La Gioconda: interpretazione artistica di un’icona

Un mucchio di sassi smette di essere un mucchio di sassi nel momento in cui un singolo uomo lo contempla, portando con sé l’immagine di una cattedrale.

Antoine de Saint-Exupéry

Da questa citazione emerge come una diversa interpretazione possa divenire la chiave di nuovi ragionamenti. Era il 1899 quando Sigmund Freud pubblica, in lingua tedesca, Die Traumdeutung, conosciuto poi come L’interpretazione dei sogni. Uno dei più antichi trattati che sta alla base dello studio della psicanalisi, e più in generale, della psicologia.

Secondo il filosofo tedesco ogni sogno è un desiderio nascosto e quindi una sorta di fantasia celata. Anche se, in realtà, persino questa teoria sembra avere interpretazioni differenti. Quel che è certo, però, è che l’interpretazione è una questione soggettiva. Persino di fronte alla certezza assoluta, un pensiero può scardinarla. Ognuno di noi ha il potere di valutare secondo i propri principi in noi intrinsechi. Così facendo, si avranno infinite possibilità di decodificazioni. Alcune di queste perfino ludiche e gioiose.

“Il mondo è una mia interpretazione’: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante.

Arthur Schopenhauer

Come la filosofia spiega l’interpretazione artistica

Ci troviamo sempre in Germania, quasi cent’anni prima rispetto a Freud. Anche in questo caso il filosofo tedesco Schopenhauer esprime la sua propensione nei confronti della libera interpretazione, che sta alla base di ogni pensiero umano. Cosa succederebbe, però, se queste salde considerazioni prendessero una strada inconsueta? A quel punto, cosa ne sarebbe di tutte quelle pratiche ritenute ordinarie?

Probabilmente sorrideremmo, stupendoci delle infinite possibilità della nostra immaginazione. Non vi è più forte assonanza tra quest’ultima e l’arte, vista come il massimo veicolo di utopia fantasiosa. L’arte, insieme ai suoi principi, è da sempre vista come la più grande possibilità di illusione, proprio perché, in essa, nulla – o quasi – è mai come sembra. Vi è sempre una linea sottilissima tra realtà e invenzione.

E allora è qui che entra in gioco l’interpretazione artistica, che se da una parte arricchisce l’animo, dall’altra rischia di demolire i pensieri più radicalizzati. Se è vero che tante cose sono talmente idealizzate da esser diventate intoccabili, è altrettanto vero che nuove definizioni avranno il potere di far vivere nel tempo quel determinato concetto. Abbiamo bene a mente in cosa consistono i capisaldi: sono principi e cardini difficili da scombussolare. In ambito artistico, questi rappresentano quadri e pitture famose, celebri statue e installazioni.

Nel corso del tempo, grazie anche al costante progresso tecnologico, tante di queste colonne portanti sono state come scardinate dalla loro condizione originaria, allo scopo di dar vita, ogni volta, a nuove interpretazioni. La prima di queste opere è, senza dubbio, La Gioconda. Dipinta durante i primi anni del 1500, è divenuta presto un’icona a livello mondiale.

La Gioconda di  Andy Warhol
Mona Lisa‘ di Andy Warhol – 1963

Proprio grazie alla sua popolarità si è potuto intraprendere un processo di libera interpretazione artistica che, col tempo, ha dato sfogo alle più strambe osservazioni. L’avvento del digitale, poi, ha incrementato al massimo queste possibilità.

Uno dei primi artisti a dare libero sfogo alla fantasia fu Andy Warhol, artista statunitense e maggior esponente della Pop Art. Risale al 1963, infatti, la sua opera d’arte Mona Lisa. Il soggetto è lo stesso di sempre: Lisa di Antonmaria Gherardini, nobildonna italiana. Ciò che cambia sta proprio nella tecnica, non più olio su tavola ma tramite l’impiego della serigrafia, una tecnica di stampa di tipo permeografico.

L’utilizzo del colore è la sua prima prerogativa. Figure gialle, rosa, blu e nere si intersecano nell’opera, come se fossero figurine di un coloratissimo album. Grazie alla spinta di questo grande artista e alla versatilità del soggetto in esame si è potuto notare, col tempo, l’incremento di esperimenti volti a far sorridere.

La Gioconda di Fernando Botero

La protagonista è sempre lei, le tecniche però cambiano. Un simpatico esempio è quello di Fernando Botero, artista famoso per i soggetti cicciottelli. Realizzata nel 1978, la sua Mona Lisa riprende in tutto e per tutto l’originale, dalla posizione allo sguardo. Se non fosse che quest’ultima si presentava, al contrario, con almeno ottanta chili di meno.

interpretazione artistica
Mona Lisa di Fernando Botero – 1978

L’artista colombiano, in questo modo, ha saputo compiere una perfetta fusione tra l’autenticità del personaggio e il suo inimitabile stampo stilistico. Operando una semplice reinterpretazione personale. Una visione giocosa che fa sorridere e che, in qualche modo, smorza la serietà dello stesso soggetto originario.

Una continua evoluzione in termini artistici e non solo. Un incessante cambiamento di rotta, al solo scopo di divertire donando, sempre, nuove chiavi interpretative. Fino a che punto? Fino ai giorni nostri, e oltre.

Una riflessione sull’interpretazione artistica

Sì, perché se è vero che certi soggetti sono intoccabili; è altrettanto vero che solo giocherellando con il loro lato umoristico sarà possibile arrivare a una piena consapevolezza del pensiero originario. Ed è così che nascono diversi volti della Gioconda. La si vede specchiarsi intenta a farsi un selfie, che diventa una barbie o che ignara di tutto mastica una gomma alla fragola.

Chissà se Leonardo da Vinci si sarebbe mai aspettato tutto questo successo. Quel che è certo è che se fosse tra noi oggi, si farebbe una sana e grossa risata.


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