Vogliamo i cambiamenti ma spesso aspettiamo che siano altri a fare le scelte necessarie. Basti pensare a una semplice e comune situazione: il consumo dell’acqua in bottiglia. L’Italia è il primo paese al mondo per consumo di acqua minerale in bottiglia, infatti ogni cittadino consuma mediamente 224 litri d’acqua all’anno, per un ammontare complessivo di circa undici miliardi di bottiglie. Di queste, l’84% sono in plastica, e solamente il 15% viene riciclato.
L’utilizzo di enormi quantità di plastica di difficile o inesistente riciclo – tanto che spesso essa finisce dispersa nell’ambiente, ad esempio in mare -, è smisurato e facilmente evitabile cambiando le proprie abitudini quotidiane. Sono tre, in particolare, le modalità per intervenire attivamente alla soluzione del problema: l’utilizzo di bottiglie in vetro a rendere, di borracce e contenitori portatili e il servirsi dell’acqua potabile.
In secondo luogo l’utilizzo di borracce, specialmente negli spazi pubblici come scuole e università o uffici pubblici, può avere il suo apporto. Se le strutture pubbliche si dotassero di capillari e ben filtrati rubinetti pubblici, i dipendenti e gli studenti potrebbero riempire di volta in volta le proprie borracce, senza dovere acquistare presso macchinette automatiche le bottiglie in plastica. Se pensiamo che l’acqua potabile è già fornita gratuitamente nei rubinetti dei servizi igienici, non è di difficile realizzazione l’istallazione di rubinetti pubblici specifici per le borracce degli utenti, senza alzare i costi sopportati dall’istituto pubblico.
Inoltre, strettamente connesso con l’utilizzo delle borracce, è anche il servizio e l’utilizzo dell’acqua potabile. Spesso, infatti, i controlli pubblici sono più stringenti per quanto riguarda l’acqua potabile che non quella nelle bottiglie, anche se questo può variare a seconda del territorio in cui ci si trova. Falle idrauliche e errate misurazioni possono causare problemi e scarsa qualità dell’acqua. In generale occorre osservare che un massiccio investimento statale nelle infrastrutture idriche può portare a risparmi consistenti delle risorse, evitando che l’acqua venga persa a causa di guasti o malfunzionamenti, facendo si che quindi mantenga la propria salubrità e un buon sapore.
L’emergenza climatica è un fatto, sempre più concreto, con cui dobbiamo avere a che fare. Le manifestazioni in tutto il mondo e le evidenze scientifiche hanno costretto l’opinione pubblica a interrogarsi sul tema, e la richiesta di un pianeta più ecologico è sempre più veemente. Spesso però tale legittimo sentimento ambientalista non porta a cambiamenti nella vita quotidiana, ma solamente a invocare responsabilità e doveri delle istituzioni e delle grandi aziende. Se è certamente vero che i governi mondiali devono varare leggi a favore della protezione ambientale e favorire politiche produttive sempre più verdi, premiando le aziende virtuose e abbassando i limiti di emissioni inquinanti, nondimeno l’apporto dei singoli cittadini alla causa green è centrale e essenziale per un decisivo cambio di prospettiva. Infatti, un cambio di abitudini più consapevoli a favore del riciclo porta a due importanti conseguenze: innanzitutto si ha un risparmio immediato di materie prime e energia, scegliendo l’opzione più ecologica, ma soprattutto, in quanto consumatori, è possibile orientare le scelte di produzione, costringendo le aziende a orientarsi su posizioni più green, anche per rendere i propri prodotti più graditi e appetibili.
Le scelte dei consumatori devono avere peso nelle decisioni mondiali, orientando le azioni della politica e le scelte di investimento pubblico. È giusto manifestare nelle piazze e nelle strade, è altrettanto giusto e determinante orientare le proprie scelte in modo consapevole e ambientalista nella vita di tutti i giorni.