Marine Le Pen: chi è
Classe 1968, è la più piccola delle tre figlie di Jean Marie Le Pen, il fondatore del Front National. Inizia la carriera politica da giovanissima, a 18 anni si iscrive al partito del padre e inizia una lunga gavetta. Sarà eletta all’Europarlamento tre volte, 2004, 2009 e 2014, anno in cui il Front National arriva al 25% dei consensi. Cifre mai viste in passato, a dimostrazione del fatto che il partito si è consolidato e ha raggiunto una stabile struttura interna.
Il grande cambiamento alla guida del partito si ha nel 2011, quando Marine sostituisce il padre, di fatto il leader fin dalla sua fondazione. I risultati non tardano ad arrivare : nel 2012 raggiunge il 18% alle presidenziali, nel 2014 ottiene oltre il 20% alle europee, diventando il primo partito di Francia. La corsa all’Eliseo si ripete nel 2017: si attesta al secondo posto e arriva al ballottaggio, sconfitta però da Emmanuel Macron, sostenuto dai tradizionali partiti avversari al Front National.
Agenda politica
Sovranismo, lotta all’immigrazione, Francia ai francesi. Questo è un breve riassunto del programma politico di Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ex Front National.
Gli ultimi anni di lavoro sono contrassegnati dal tentativo, riuscito, di portare l’estrema destra all’interno del dibattito politico francese. Lo ha fatto attraverso la dédiabolisation del partito ereditato (per essere gentili) dal padre, vale a dire de-demonizzazione, tradotto in italiano. Di fatto i cavalli di battaglia non sono variati molto, ha però adottato un linguaggio più consono al dibattito politico. Posizioni apertamente negazioniste, ultra-xenofobe e razziste non sono più tollerate, sarebbe impensabile oggi ripetere le dichiarazioni del padre fatte a proposito delle camere a gas, nient’altro che “un dettaglio della storia”. Marine Le Pen e il suo partito oggi non rappresentano più il voto di protesta, o il voto che poi si nega di aver dato, fatto che in Italia rimanda a un altro noto leader di destra.
La rottura definitiva con il passato si ha nel 2018, con il cambiamento del nome del partito, un fatto che non è solo simbolico. In primo luogo si intende superare la figura del padre, “normalizzare” il partito e rivolgersi così ad un elettorato più ampio. La seconda ragione è spiegata direttamente da Marine Le Pen: “Abbiamo fatto un fronte contro qualcuno o qualcosa, raramente per o con. Se vogliamo governare, dobbiamo farlo per i francesi e con coloro che condividono il nostro immenso amore per la Francia”. Resta dunque il National, ma al posto del Front si ha Rassemblement, ad espressione del “desiderio di raggrupparci”.
Il Front National: le origini
Il partito nasce nel 1972, il fondatore e leader storico è Jean – Marie Le Pen, uomo non nuovo nella politica francese. La sua formazione ha profonde radici nel poujadismo, il movimento portato avanti da Pierre Poujade nel corso degli anni Cinquanta del secolo scorso. Le proposte del partito di Le Pen padre trovano qui l’ispirazione: antiparlamentarismo, difesa del territorio e delle tradizioni, la “difesa dei piccoli contro i potenti” ne sono solo un esempio. Il movimento arriva ad assumere le sembianze di un partito, l’UFF, vale a dire Union et Fraternité française, e nel 1956 raggiunge il maggior numero di consensi arrivando ad assestarsi a quarta forza politica. A una matrice poujadista si aggiunge una parte della destra tradizionale francese, con radici nell’Action française (presente tra le due guerre mondiali) e si conclude con movimenti extraparlamentari come Ordre Nouveau.
Il fatto che il Front National nasca da questa pluralità di correnti si traduce in un primo decennio decisamente turbolento: un grande contenitore di correnti e opinioni senza nessuno che riuscisse ad unificare e dare coerenza al tutto. Riguardo la coerenza interna la strada era ancora lunga e tortuosa, ma il partito trova il leader che cercava: Jean Marie Le Pen, aiutato dall’impianto filosofico della Nouvelle Droite di Alain De Benoist.
Il grande exploit si ebbe durante le elezioni europee del 1984 e poi le legislative due anni più tardi: nel primo caso superò la doppia cifra, attestandosi all’11%, nel secondo invece toccò un 9.6%, dati che facevano pensare ad una realtà politica ormai consolidata. Di fatto però non fu così. L’emergere della destra di matrice gollista di Chirac ha di fatto bloccato l’avanzata del Front National e ritorna su percentuali più basse.
M. Gervasoni, La Francia in nero. Storia dell’estrema destra dalla Rivoluzione a Marine Le Pen, Marsilio editori, Venezia, 2017.