Mai come oggi il rapporto tra uomo e natura è diventato un tema di assoluta centralità, tanto nei dibattiti scientifici, quanto in quelli estetico-artistici. Sempre più frequentemente gli artisti, in linea con il sentire comune diffuso dell’epoca attuale, fondano la propria ricerca artistica sull’esplorazione della relazione uomo-natura. Un binomio di nozioni, uomo e natura, che da sempre affascina antropologi, biologi, naturalisti e studiosi, interessati a comprendere questo strano, eppure imprescindibile, legame, che molto spesso si tramuta anche in conflitto.
Inutile sottolineare che laddove si apre una riflessione sull’essere umano, l’arte entra sempre in gioco. Cerca così di affrontare questioni nodali del suo tempo con i mezzi e il linguaggio di cui dispone. Sarebbe però sbagliato pensare che l’arte ha iniziato ad occuparsi soltanto ora del mondo naturale, ponendolo come oggetto artistico. Al contrario, si può dire che fin dalle origini vi è sempre stato uno strettissimo rapporto tra arte e natura.
Un rapporto che nel corso della storia dell’arte è andato via via delineandosi sempre più. Non più una condizione di possibilità della realizzazione artistica in sé, ma direttamente come soggetto artistico delle stesse opere d’arte.
Arte primitiva e condizioni ambientali
Se facessimo qualche passo indietro nella storia, risalendo alle origini stesse dell’arte, ci renderemmo conto che la condizione naturale e ambientale si pone come aspetto costitutivo delle primissime pratiche artistiche sperimentate dai nostri antenati. Basti pensare alla disponibilità di risorse territoriali e ambientali da cui trarre i materiali per realizzare manufatti, statuette e artefatti. Una condizione indispensabile e imprescindibile per la creazione artistica.
C’è quindi la mera materialità, necessaria non soltanto per realizzare manufatti artistici, ma ancora prima per gli stessi strumenti e utensili. Ma vi è anche un altro aspetto ambientale che sta alle radici dell’attività artistica.
Com’è ben noto le prime pitture, risalenti al Paleolitico Superiore, venivano realizzate su pareti di roccia di caverna. Non a caso, infatti, si parla di pitture rupestri. Queste raffiguravano sopratutto animali e omini stilizzati. Venivano poi realizzate adeguando le figure dipinte alla configurazione della parete rocciosa. In questo modo, anziché levigare la parete per renderla piana, il procedimento di raffigurazione veniva svolto adattando l’intervento artistico, prodotto dall’uomo, alle condizioni ambientali a disposizione.
Ambientazioni tra Rinascimento e Barocco
L’età d’oro dell’arte greco-romana era dominata da un approccio antropocentrico per il quale l’uomo diventava il fulcro della pratica scultorea. Poi è sopraggiunta l’epopea dell’iconografia cristiana del periodo medievale, ancora legata all’uomo. Sarà quindi il Rinascimento l’epoca in cui si assiste all’avvento del paesaggio e dell’ambiente come elementi ricorrenti delle rappresentazioni pittoriche.
È infatti a cavallo tra il XV e il XVI secolo che il paesaggio, nella sua configurazione naturale, comincia a essere impiegato in modo regolare e costante. Viene usato come elemento di ambientazione, frutto di un approccio pittorico sempre più mirato a una resa naturalistica e mimetica. Incomincia qui a delinearsi un più complesso rapporto tra uomo e natura nella pittura.
Tra i molteplici esempi che si potrebbero fare non si può fare a meno di citare La Vergine delle rocce di Leonardo (esposta in due versioni, una conservata al Louvre e l’altra alla National Gallery). L’elemento naturale e paesaggistico è qui espresso in modo assolutamente paradigmatico, sopratutto nella sua funzione di ambientazione scenica. Del resto, vale la pena ricordare che Leonardo fu anche l’inventore della cosiddetta prospettiva aerea. La sua applicazione divenne poi centrale per la rappresentazione del paesaggio e degli spazi naturali.
La natura nel genere pittorico del paesaggismo
Tuttavia, nel periodo rinascimentale l’ambientazione naturale e il paesaggio venivano impiegati per lo più come elementi di cornice, al fine di fornire un’ambientazione naturalistica alle scene illustrate. Fu sopratutto a partire dal ‘600 che l’elemento ambientale divenne per la prima volta il soggetto stesso dei dipinti. In particolare nel contesto della pittura olandese e francese. Queste furono le prime a sperimentare in modo esplicito il paesaggio come nuovo genere della rappresentazione pittorica.
E non è un caso, a tal proposito, che proprio il ‘600 venga considerato dagli storici dell’arte come il periodo in cui nacque il genere pittorico del vedutismo e del paesaggismo. Da questo punto di vista, un esempio molto chiaro ed esplicativo è offerto dai lavori del pittore olandese Jan Porcellis. Un artista particolarmente interessato alla rappresentazione di vedute marine.
Nei suoi lavori, l’imperiosità del mare in tempesta domina le scene illustrate e si offre come il leitmotiv fondamentale. Detta la ricerca artistica del pittore, anticipando, in un certo senso, il motivo del sublime che sarebbe diventato poi centrale e dominante nell’arte pittorica del periodo Romantico.
Il Romanticismo e le categorie del sublime e del pittoresco
È il Romanticismo l’epoca in cui ambiente e paesaggio naturale si affermano definitivamente come soggetto delle opere d’arte. È infatti questo il periodo in cui si assiste all’esplosione delle categorie estetiche del sublime e del pittoresco. Due concetti che trovano espressione proprio nella natura, sia nelle sue manifestazioni amene che nelle sue spettacolari e spaventose configurazioni.
Due saranno i capostipiti di questi nuovi orientamenti artistici. La scuola anglo-americana, con Turner e Constable e la scuola tedesca, di cui si ricordano in particolare i capolavori di Caspar David Friedrich. Tutti questi artisti indagano in maniera simbolica il rapporto tra uomo e natura.
Da questo punto di vista in Constable – per citare uno dei più importanti – l’ambiente naturale viene illustrato nella sua amenità, rigogliosità e tranquillità. Con Turner e Friedrich, invece, il paesaggio naturale assume le sembianze di una forza irrefrenabile, devastante e stupefacente, che pone l’essere umano di fronte ai suoi stessi limiti fisici e mentali.
Questo appare chiaramente nell’opera di Friedrich Il mare di Ghiaccio, in cui una nave soccombe inerme alla forza pressante delle calotte polari che dominano la scena e si ergono a protagoniste del dipinto.
Dall’ambiente nell’opera d’arte all’ambiente come opera d’arte: la Land Art
Sorta sul finire degli anni ’60, è indubbiamente la Land Art la corrente artistica che più si è focalizzata sulla natura e sull’ambiente come elementi indispensabili per le creazioni artistiche. Con la Land Art, infatti, si assiste per la prima volta a un radicale e importante cambiamento del rapporto tra opera d’arte e natura.
In passato l’ambiente naturale e il paesaggio erano sempre stati rappresentati in tele e dipinti. Con questa corrente, invece, gli artisti non si limitano più a illustrare figurativamente la natura, ma agiscono direttamente su essa e sui singoli elementi in contesti territoriali specifici. I risultati sono lavori caratterizzati da una costitutiva precarietà dettata dalle variazioni degli elementi naturali.
L’attività di questi artisti arriva a coinvolgere contesti territoriali di dimensioni enormi, che diventano occasione per recuperare il rapporto tra uomo e natura. Molto spesso, infatti, queste opere non sono percepibili con un semplice sguardo, ma per essere apprezzate nella loro interezza è necessario che vengano osservate da punti di vista alti o aerei. Proprio come le bellezze naturali che sorgono spontaneamente attraverso i processi naturali.