai croati, fatta in tessuto di lino. La kravatska (dallo slavo krvat, ovvero “croato”) costituiva parte della divisa dei croati e, in particolare gli veniva data una sorta di valenza romantica, significava per chi la indossava, il fatto di essere legato affettivamente verso qualcuno, fidanzate, mogli o amanti.

Nel 1661, Luigi XIV, istituisce un nuovo lavoro, ossia il “cravattaio del re” per contraddistinguere colui che  aiutava ad annodare la cravatta al sovrano. Ma storicamente i veri precursori della cravatta come ornamento per essere associati ad un certo ceto sociale sono i fazzoletti da collo, che cominciano ad essere utilizzati intorno al 1650.

Quasi duecento anni dopo, nel 1880 nasce la prima cravatta “da club”, grazie ai membri dell’ Exeter College di Oxford che decidono di togliere i nastri dai cappelli per portarli attorno al collo. Durante lo stesso anno, i membri commissionano ad un sarto dei nastri con i colori del club in modo tale da indossarli al  collo, segnando l’inizio di questa moda, in particolar modo all’interno del Club inglesi.

Solo nel 1924, lo statunitense Jesse Langsdorf metterà a punto la giusta soluzione, tagliando il tessuto ad un angolo di 45 gradi rispetto al drittofilo ed utilizzando tre strisce di seta da cucire in seguito. Già subito dopo averla brevettata, il successo che ebbe fu immenso.

Oggi la cravatta ha degli standard

La lunghezza della cravatta standard si aggira attorno ai 150 cm; il perché di questa lunghezza è da ricercare in due fattori principali: l’altezza di chi la indossa ed il tipo di nodo che si sceglie di utilizzare.  La prima per valutare la lunghezza della cravatta, in quanto, una volta indossata ed annodata deve obbligatoriamente arrivare all’altezza dei pantaloni, né troppo sopra né sotto. La seconda, influisce semplicemente perché più il nodo sarà elaborato, più tessuto verrà utilizzato, rendendola più corta.

Gli uomini poi, per evitare il dondolio da una parte all’altra della giacca, solitamente ricorrono all’utilizzo di un  fermacravatta, di solito fabbricato in diversi materiali, brevettato al solo fine di fissare, appunto la cravatta  alla camicia.

Oscar Wilde (1854-1900), scrive nella sua opera “L’importanza di chiamarsi Ernesto” la frase storica e densa di significato: «Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita».

Nel corso degli anni è stata anche al centro di diverse opere d’arte, come al quadro di Modigliani “Ritratto di donna con cravatta nera” del 1917; e resa famosa, se non un vero cult da alcuni personaggi iconici del del cinema e dello spettacolo, dai Blues Brothers a Christian Grey.

La cravatta è stata anche oggetto di studio di un famoso matematico svedese, Mikael Vejdemo-Johansson, che ha studiato e grazie a dei complessi modelli matematici ha sperimentato oltre 200.000 modi per annodarla.

 

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