Jack Stauber

Jack Stauber, dove il razionale diventa irrazionale

Disturbante, strano, a tratti comico, surreale: si potranno utilizzare questi e molti altri aggettivi, ma nessuno riuscirà mai a descrivere appieno lo stile musicale di Jack Stauber, fenomeno emergente del web.

Di chi stiamo parlando?

Jack con HiLo in mano, il suo quarto album

Nato a Pittsburgh, in America, il giovane (classe 1996) Stauber inizia la sua strada nel mondo della musica ufficialmente tra 2013 e 2014. In questo periodo infatti comincia a condividere le sue creazioni su YouTube, si esibisce con le band di cui fa parte, i Joose e i Zaki e, cosa più importante, pubblica il suo primo album: Finite Form.

Tra 2015 e 2018 pubblica altri tre album in cui si lascia andare ad ogni sperimentazione possibile; rilascia musica anche sotto il nome di Jack Stauber’s Micropop, canale dove fa uscire versioni estese delle canzoni brevi presenti sul suo canale principale. Forse, però, è proprio in quei brevi video che si concentra la sua vena artistica e musicale.

Nonsense che inquieta

Prendiamo in considerazione un suo breve brano chiamato Hope: stando al nome ci si aspetterebbe un video rassicurante, positivo, eppure già dai primi istanti lo spettatore può intuire che c’è qualcosa che non quadra: la parola “hope” appare sullo schermo composta interamente da pillole di vario tipo, che ritornano poi in tutto il video. Sono le parole del personaggio principale, creato con la tecnica della claymation (ossia della plastilina animata), a rendere esplicito il messaggio del pezzo:

Just a little chunk of hope
Keeps me going, keeps me going every day 
I hope that one day
Things will change
But a little chunk of hope
Keeps me going, keeps me going every day.

Se quindi all’inizio si ha l’impressione solo di assistere ad un video un po’ strambo, più si va avanti e più ci si rende conto di trovarsi davanti qualcosa di molto più grande, una rappresentazione di quello che è attualmente uno dei temi più attuali quanto delicati della nostra epoca, ossia la dipendenza da psicofarmaci e alcolici.

Molti dei video e delle canzoni di Stauber fanno riferimento a questioni problematiche, ma ce ne sono altrettanti che non hanno un vero e proprio senso, fatti puramente per il gusto di allietare (o inorridire, a seconda dei punti di vista) il pubblico; ne è un esempio The Ballad of Hamantha.

Una storia un po’ particolare

Nato come video breve, The Ballad of Hamantha trova la sua piena realizzazione sotto il progetto di Jack Stauber’s Micropop; fin dall’inizio si spiega la natura assurda della protagonista, ossia una ragazza nata con il prosciutto al posto della testa (letteralmente).

Born with a rare and sad disease

She grew a ham where her head should be.

In caso non bastasse, il continuo della canzone è anche più sconvolgente: il padre della protagonista, Hamantha, la uccide innavvertitamente con un proiettile vagante; corsi in ospedale, la ragazza sarà presa in cura da un medico che afferma di poterla guarire persino dalla sua singolare condizione ma, in un ultimo colpo di scena, la lascia morire per poi mangiarsela.

Fortunatamente, per gli ascoltatori più impressionabili, la scena non viene descritta dei dettagli, ma è piuttosto chiarita da un dialogo-intermezzo tra il medico e l’infermiera, nonché dalla canzone stessa più avanti:

Flowing hair, she was a cutie pie
Meaty face and a lovely eye
At her time of death, the doc said “time to eat!”
So he took a bite out of her face meat.

I temi a cui si dedica questo particolare artista sono quindi molto difficili da definire con precisione, perché vanno da storie surreali (come quella della sopracitata Hamantha) a racconti di piccolezze quotidiane (come la dipendenza da caffè), passando anche per canzoni per inguaribili romantici, come Koi Boy o Buttercup, tratti dal terzo album Pop Food. Attenzione, però: i suoi testi, quasi sempre, seppur nonsense o leggeri, sanno nascondere significati ben più profondi e inquietanti.

 

Un genio acclamato dal web

Qualunque cosa si possa pensare riguardo il personaggio di Stauber, è innegabile affermare che è un artista a 360 gradi, che si dedica con accuratezza e creatività ad ogni aspetto dei suoi lavori, dalle melodie alle animazioni nei video. Pur avendo raggiunto una discreta notorietà grazie al passaparola sul web, è tuttora però un musicista di nicchia (oppure non preso sul serio per i suoi contenuti). Non resta quindi che aspettare il suo momento di gloria, che potrebbe davvero arrivare con un prossimo album o grazie ai pezzi già esistenti.

Sia che le sue canzoni siano inquietanti, sia che siano affascinanti, è evidente come siano in grado di lasciare un’impressione immediata nell’orecchio (e occhi) dell’ascoltatore medio; come detto prima, non si può trovare un’unica parola che descriva appieno lo stile del cantante, viste le diverse quanto numerose reazioni che è in grado di suscitare con la sua musica: forse, sarà lo stesso genio di Stauber a coniarne uno.

 

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