Quasi 30 anni di carriera. Pellicole rimaste nella memoria collettiva. Critiche e acclamazioni. Amore e odio. Sceneggiature da Oscar. Genialità e spettacolo di violenza. In poche parole, Quentin Tarantino. Ecco allora una selezione di frasi iconiche, cult. Un viaggio nella settima arte del maestro attraverso le opere e i personaggi che lo hanno reso un gigante.
Vedi, adesso penso, magari vuol dire che tu sei l’uomo malvagio e io sono l’uomo timorato, e il signor 9mm, qui, lui è il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre. O può voler dire che tu sei l’uomo timorato, e io sono il pastore, ed è il mondo ad essere malvagio ed egoista, forse. Questo mi piacerebbe. Ma questa cosa non è la verità. La verità è che TU sei il debole, e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore.
Le iene (1992)
Le cose importanti da ricordare sono i dettagli, i dettagli rendono la storia credibile!
Chi è la talpa? Chi ha tradito? Chi è il vero nemico? Le Iene, esordio assoluto datato 1992, lascia che sia lo spettatore a cercare la risposta a tali quesiti. Tradimento, amicizia, un legame forte tra sconosciuti. Le Iene getta fumo negli occhi di chi lo guarda. Una pellicola coraggiosa, già impregnata di uno stile che farà la fortuna del suo stravagante autore. Un film misterioso, dalla struttura discontinua, calmo e metodico. Un film fatto di identità fittizie e sentimenti reali, incorniciato tra le mura di un vecchio magazzino abbandonato e con i soli flashback a fare da finestra sul mondo esterno. Lungometraggio che lancerà la brillante carriera di Tarantino
Pulp Fiction (1994)
Sono il signor Wolf, risolvo problemi…
Camicia bianca, completo nero e papillon. La sentenza dello ieratico Signor Wolf si erge simulacro del masterpiece di Tarantino per eccellenza. Pulp Fiction, un confuso agglomerato di problemi da risolvere. Una pellicola visionaria, strutturata in episodi diretti con rara maestria e incastrati dalle sapienti mani del maestro. Un lungometraggio affermatosi di diritto nel moderno panorama Cult, arricchito da personaggi e dialoghi memorabili. Un film premiato con la palma d’oro al Festival di Cannes nel 1994 e oggi riconosciuto capolavoro della settima arte. Un’opera raffinata ed elegante. Un abito dalle tonalità scure e rassicuranti ordito per un’atmosfera perennemente in bilico tra grottesco e folle genialità.
Jackie Brown (1997)
Guardati l’AK-47, il meglio del meglio che ci sia sulla terra, quando senti il bisogno di fare piazza pulita una volta per tutte degli scarafaggi che ti circondano, non accettare imitazioni.
Scarafaggi. Difficile trovare migliore definizione per numerosi personaggi di Tarantino. Feccia. Voltafaccia. Criminali incalliti. Uomini senza ritegno, impietosi da fare ribrezzo. Eppure affascinanti. Proibiti. Maestosi. In grado di trascendere la banalità del male. E così anche i protagonisti di Jackie Brown non costituiscono eccezione alla regola. Razzismo e sessismo sono termini obsoleti. La radice di odio tipica di Tarantino scava più a fondo nell’immondizia umana per tingersi di tinte ancora più fosche. Tinte contaminate dall’indifferenza, dalla mancanza di valori e da una preoccupante normalizzazione delle violenza fisica e verbale. La pattumiera del mondo prende vita, viene dotata di corpo, volto e voce. È reale. È lo sporco intrinseco di ogni uomo e città, che trova sfogo in individui selezionati per incarnare il male.
Kill Bill (2003-2004)
Quella donna merita la sua vendetta, e noi meritiamo di morire.
Una frase. Una dichiarazione netta, decisa. Un’ammissione di colpa contaminata dalla mancanza di pentimento. Il collante tra volume 1 e volume 2. La cupa voce di Budd, fratello del principale antagonista della storia, riassume alla perfezione il senso della pellicola. Kill Bill è un film crudo, di risentimento, rabbia e rancore. Un film che cancella morale e perdono. Interprete impietoso di una realtà dominata dalla dura logica del contrappasso e piegata all’antica legge del taglione. La vendetta come linea guida, come unica soluzione ad un torto troppo grande. Il sangue come pagamento, unica moneta di scambio per saziare l’indomabile Sposa.
Bastardi senza gloria (2009)
Sai che ti dico Utivich? Questo potrebbe essere il mio capolavoro
Il volto del tenente Aldo Raine in primo piano. L’identità del personaggio che si mescola a quella del regista e guarda la telecamera per parlare al suo pubblico. Bastardi senza gloria è un capolavoro. Un’opera storica sotto tutti i punti di vista. Audace nel riscrivere la storia affidando alle fiamme chi ha incenerito le speranze di un popolo nel secondo conflitto mondiale. Un’opera fatta di interpreti come sempre ben sopra le righe, esagerati nel senso più tarantiniano del termine e terribilmente spettacolari. Una pellicola bastarda e senza gloria, priva di eroi ma permeata dal consueto anelito alla vendetta personale. Una rappresentazione terribilmente realistica di quell’inferno che è la realtà umana, oscuro groviglio d’egoismo e interessi personali.
Django Unchained (2012)
Avevate la mia curiosità. Ora avete la mia attenzione.
Django Unchained è semplicemente questo. Una trasformazione. Un cambiamento di prospettiva. Un’occasione di rivalsa su una vita di dolore, sacrificio e perdita. La storia di un “negro” e del suo amore perduto sotto i colpi di frusta della vita. La storia di uno schiavo mai abbattuto. L’occasione di rinascita dalla sabbia avvilente della propria condizione. Django è un percorso. Il percorso di un uomo dall’anonimato della schiavitù alla libertà sanguinaria della “razza bianca”. Il molteplice che si fa uno, la massa informe che trova sfogo nel coraggio del singolo. Una pellicola dura, di denuncia, bilanciata dallo splendido contrasto tra amore e malvagità, condanna e speranza.
The Hateful Eight (2015)
La mia cara vecchia Mary mi chiama, quindi immagino che sia tempo di andare a dormire. I miei rispetti.
Abramo Lincoln
Abbandonati su un letto, in mezzo al sangue dell’odio. La conclusione di una lettera dal sapore agrodolce, simbolo di una pace e di una serenità fasulle, macchiate dal destino. The Hateful Eight. Falsità, insicurezza, doppiogiochismo. Ingredienti chiave alla base di un film claustrofobico, racchiuso tra le pareti di una baita e soffocato da una tempesta di neve. Un confronto obbligato, un clima di tensione perenne. Una pellicola che si giostra fra l’onniscienza della voce narrante e l’inquietante ignoranza dei personaggi. Uomini accomunati da un unico forte sentimento di sfiducia nel prossimo e guidati dal solo istinto di sopravvivenza e autoconservazione. Un film di paura, affascinante violenza e sadismo. L’apoteosi del sentimento malavagio. Una porta di legno che sbatte, lasciando al freddo delle intemperie i pochi rimasugli d’umanità.
C’era una volta a…Hollywood (2019)
Hey Cliff… Sei un buon amico.
Ci provo.
Una favola. Un omaggio. Un tributo al cinema che fu. Uno schiaffo al dramma storico. C’era una volta…a Hollywood è tutto e nulla. Un progetto nostalgico, colorato. Un ricordo che svanisce. Un passato ormai perduto e riportato in vita. Una pellicola in grado di trascendere il concetto di trama ed elevarsi a manifestazione compiuta della settima arte. Una pellicola che è spaccato sociale fedele, mescolanza energica di verità e surreale, umiliazione degli umiliatori che furono. L’ultimo film di Tarantino è Il Cinema, nella sua essenza, nella sua vitalità e nelle sue continue e straordinarie trasformazioni. Un cinema di paure e speranze; un cinema di rapporti veri. Un cinema da ringraziare, raccontare e impossibile da dimenticare.