Come per ogni campo dell’esistenza umana, anche per il turismo esistono un prima e un dopo la rivoluzione digitale. Il turista del terzo millennio ha a sua disposizione una vasta offerta di mete tra cui scegliere, più facili da raggiungere, grazie al progresso dei trasporti e al calo dei costi. Può anche fruire di un’incredibile quantità di immagini, video e blog dedicati a fornire consigli sul luogo interessato, perciò non si accontenta più di visitare passivamente ciò che molti prima di lui hanno già visitato.
Il turismo esperenziale
La tendenza che sta prendendo piede è il turismo esperenziale: in opposizione al turismo di massa, suo obiettivo è la ricerca dell’attività peculiare, prima che del relax, e della fuga dai percorsi più battuti dai turisti, per premiare la singolarità dell’esperienza. Ciò che conta è il viaggio, più che la vacanza, e l’avventura sarà tanto più ricca quanto è maggiore il bagaglio di conoscenze e di crescita personale con cui si ritorna a casa. In questa macrocategoria sta acquisendo largo spazio il turismo gastronomico, che comprende non solo assaggi e degustazioni, ma anche corsi di cucina con chef o casalinghe locali o ancora tour attraverso cascine e aziende agricole. L’Italia è in prima linea con le sue Strade del Vino, tra le colline del Chianti in Toscana o nella Valpolicella in Veneto, e i percorsi sulla scia del tartufo nelle zone di Spoleto e Norcia. Il 98% dei turisti italiani ha preso parte ad almeno un’esperienza enogastronomica durante un viaggio, fenomeno da collegare alla crescente attenzione a una corretta alimentazione.
Un esempio: il champing, novità in arrivo dal Regno Unito
Dimenticate gli ostelli e gli appartamenti privati offerti da Airbnb: l’ultimo trend è il champing, curiosa parola composta da church e camping, per indicare il campeggio dentro chiese di piccoli villaggi. L’iniziativa ha luogo nel Regno Unito, dove il Church Conservation Trust l’ha ideata con una duplice finalità: garantire i fondi per la conservazione di monumenti storici (agli ospiti è infatti richiesto un prezzo a notte, seppur contenuto), e mantenere viva la tradizione secolare per cui le chiese offrivano alloggio e rifocillamento ai viandanti sulle vie dei pellegrinaggi.
Molti spazi all’interno delle chiese sono stati riorganizzati e allestiti per accogliere i viaggiatori: le chiese meglio attrezzate, come la All Saints di Aldwincle, nel Northamptonshire, contengono una zona salotto organizzata con divani, tappeti e giochi per l’intrattenimento dei bambini, mentre in altre chiese, più piccole, si chiede al viaggiatore di portarsi il necessario per trascorrere la notte.
Si pensa all’intera chiesa come a un’unica camera d’hotel: una volta effettuata la prenotazione, non ne vengono accettate altre e lo spazio è completamente a disposizione dell’ospite. I servizi sono ridotti al minimo: niente cucina, né bagno (se non un wc a secco), né riscaldamento, per cui vi si può soggiornare solo da marzo a settembre. Le chiese adibite al champing sono disseminate per tutto il territorio inglese e, nonostante siano poco note, alcune di esse nascondono una storia o un aneddoto prezioso: basti citare la St James di Cooling, nel Kent, d’ispirazione per Charles Dickens nello scrivere Grandi Speranze, o quella nel Warwickshire, che ospitò i numerosi matrimoni di Shakespeare.
Il turismo customizzato
L’autenticità è il criterio fondamentale che indirizza la scelta di chi si mette in viaggio: egli desidera raggiungere mete dove i suoi amici non sono stati (magari suscitando un po’ di invidia con un post su Instagram) e vivere esperienze cucite sulle proprie necessità. L’obiettivo è eliminare l’omologazione e la sensazione di estraneità in spazi impersonali: nel contesto dell’ultima edizione della Trento Food Week, il prof. De Masi l’ha definito turismo customizzato. Per assecondare questa tendenza gli spazi di alloggio si stanno trasformando: la camera d’hotel moderna deve essere flessibile e personalizzabile, uno spazio neutro ma fornito di tutti i materiali che l’ospite potrà collocare a proprio piacimento al momento dell’arrivo. I primi progetti in questa direzione stanno arrivando: all’ultimo Rooms Hotel Design Lab di Rimini ne sono stati presentati due, l’Hospitality Next Step e il Compact Living.
L’esperienza dell’ “ospitalità aumentata” nel futuro consentirà di ordinare una camera con le fattezze di quella di casa, collegarsi ai propri account Netflix e regolare la temperatura tramite lo smartphone. Non sono solo le camere degli hotel a cambiare faccia, ma anche altri ambienti tra cui le hall, che si arricchiscono di funzioni oltre a quelle della prima accoglienza e diventano luoghi dove interagire, lavorare o mangiare. L’NH Milano Touring, in zona Stazione Centrale, ha da poco inaugurato la Lobby Alive, uno spazio pensato come percorso celebrativo di alcune zone della città e della sua storia (dai monumenti alle caratteristiche architettoniche dei condomini milanesi).
Perché limitarsi alla Terra ?
Per i più lungimiranti è in preparazione una nuova frontiera di viaggio: lo spazio. Ad Alta Loma, in California, sta prendendo vita il primo hotel in orbita, la Stazione Von Braun: sarà una ruota di 190 metri di diametro, assemblata sul posto da robot e dotata di capsule agganciate sull’anello esterno, le camere. Probabilmente nel 2025 saranno imbarcati i primi cento ospiti, ai quali sarà garantita la simulazione di gravità, per vivere un’esperienza quanto più simile a quella terrestre. Nel prezzo saranno compresi cibo, acqua, ossigeno, assistenza medica e, auspicabilmente, qualche passeggiata nello spazio astrale.
Manuela Mimosa Ravasio, Il futuro va in hotel, in “Design” (inserto di “La Repubblica”), mercoledì 20 novembre, pp 4-5