teatro cibo

Un tempo fu cibo, poi fu spettacolo: così fu teatro

Il legame tra teatrocibo è antico tanto quanto la capacità dell’uomo di imporsi sulla scena. Tuttavia se “teatro” (in greco) significa “luogo in cui si guarda”, appare chiara l’incompatibilità con l’ambito culinario. Quest’ultimo coinvolge infatti una sfera sensoriale altamente differente: il gusto. Se non sembra dunque esserci coesione tra le due dimensioni, non si può ignorare l’antica correlazione tra l’arte del gusto e l’arte teatrale. E se questa associazione appare strana nella società attuale, non deve stupire in una prospettiva di analisi storica dello spettacolo teatrale.

Nella società contemporanea il teatro è considerato luogo di cultura o intrattenimento. È doveroso mantenere un atteggiamento di decoro e soprattutto è indispensabile il silenzio. In questo senso, la fruizione teatrale presenta parecchie similitudini con quella cinematografica. Gli spettatori riuniti in una sala guardano e ascoltano ciò che viene offerto sulla scena. Atteggiamenti poco consoni sono puniti con l’espulsione dalla sala.

Ciò non accadeva nel passato. Osservando le origini del teatro, si può immediatamente notare come lo spettacolo teatrale nasca all’interno di ambiente festoso e celebrativo. In particolare, si ritiene che la prima diffusione dello spettacolo sia avvenuta durante le feste bacchiche in onore del dio. Tra queste le più importanti sono le Grandi Dionisie, ad Atene, per celebrare, in primavera, Dioniso. Lo spettacolo nasce dunque in un clima di festa, accanto a danze, balli, coreografie in onore del dio e tanto cibo.

La manifestazione prendeva il nome di Agone drammatico: in scena tre tragediografi (ciascuno con tre tragedie e un dramma satiresco) e tre commediografi (ciascuno con una commedia), tra loro in competizione. Il pubblico non era passivo. Dal momento che l’intera comunità partecipava allo spettacolo teatrale, era lecito mangiare e banchettare. Insomma il teatro corrispondeva all’apice del momento aggregativo della polis. Dunque era lecito mantenere un comportamento consono alle proprie abitudini sociali.

È utile notare anche la stretta correlazione tra l’origine del teatro e la divinità a essa associata: Dioniso, forse meglio conosciuto come Bacco. Dioniso è il dio dell’estasi, dell’ebrezza e del vino, dell’esaltazione dei sensi e della gioia. In lui si ritrova un’esplosione di vita e di energia. Dunque il teatro nasce proprio durante le celebrazioni sacre in onore del dio. Dioniso compare anche in un’opera teatrale. Si tratta di Le rane di Aristofane. Il dio è iconograficamente riconoscibile, poiché spesso è avvolto da grappoli d’uva e porta con sé un calice di vino. Simbolo dunque di abbondanza e festosità.

Proseguendo nel corso dei secoli si approda a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento in Inghilterra. Si tratta del rigoglioso teatro elisabettiano, sviluppato durante il lungo regno di Elisabetta I, che vede protagonisti illustri, come Shakespeare e Marlowe. Nonostante le rappresentazioni teatrali si svolgano in ambiente chiuso (nascono infatti i teatri stabili) il teatro assume una connotazione di massa, popolare. Insomma tutto il popolo si reca a teatro, anche le donne (a cui però era proibito recitare). I teatri erano luoghi animati e il pubblico era tenuto a conversare liberamente durante la messa in scena. Secondo una testimonianza, nei teatri

si vendeva frutta ovvero mele, pere e noci, a seconda della stagione, come pure vino e birra.

I teatri londinesi erano dunque luoghi in cui la società si incontrava. Il cibo a teatro svolgeva funzione di accompagnamento, proprio come attualmente avviene nelle sale cinematografiche. È chiaro allora quanto fosse frequente la distrazione durante lo spettacolo. La difficoltà degli attori consiste proprio nel riuscire ad attirare l’attenzione del pubblico, al punto da attenuare la frenesia della festa. Dunque il pubblico elisabettiano doveva prima di tutto essere intrattenuto. Proprio per questo appartengono al genere “spettacolo” anche eventi macabri, come i combattimenti tra animali, che pure destano particolare interesse nel pubblico londinese.

Gettando uno sguardo alla contemporaneità, è chiaro come non si possa riscontrare nessun tipo di situazione similare a quelle illustrate in precedenza. I teatri sono luoghi di cultura e il silenzio è sacro. Tuttavia, proprio in rispetto della lunga tradizione che ha visto sposate le due tradizioni (culinaria e teatrale) parecchi sono gli eventi o gli spettacoli teatrali che riscoprono questa dualità. Innanzitutto è bene ricordare le numerose “cene con delitto” che si sviluppano sul territorio milanese. L’idea è quella di unire il piacere di una cena in compagnia con il gusto dello spettacolo teatrale, associato a una giusta dose di suspense. Ogni squadra infatti, durante la cena, deve risolvere un mistero presentato nello spettacolo. Dunque la “cena con delitto” è una sorta di gioco che coinvolge gli attori in carne e ossa. Attraverso indizi e interrogatori i partecipanti devono scoprire assassino e movente dell’omicidio.

Sono attivi inoltre numerosi progetti. In particolare degno di nota è A teatro con gusto, evento che unisce teatro ed eno-gastronomia, cibo e spettacolo. L’obiettivo è promuovere realtà eno-gastronomiche di territori italiani più o meno conosciuti. Il teatro diventa dunque un veicolo di trasmissione culturale, un mezzo per diffondere tradizioni nascoste. Lo spettacolo si suddivide in parti. All’inizio un melologo (musica e voce) racconta la tradizione culinaria specifica del territorio, spiegando con tono comico il rapporto tra il cittadino e il cibo. A seguire un intervallo durante il quale avviene una degustazione. Infine poesie e sonetti a tema. Il progetto dimostra la vitalità della macchina spettacolare e le numerose opportunità che sono offerte sfruttando unicamente la fantasia e potenzialità dell’attore.

FONTI

Literary.it

Ateatrocongusto.files.wordpress.com

R. Alonge, F. Perrelli, Storia del teatro e dello spettacolo, UTET Università, 2012

 

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