Madame Yayi Bayam Diouf è una donna senegalese che ha alle spalle una triste storia ormai diventata molto comune, soprattutto per le donne africane, ma non solo. È una delle poche persone che combattono ogni giorno per un mondo migliore e che molto spesso non sono considerate, ma è grazie a loro che esiste una speranza di cambiamento per centinaia di bambini, giovani, uomini e donne.
La comunità di pescatori e la crisi del 2005:
È nata e cresciuta a Thiaroye sur Mer, in Senagal, un paese dove l’economia è basata soprattutto sulla pesca. Una società certamente patriarcale in cui gli uomini pescano e si occupano del commercio, mentre alle donne è solo concesso di raccogliere il pesce scartato o caduto a terra dalle ceste.
Madame Diouf però ha sempre avuto la volontà di essere economicamente indipendente, era diversa dalle altre donne, lei riusciva a vedere un possibile cambiamento, una luce in fondo al tunnel. Così dopo molte difficoltà, all’età di 57 anni è riuscita a diventare la prima pescatrice della sua comunità.Ma non si è fermata qui e, dopo alcuni anni, è diventata la prima vice presidente donna del Consiglio degli Uomini di Thiaroye.
Poi è arrivato il 2005, un anno molto difficile per il Senegal: la crisi economica anche nel settore della pesca ha aumentato moltissimo le emigrazioni clandestine. I giovani che decidevano di lasciare il Senegal per raggiungere destinazioni europee, soprattutto la Spagna, si sono moltiplicati, così come anche le morti. Il Mediterraneo è diventato un cimitero e le donne rimaste a casa hanno perso figli e mariti.
Seguendo così il motto BarÇa ou Barsakh, Barcellona o la morte, i migranti lasciavano la spiaggia di Thiaroye sur Mer, con la speranza di vivere un futuro migliore. Tuttavia i dati statistici in quell’anno non erano incoraggianti: 241 i giovani deceduti in mare, 156 le persone disperse, 374 minori mandati nei centri di accoglienza alle isole Canarie, 88 orfani e 210 rimpatriati.
Uno di quei 241 giovani deceduti nel Mediterraneo era proprio il figlio di Madame Diouf. Suo figlio è deceduto mentre stava cercando disperatamente di raggiungere la Spagna; lui e tantissimi altri hanno sofferto per provare a realizzare un sogno con poche speranze di concretizzazione. Il dolore straziante di Madame Diouf però è servito a creare il COFLEC, il suo Collettivo delle Donne Senegalesi contro l’Emigrazione Irregolare, nel 2006.
Il COFLEC e il Centro di Formazione Professionale delle Donne e dei Giovani di Thiaroye:
Dopo la morte del figlio, Madame Diouf ha pensato che bisognasse cambiare la comunità e conseguentemente anche l’economia del Senagal, con un unico e grande obiettivo: far lavorare le persone nel loro paese natale e non farle così emigrare illegalmente.
La nascita e la fondazione del COFLEC ha permesso alle donne rimaste vedove o senza un figlio di andare a informare i giovani sui rischi che si corrono se si decide di partire per il Mediterraneo. La missione di Madame Diouf non è stata facile anche perché molte donne non hanno potuto unirsi a quest’associazione a causa del parere negativo dei mariti. Nonostante le difficoltà però, è riuscita a creare un bel gruppo che andasse per le scuole elementari del paese a insegnare le geografia dell’Europa, cos’è la migrazione illegale e perché è pericolosa. Inoltre, ha creato e messo in atto un programma di alfabetizzazione e si è addirittura presa in carico le spese per l’istruzione dei bambini rimasti orfani a causa dell’emigrazione irregolare.
Madame Diouf e la sua associazione non si sono fermate qui: per far sì che nessuno partisse più per l’Europa, bisognava anche dare una valida alternativa lavorativa per restare. È così che è nato il Centro di Formazione Professionale delle Donne e dei Giovani di Thiaroye.
Questo centro non solo forma molte donne, uomini e giovani con l’obiettivo di riuscire a entrare nel mondo del lavoro, ma rende anche possibile l’indipendenza economica per molte donne che hanno sempre pensato che senza loro marito non avrebbero potuto sostenere economicamente la famiglia e loro stesse. Nell’associazione è possibile imparare come creare il sapone, come commerciarlo, studiare nei laboratori di sartoria e anche come diventare cuochi e pasticceri. Inoltre, le responsabili negoziano contratti di lavoro stagionali con altri paesi europei, più di tutti con la Spagna, riuscendo così a far migrare i giovani legalmente, senza rischi e con un lavoro futuro assicurato.
Madame Diouf è così diventata un punto di riferimento per centinaia di persone e grazie a lei, l’emigrazione illegale da Thiaroye è diminuita notevolmente, aiutata anche da anziani, giovani e donne che sul luogo di partenza della spiaggia convincono le persone a non partire.
Il lavoro però continua a essere tanto, come afferma Madame Diouf:
Dobbiamo continuare a combattere, è una lotta senza confini e un lavoro molto difficile, perché bisogna sempre parlare e trovare alternative per dimostrare che si può restare qui e lavorare con dignità.
La missione di Madame Diouf ha portato già grandissimi risultati, ma lei e la sua associazione non si fermano, vogliono fare di più per tutte quelle persone che ancora non hanno una speranza di cambiamento.